Roma e Istanbul, sulle orme della storia.

2L’Urbe e la capitale dell’Impero romano d’Oriente, tra Impressionismo e Metafisica: è la mostra Roma e Istanbul, sulle orme della storia, al Macro fino al 1° marzo 2015. Il pittore è Timur Kerim Incedayi che rappresenta un ponte fra Oriente e Occidente e, in particolare, fra Istanbul e Roma, due città, due storie e civiltà che nei secoli si sono confrontate e intrecciate per diversi e molteplici aspetti e che tornano a rispecchiarsi e confrontarsi proprio nella memoria pittorica e nella sua figurazione.

3Se la prima formazione dell’artista è avvenuta a Istanbul, la sua specializzazione artistica si è svolta prevalentemente a Roma, dove ha frequentato con successo l’Accademia di Belle Arti. Nella Capitale incontra e frequenta pittori famosi come Renato Guttuso, Mino Maccari e Luigi Montanarini, espone in varie edizioni della Quadriennale, e fonda, nel 1987, il movimento artistico del Metropolismo, insieme a Nico Paladini, Antonio Sciacca e Carlos Grippo.

Le opere esposte, per lo più inedite, sono dedicate al rapporto fra le due città, evidenziando un tema caro all’artista: la profonda e magica risonanza di un passato artistico e culturale che accomuna due grandi metropoli influenti nell’area del Mediterraneo.
Una mostra evocativa e di collegamento fra due popoli e civiltà che si confrontano nei segni e nel cromatismo delle figure di Incedayi, nei suoi lavori che sottolineano il sapore metafisico e rarefatto della cultura mistica ed esoterica orientale, nel rispetto di un canone compositivo occidentale.

Timur_670Come sottolinea Maurizio Marini, nel catalogo della mostra, “la pittura odierna di Timur Incedayi è preziosa e misteriosa, reale e metafisica, fissa e dinamica come le stelle, avendo egli riallacciato quella corda armonica che da sempre, senza dissolvenze, unisce il vicino Oriente all’Europa più raffinata: Roma a Costantinopoli, Bisanzio a Istanbul“.
Ricorda, inoltre, Maurizio Calvesi: ”La recente produzione di Timur Kerim Incedayi, nativo della favolosa Instanbul, resta solidamente coerente con le sue prove precedenti, toccando, a ormai cinquant’anni dal suo definitivo approdo in Italia, risultati anche più sottili e sensibili, se possibile, della sua pittura trascorsa; e purificando la sua ispirazione in una tematica senz’altro più univoca, dove sono ormai dileguate le residue tracce del suo iniziale interesse per il mondo industriale… lasciando tutto lo spazio a quel sogno, a una contemplazione del “meraviglioso” Oriente, o meglio di quel magico varco tra Oriente e Occidente che è il Corno d’oro, con la indicibile malìa di una civiltà trapassata, come il nome della città, dal bizantino al classico di Roma e poi all’islamico, in una catena che la pittura di Incedayi fa rivivere nell’intreccio della propria ispirazione”.

Sono in mostra circa 50 opere di diverso formato, tecniche miste su cartone, dove a volte prevale il pigmento sulla figurazione, grazie anche all’utilizzo di un supporto appositamente realizzato per l’occasione dalle ditte Canson e Arches.
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato dall’editore CieRre, con saggi di Maurizio Calvesi e Maurizio Marini.

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