Elio Germano cerca l’amore in Alaska.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il nuovo film di Claudio Cupellini ‘Alaska’ non è stato girato sulla neve, ma è il nome di un locale notturno. Elio Germano, il protagonista, l’Alaska lo trova a Milano, dopo una rocambolesca rissa in un albergo di Parigi che lo costringe a trascorrere 2 anni in prigione.

Alaska è la storia di due persone, Fausto e Nadine, che non possiedono nulla se non loro stessi. Si conoscono per caso, sul tetto di un albergo a Parigi, e già a partire da questo primo incontro si riconoscono: fragili, soli e ossessionati da un’idea di felicità che sembra irraggiungibile. Fausto (Elio Germano) è italiano ma vive a Parigi, lavorando come cameriere in un grande albergo. Nadine (la modella Àstrid Bergès-Frisbey), invece, è una giovane francese e possiede la bellezza dei suoi 20 anni. È fragile e allo stesso tempo determinata, viva e pulsante come solo a quell’età si può essere.

Il destino avrà in serbo non pochi ostacoli e sorprese per questo amore. Fausto e Nadine continueranno a incontrarsi, a perdersi, a soffrire ed amarsi per scoprire, alla fine, che tutte queste avventure erano solo una parte del loro grande amore.

Cinque anni, l’arco temporale messo in scena dal regista, in cui i due protagonisti correranno a corrente alternata, dal dramma all’estasi e viceversa. Una sorta di sinusoide d’amore che li vedrà continuamente avvicinarsi ed allontanarsi.

“I due giovani – afferma il regista – troveranno la felicità sognata proprio dove non immaginavano: non nell’acquisizione di denaro, successo e posizione economica, ma nella capacità di offrire la propria vita per amore. La storia di Fausto e Nadine è molto di più di una tradizionale storia d’amore: parla infatti di quella stessa ossessione, rapacità e folle ambizione che sta nel cuore del tempo che viviamo, parla di un mondo in cui pochi hanno tutto, e i molti che non hanno nulla non fanno altro che guardare verso quel centro che brilla di luce falsa, convinti di non essere niente e di non valere niente finché non riusciranno a occuparlo. Non c’è un giudizio, in questa storia, sull’ambizione che anima la vita dei protagonisti. Non c’è una morale prefabbricata. C’è la vicinanza, lo sguardo colmo di empatia nei confronti di chi persegue con tenacia un obiettivo illusorio e cerca di avere di più perché non ha altro modo di declinare la propria esigenza di essere riconosciuto e amato. La storia è inserita in un contesto europeo, dinamico, dove i fatti della vita portano gli esseri umani a continui spostamenti sia geografici sia esistenziali, come in una giostra infernale dalla quale è impossibile scendere”.

“E’ un film dove c’è tutto, passione, action, avventura, thriller – afferma Elio Germano – ed è stato girato in più lingue, italiano e francese in primis. Tutto questo dà al film un respiro internazionale”.

“Poter girare il film anche all’estero – sostiene Claudio Cupellini – significa soprattutto questo, ma è anche un passo importante verso la costruzione di storie che non siano solo italiane, o lombarde o venete: storie europee, poiché negli ultimi anni è sempre più chiaro che tutto è connesso e che la cosiddetta unità di luogo è diventata, per chiunque voglia raccontare una storia esemplare di questi tempi, una fastidiosa camicia di forza. La lingua parlata nel film è principalmente l’italiano ma, nonostante questo, c’è lo spazio per delineare un tessuto linguistico complesso, fatto di diverse inflessioni e diverse lingue. Anche questo aspetto, apparentemente marginale, costituisce un’importante risorsa espressiva e rappresenta con evidente plasticità il tema portante del film: lo sradicamento, la necessità di combattere, soli in un mondo crudelmente ostile, la battaglia per un’autoaffermazione tanto necessaria quanto effimera nei suoi risultati concreti. Questo racconto vuole, con forza, essere una grande, epica storia romantica: la scelta tra il grande amore e le seduzioni del mondo sono temi che ci coinvolgono tutti e appartengono al sentire dei nostri tempi. Come nelle favole, la meta del viaggio si configura come un ritorno in se stessi, un ritorno a casa. Era necessario attraversare foreste e uccidere draghi, per scoprire che tutto quel viaggio, quello struggersi alla ricerca di una felicità sempre e soltanto intravista, non era che un errore da principianti. La quiete, la serena consapevolezza di sé, arriva alla fine come un ritorno a casa, un ritorno a quel sentimento potente da cui tutto è iniziato”.

Insieme ai due protagonisti in questo melodramma girato a Merano, ma ambientato a Parigi e Milano, anche Valerio Binasco, Elena Radonicich, Marco D’Amore, Antoine Oppenheim, Lubna Azabal, Paolo Pierobon, Pino Colizzi e Roschdy Zem. Da sottolineare due figure maschili, il Benoit di Roschdy Zem (un compagno di cella di Fausto) e il Sandro di Valerio Binasco (che aprirà con Fausto un locale a Milano). “Tutti i personaggi che incontrano Fausto e Nadine nel corso della storia sono in qualche modo figure che hanno una funzione importante nella loro crescita,” spiega Cupellini. “Benoit è un padre putativo, un fratello maggiore, un personaggio che chiarisce a Fausto molte cose. Sandro è non solo un amico, ma un’immagine speculare di Fausto: è quello che fausto avrebbe potuto essere o diventare, un personaggio utile alla sua crescita”.

Il film sarà al cinema con 01 Distribution a partire dal 5 novembre.

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