Southpaw, l’ultima sfida dalla A alla Z.

eminemDopo aver venduto più di 2 milioni di copie in America con “The Marshall Mathers LP 2,” album 2013, Eminem torna in veste di produttore esecutivo e artista principale della Colonna Sonora di ‘Southpaw – L’Ultima Sfida’, la storia del pugile Billy Hope interpretato da Jake Gyllenhaal. Il ruolo da protagonista poteva essere dello stesso rapper bianco Eminem, il quale ha preferito cedere il suo posto all’attore americano, dedicandosi anima e corpo ai due singoli, Phenomenal e Kings Never Die (feat Gwen Stefani).

Il titolo del film, svela in realtà molto di più di Eminem e della sua vita. Come Billy Hope, il protagonista del film, anche lui è un “Southpaw” (pugile mancino), nella metafora di un rapper bianco in un mondo di neri. In Kings Never Die, scrive “You’re moving onto the next, but is the respect gone?”. “Per la colonna sonora ho voluto creare qualcosa di forte per il film e che rimanesse associato a questo per sempre, come è accaduto con “Eye of the Tiger” per Rocky”.

Il film racconta l’avvincente storia di Billy “The Great” Hope (interpretato dal candidato all’Academy Award Jake Gyllenhaal), campione mondiale in carica dei pesi massimi leggeri. Billy Hope è un “southpaw”, un pugile mancino, dallo stile aggressivo e brutale. Sembra avere tutto: una grande carriera, una moglie bella e amorevole (Rachel McAdams), una figlia adorabile (Oona Laurence) e uno stile di vita invidiabile. Ma una tragedia è in agguato e quando anche il suo storico amico e manager (Curtis “50 Cent” Jackson) lo abbandona, Hope tocca il fondo. Per risalire la china, deve rivolgersi a un improbabile alleato in una palestra locale: Tick Willis (il vincitore dell’Academy Award® Forest Whitaker), un ex pugile diventato l’allenatore dei migliori boxeur dilettanti della città. Con l’aiuto di Tick, Bill affronterà la battaglia più dura della sua vita, combattendo per redimersi e riconquistare la fiducia delle persone che ama.

southpaw locandinaNon è stato certo l’amore per il pugilato a convincere Jake Gyllenhaal a partecipare al film. In effetti, Gyllenhaal non conosceva molto bene questo sport prima di accettare il ruolo, mentre ora si dichiara un grande fan. A convincerlo è stata la presenza del regista Antoine Fuqua, che è un grande appassionato, tanto da allenarsi quotidianamente. Diversi anni prima, i due si erano incontrati e Fuqua gli aveva detto che voleva dirigerlo in un film che il pubblico non aveva mai visto prima. All’inizio l’attore riteneva che fosse la solita esagerazione hollywoodiana, ma il regista si è dimostrato un uomo di parola. Deciso a non renderlo “il solito film sul pugilato”, Fuqua voleva trovare un attore che accettasse di interpretare Billy “The Great” Hope nel modo più brutale possibile, senza controfigure, con pochi effetti speciali o stacchi di montaggio. Semplicemente allenamenti duri e una visione fedele di quello che è realmente il mondo della boxe. “Io amo interpretare alcuni personaggi perché non sono sicuro di riuscirci”, sostiene Gyllenhaal. “Antoine credeva in me anni prima che io ne fossi consapevole e anche durante le riprese non mi ha mai fatto mancare la sua fiducia. Ritengo che sia proprio questa fiducia in qualcuno che ti permette di fare del tuo meglio”.

eminem-southpawIl creatore di Sons of Anarchy Kurt Sutter, il cui padre è stato un pugile semiprofessionista, è stato contattato dall’entourage del rapper Eminem tre anni fa, con l’idea di realizzare un remake del classico del 1979, Il campione. Ma Sutter non era d’accordo con l’idea di realizzare un reboot di un vecchio film. “Non mi piace fare cose poco originali, quindi ho pensato di raccontare la storia di Marshall attraverso il pugilato”. In effetti, l’ispirazione per il crollo del personaggio di Billy Hope deriva dalla lotta dello stesso Eminem per accettare la morte del suo migliore amico, Proof. Il suo rapporto stretto con la figlia Hailie Jade è stato un elemento fondamentale per mettere in evidenza un altro dei temi del film: la paternità. Quando il musicista ha abbandonato il progetto per dedicarsi al suo album, Sutter e Fuqua sono riusciti a convincere Gyllenhaal.

