Da XFactor a Sanremo.

XFactor8X Factor toglie, Sanremo restituisce. Speriamo. Nel mezzo la canzone italiana, o meglio, l’auspicabile palestra di cantautorato che uno dei tanti talent musicali potrebbe o forse dovrebbe diventare.

Questo sembrava potesse essere l’anno buono. A X Factor, infatti, il format internazionale portato in Italia dalla Rai, sotto l’egida di Simona Ventura, Mara Maionchi e Morgan, ormai quasi un decennio fa, quest’anno, nella terza edizione targata Sky conclusasi la scorsa settimana, gli autori hanno deciso di mettere alla prova i ragazzi in gara, facendo scrivere a loro stessi gli inediti.

I pezzi, venduti telematicamente come i vecchi cari singoli di una volta, sono schizzati subito ai primi posti delle classifiche. Peccato che si trattasse di brani scritti in inglese, la koinè musicale, dove al di là di qualche rimando a questo o quell’autore più o meno recente, c’era forse poco altro. Non abbiamo sentito, per dire, sonorità o testi minimamente assimilabili a Bob Dylan o ai Pink Floyd. Ma nemmeno ai Muse o ai Coldplay.

L’obiettivo – si dirà – deve essere stato quello di mantenere il brand a livello internazionale, aprendo da subito le frontiere ai giovanissimi talenti.

Marco-MengoniEppure proprio da X Factor è uscito Marco Mengoni, forse l’unico vero artista totale ad aver trionfato in un talent, che oltre alle grandiose capacità interpretative e alla presenza scenica immediatamente apparsa di livello assoluto, già nelle settimane dei suoi esordi dimostrava di aver qualcosa da dire, da scrivere e la voglia di farlo, consacrata poi sul palco del festival di Sanremo nel 2013 con la vittoria de “L’essenziale”.

137In molti giurano o sperano possa accadere qualcosa di simile al giovanissimo catanese, appena 19enne, Lorenzo Fragola, catapultato dalla vittoria di X Factor al palco dell’Ariston, senza nemmeno passare dal via. Fragola gareggerà, infatti, tra i big, merito del doppio disco d’oro ottenuto col suo singolo in inglese.

I bookmakers musicali lo danno già tra i favoriti. E non c’è da meravigliarsi. Chissà se potranno confermare il giudizio da lassù dove guarderanno il festival, quei due vecchi artigiani della bottega del cantautorato: uno, De Andrè, partito da un po’, l’altro, Mango, salito da pochissimo, all’improvviso, a condividere quel bicchiere di buon vino col suo amico genovese che aveva sognato la notte prima di morire sul palco.

mangoUn cantautore così pregiato e delicato, Mango e forse sconosciuto ai tantissimi teenager fan di X Factor e dei nuovi ragazzi prodigio della musica italenglish del 2014, da non aver trovato parte nella festa conclusiva dell’edizione italiana del talent internazionale. Non è scappata nemmeno una parola a conduttori e giudici. Nemmeno a Morgan.

Speriamo Sanremo possa riaccordare anche questa nota stonata, passata troppo silenziosamente sull’altare tutto commerciale della nuova musica digitale, tra tv e smartphone, alla quale però continuano a mancare evidentemente elementi che restano decisivi come la memoria e il cuore, da non sottovalutare mai, nel percorso da bravo interprete a artista autentico, che un giovane deve compiere per essere considerato un talento vero.

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