Only Lovers Left Alive.

A quasi un anno di distanza dall’anteprima avvenuta a Cannes 2013, Solo gli amanti sopravvivono (Only Lovers Left Alive, in originale) arriva anche nei cinema italiani grazie alla Movies Inspired.

Come è noto, parliamo di vampiri, ma non i vampiri brutti sporchi e cattivi che da Dal tramonto all’alba ai Vampires carpenteriani sono giunti fino a quelli fumettosi di 30 giorni di buio, né degli efebici teen sbrilluccicosi di Twilight e soci e assolutamente non i nobili della tradizione di Bram Stoker. Con Solo gli amanti sopravvivono torniamo dalle parti dei vampiri decadenti alla Anne Rice, quelli di Intervista col vampiro, per intenderci, belli e dannati, fascinosi e cool come rockstar… e infatti Adam è proprio una rockstar, ulteriore elemento che accomuna il nuovo film di Jim Jarmusch all’opera omnia della Rice, dal momento che certamente i più avvezzi ai romanzi della scrittrice ricorderanno l’epopea rock di Lestat in La regina dei dannati. Davvero nulla di nuovo ci racconta questo film e le lodi decisamente esagerate che in diversi lidi ha ricevuto vanno sicuramente attribuite alla fama dell’autore che l’ha firmato, il reuccio dell’indie americano Jim Jarmusch.

Infatti Solo gli amanti sopravvivono è in pieno stile Jarmusch: lento (molto), spesso ridondante, molto attento alla (buona) musica e desideroso di esplorare un ideale di romanticismo che sta fuori da qualsiasi canone. Se dunque cercate un “vero” film di vampiri e non amate particolarmente lo stile “sconclusionato” del regista di Taxisti di notte e Coffee & Cigarettes, pensateci due volte prima di avventurarvi nella visione di Solo gli amanti sopravvivono.

La storia ruota attorno a due vampiri, Adam (Tom Hiddleston) e Eve (Tilda Swinton). Uno vive a Detroit e sbarca il lunario come musicista, procurandosi il sangue da un ospedale della zona; l’altra risiede a Tangeri e si fa passare la preziosa emoglobina dal suo simile Marlowe (John Hurt). Quando Eve va a trovare Adam, tra i due riscatta la scintilla, ma la venuta di Ava (Mia Wasikowska), sorella di Eve, porta scompiglio nella coppia.

I fin troppo lunghi (per quello che c’è da raccontare) 123 minuti di durata si incentrano per lo più sul lento abbandonarsi al dolce far nulla dei due protagonisti, lui, malvagio Loki per la Marvel e nuovo divo delle spettatrici ventenni, non ha verve né come vampiro né come rockstar; lei forse è frutto di miscasting, visto che l’androginia della Swinton poco si adatta al suo ruolo da bella seduttrice.

Se il film a tratti cattura il merito è soprattutto delle magnetiche musiche di Jozef van Wissems e della regia ispirata, che in più occasioni si abbandona a virtuosismi e movimenti inventivi che colpiscono nel segno. Per il resto campeggia la noia, la sensazione di sterilità narrativa, di mancanza di originalità.

I patiti di certo cinema alto/freak andranno in visibilio, tutti gli altri probabilmente dimenticheranno in fretta.

Roberto Giacomelli

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