“Lui sembra avere una dote naturale nel comprendere il mondo, gli alti, i bassi e tutte le montagne russe di emozioni che viviamo”, spiega Fuqua, facendo così capire la ragione che lo ha portato a insistere per coinvolgere Eminem in tutti i modi possibili. In effetti, il rapper è stato la prima persona a cui ha mostrato il film terminato. “Volevo vedere se riusciva a emozionarlo. Lui ha affrontato un percorso oscuro, quindi se fosse uscito dalla sala di proiezione colpito, allora potevo essere sicuro di aver fatto un buon lavoro”.

Assieme a Sutter, Fuqua e Gyllenhaal erano decisi a realizzare un film che fosse un omaggio realistico a questo sport e un racconto complesso ed emozionante di tante difficoltà familiari e personali. L’attore ricorda “la cosa che mi aveva colpito fin dall’inizio è che Billy è un tipo che sfrutta la sua rabbia, tanto da costruirci sopra una grande carriera, raggiungere il successo e guadagnare tanti soldi grazie a essa. Ma questa rabbia può anche distruggerlo. Alla fine, per me e anche per Antoine, è la storia di un uomo che scende a patti con la sua rabbia, e con l’idea di cosa significhi essere padre”. Sutter fa anche notare che, dopo aver affrontato la sceneggiatura con Fuqua e Gyllenhaal, l’approccio allo script ha iniziato a prendere forma, partendo da una metafora specifica per il percorso del protagonista e poi passando a un tema più ampio. “Ho capito che non si trattava soltanto della storia di un uomo”, rivela Sutter. “In realtà era una vicenda universale di redenzione, con tanti ostacoli da superare e demoni personali, oltre a parlare dell’importanza di preoccuparsi prima degli altri e poi di se stessi”. Inoltre, il regista, lo sceneggiatore e l’attore protagonista erano d’accordo nel ritenere che i film di boxe contengano molti elementi familiari e che quindi volevano fare del loro meglio per portare Southpaw verso
un’altra direzione, più originale. Per costruire le basi necessarie per realizzare un film di boxe realistico, Fuqua ha assunto il leggendario allenatore e coreografo dei combattimenti Terry Claybon. Un ex pugile professionista, in grado di vincere tre Golden Glove Championships e ritirarsi imbattuto, Claybon ha lavorato con alcuni dei maggiori attori di Hollywood, tra cui Denzel Washington, Kevin Spacey, Nicolas Cage, Matt Damon e Ben Affleck. Inoltre, ha anche incarnato il ruolo di T, assistente di Tick Willis, il personaggio di Forest Whitaker. I due hanno iniziato a collaborare con Training Day e Fuqua lo ha contattato circa tre anni prima delle riprese, quando il musicista Eminem era in trattative per dar vita al protagonista.

southpaw-jake-gyllenhaalUtilizzando la sceneggiatura di Sutter come punto di partenza, Gyllenhaal e Fuqua hanno cercato di creare un Billy Hope realistico, grazie a un lungo periodo di lavoro massacrante. Il regista e l’attore hanno deciso di affidarsi a Claybon, che li seguiva ovunque andassero, quasi tutti i giorni per sei mesi, imparando così i segreti della tecnica, del fisico e della mentalità di un pugile. In questo periodo, si allenavano due volte al giorno, con Fuqua che assisteva al primo allenamento della giornata, in modo da vedere il personaggio prendere vita. “Antoine ha deciso di accompagnarmi in questo viaggio faticoso”, ricorda Gyllenhaal. “E’ bellissimo avere il tuo regista che ti sprona ogni giorno. Ritengo che questa energia sia visibile nel film”. Il programma di sei ore di allenamento giornaliero iniziava con una corsa (tra i 3 e i 15 chilometri) e proseguiva poi con il salto della corda, i pugni al sacco, la tecnica e il lavoro di gambe, oltre agli sprint, le flessioni e gli addominali. Visto che il personaggio di Billy è un peso massimo leggero, Gyllenhaal si è dovuto impegnare per scendere a 80 chili, circa sette in meno del suo peso normale. “Sono stati sei mesi di allenamenti intensi, in cui ho imparato a boxare in maniera molto dura”, racconta l’attore.

Per esaltare al massimo le abilità degli attori, Fuqua e il direttore della fotografia Mauro Fiore hanno scelto di avvalersi degli storici operatori di HBO Boxing Todd Palladino e Rick Cypher per girare gli incontri di pugilato. A fornire un ulteriore tocco di realismo, sempre provenienti da HBO Boxing, c’erano i leggendari commentatori Jim Lampley e Roy Jones, Jr., assieme all’arbitro veterano Tony Weeks. Il Kovalchick Center in Indiana, che fa parte della Indiana University of Pennsylvania, è stato trasformato nel Caesar’s Palace e nel Madison Square Garden durante le prime due settimane di riprese, in modo da girare i tre incontri principali che si vedono nel film.

Leggi anche Southpaw, tatuaggi e muscoli sul ring

I commenti sono chiusi.