Il viaggio di Marco Cavallo.

cavalloA un anno di distanza, la battaglia di Marco Cavallo partito da Trieste, insieme a StopOPG e con una medaglia del Presidente della Repubblica, e che ha attraversato l’Italia in un viaggio di oltre 4.000 km in 16 città italiane (tra le quali le 6 sedi di OPG) per chiedere la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, dire no ai mini OPG o manicomi regionali e chiedere l’apertura di Centri di Salute Mentale h24, è diventata un film “Il viaggio di Marco Cavallo”. La pellicola, della durata di 51 minuti, partecipa al Torino Film Festival nella sezione “Diritti e Rovesci” ed è stato presentato in anteprima nazionale lunedì 24 novembre. La proiezione è stata introdotta da Paolo Virzì e da Emanuela Martini, direttore da quest’anno del Festival.

“Il film, questo viaggio e le sue immagini restituiscono tutto il dolore, l’insensatezza di questi luoghi, senza aver bisogno di andare a scavare nella spazzatura, con una leggerezza rigorosa e uno sguardo comprensivo, nel riportare questa che è una battaglia di civiltà per il nostro Paese”, ha commentato Paolo Virzì.

Il film narra la forza indomita di chi non si vuole arrendere davanti all’ingiustizia, con la potenza di un simbolo nato proprio a Trieste quarant’anni fa, Marco Cavallo che continua a mettere a confronto un’anacronistica psichiatria e una vecchia giurisprudenza con l’esigenza di sguardi nuovi e di nuove norme, persone senza voce con persone che non sanno pi ù ascoltare, vecchi e giovani psichiatri, salute e malattia, dentro e fuori. In mezzo a queste dualità ci sono gli internati degli OPG, ormai sotto il migliaio in Italia, relegati dietro quei grandi cancelli, dove sono puniti e curati con la pi ùaberrante delle condanne, ovvero privati della libert à come tutti i comuni carcerati, ma diversamente da loro privati anche della speranza di un futuro.

La pellicola, prodotta dalle Edizioni alphabeta Verlag di Merano (già editore della ormai nota Collana 180 – Archivio critico della salute mentale) con il contributo della S.I.A.E. Società Italiana degli Autori ed Editori, vede una regia a quattro mani, quelle di Erika Rossi, autrice e regista di documentari a carattere sociale tra i quali “Trieste racconta Basaglia” (2012) vincitore del Trieste Film Festival e selezionato in diversi festival internazionali quali Roma, Napoli, Glasgow, Split e Buenos Aires e di Giuseppe Tedeschi, meranese, regista di documentari e già assistente alla regia in diversi film per il cinema. La fotografia, invece, porta la firma di Daniel Mazza che documenta, tra i più recenti, “Piccola Patria” (2013) di Alessandro Rossetto, presentato alla 70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematogra fica di Venezia e all’International Film Festival Rotterdam 2014. Al montaggio Beppe Leonetti, che h a firmato anche alcune opere di Nanni Moretti (“Il diario del Caimano”, “Diario di uno spettatore”, “L’ultimo campionato”, “Palombella rossa: intorno al film”).

“Il fatto che il film vada a Torino è fonte di grande soddisfazione e di entusiasmo per noi – dichiara Aldo Mazza, direttore delle Edizioni alphabeta Verlag. Con le immagini che abbiamo raccolto durante il viaggio, vorremmo raccontare questa straordinaria impresa. Durante il viaggio siamo stati accolti da centinaia di persone, abbiamo incontrato internati, numerosissimi studenti, operatori, volontari e cittadini che hanno manifestato con StopOPG il loro dissenso chiedendo la chiusura di queste strutture. In un Paese troppo a lungo disattento a queste questioni, il nostro intento è quello di dare voce e visibilità a tutte queste persone ed alle loro storie. La scelta di produrre questo film sta a segnalare il nostro impegno civile di editori e si inserisce pertanto in un percorso avviato dal 2010 dalla nostra casa editrice con la Collana 180, che muove i suoi primi passi proprio da Trieste per percorrere la vasta rete delle buone pratiche, incontrare la storia del cambiamento delle singole persone e raccontare le straordinarie imprese sociali che si sviluppano intorno alla questione psichiatrica”.

Il film segue il percorso del viaggio attraverso l’osservazione diretta del reale: l’esperienza umana che si consuma attorno all’animale di cartapesta è il cuore del racconto. E’ Marco Cavallo a condurci: l’enorme scultura attraversa i cancelli dell’esclusione e con i suoi occhi lo spettatore potrà entrare nelle atmosfere di questi luoghi, dove lo spazio e il tempo si fermano, e la precariet à e l’insensatezza divengono vita reale. I suoni del carcere diventano elemento drammaturgico, colonna sonora della vita all’interno dei manicomi. Il cavallo è un messaggio di speranza: la sua imponente figura colora questi spazi di coraggio e nel film diviene metafora dell’incontro, ma anche delle contraddizioni tra il dentro e il fuori. All’esterno il cavallo è sempre in movimento, percorre chilometri in autostrada, vede piazze, vicoli, strade piene di gente curiosa. Dentro è fermo, solenne, in ascolto e in attesa di un segnale di cambiamento. Il montaggio, anche se cronologico, segue un andamento onirico, a volte irreale, dove lo spettatore è continuamente invitato a pensare, ricordare, capire. Alle immagini dei cortei di oggi, si mescolano le immagini d’archivio degli anni Settanta.

A tenere le redini di Marco Cavallo c’è Peppe dell’Acqua, Direttore della Collana 180 e membro del Comitato nazionale stopOPG che ha promosso il viaggio: “L’obiettivo del film è di far conoscere questa Storia e i risultati concreti raggiunti con il viaggio al maggior numero di persone possibili, cercando di contrastare la disinformazione e i luoghi comuni su una questione tra le più di fficili da veicolare. Inoltre, il film continua la campagna avviata nel novembre 2013, soprattutto per vigilare e denunciare le inadempienze che già numerose rischiano di tradire il portato della recente legge approvata a maggio di quest’anno”.

Il lungometraggio su Marco Cavallo conferma l’interesse, negli ultimi anni, del cinema e della televisione, nei confronti della vicenda di Franco Basaglia e dell’abolizione dei manicomi nel nostro Paese.

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