L’età dell’angoscia.

05-Busto-di-Commodo-come-Ercole-681x1024Arriva a Roma, ai Musei Capitolini, dal 28 gennaio al 4 ottobre, la rassegna dedicata al III secolo dopo Cristo che fu tempo di ansie religiose e presagi di decadenza. La mostra, intitolata “L’età dell’angoscia“, ripercorre i grandi cambiamenti che segnarono l’età compresa tra i regni di Commodo (180-192 d.C.) e quello di Diocleziano (284-305 d.C.).
È in quel periodo, poco meno di centocinquanta anni, che l’Impero romano giunse a cambiare totalmente la propria fisionomia, fino ad arrivare all’instaurazione della Tetrarchia, alla perdita del ruolo di capitale di Roma e alla divisione del territorio italico in diocesi equiparate al resto dell’Impero.

Nel periodo compreso fra Marco Aurelio e Costantino l’Impero romano fu caratterizzato da una crescente spirale di mali: decadenza sociale, crisi economica, pressione ai confini dell’impero da parte di altre popolazioni, conflitti intestini, strapotere dell’esercito, e così di seguito.
Sono gli stessi storici antichi a riflettere sulle profonde trasformazioni del proprio mondo, come ben si legge nelle parole di Cassio Dione che, all’inizio del III secolo d.C., riferiva alla fine del regno di Marco Aurelio la fine dell’età d’oro: Dopo la morte di Marco, la storia passò da un Impero d’oro a uno di ferro arrugginito.
Determinante fu la fine della trasmissione del potere su base esclusivamente dinastica e l’esorbitante potere che venne parallelamente a essere concentrato nelle mani dell’esercito, capace di imporre gli imperatori e di eliminarli.
È un mondo che muta definitivamente la propria struttura sociale, con lo sfaldamento delle istituzioni e il parallelo emergere di nuove forze sociali.13-Rilievo-e1421260549231 La mostra è suddivisa in sezioni. Nella prima sono presenti circa 92 opere con una ricca presentazione di ritratti, statue e busti degli imperatori regnanti e delle loro mogli e anche dei cittadini più abbienti dell’epoca; la seconda sezione presenta con oltre 20 opere l’esercito come uno dei grandi protagonisti della nuova epoca, capace di un enorme potere, perfino di imporre o eliminare imperatori a lui sgraditi; la terza sezione – La città di Roma – racconta in 14 opere i grandi cambiamenti che nel III secolo segnano profondamente la città di Roma nella sua identità, dalla costruzione del circuito murario che prenderà il nome di “Mura Aureliane” (e che tuttora segna il paesaggio urbano della città), alla presenza di grandi caserme militari, alla realizzazione di una pianta marmorea della città su grande scala (cosiddetta Forma Urbis Severiana); la quarta sezione – dedicata alla Religione – attraverso 52 opere ci riporta un fenomeno di grande portata ovvero l’arrivo in città di culti orientali e che si andranno ad affiancare piano ai culti tradizionali celebrati fino a quel momento: Iuppiter Dolichenus, Mitra, Helios-Sol, Sabazio, Cibele/Attis, Iside saranno capaci di attrarre una gran massa di fedeli e di rispondere ad alcune delle esigenze che porteranno in breve all’affermazione del Cristianesimo; la quinta sezione – Le ricche dimore private e i loro arredi – presenta circa 30 opere e offre uno sguardo sugli spazi privati, sui gusti e gli arredi domestici di alcune delle più ricche dimore private dell’epoca; la sesta sezione – Vivere (e morire) nell’impero – racconta in circa 7 opere i cittadini romani al di fuori della Capitale: i loro gusti, le loro attività quotidiane, le loro immagini funerarie; la settima sezione – I costumi funerari – composta di 24 opere: sarcofagi, rilievi e pitture con una ricca presentazione di temi e soggetti, tratti dai repertori dei miti tradizionali e innovati secondo linguaggi e gusti ormai del tutto differenti.

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