Violante Placido: “Questo è il mio Paese”.

Il ritratto immaginario e simbolico di una donna normale, che scopre in sé una forza inaspettata e diventa un’eroina civile, una donna determinata a lottare contro le mafie, per difendere l’integrità delle istituzioni e per il bene della popolazione che rappresenta.

violante plaidoViolante Placido è Anna in “Questo è il mio paese”, la nuova serie tv, scritta da Sandro Petraglia ed Elena Bucaccio, con la regia di Michele Soavi, in onda, in sei serate, da lunedì 9 novembre in prima visione su Rai1.

La serie è ambientata nel nostro Sud più profondo, una terra meravigliosa e affascinante infestata dalla cultura mafiosa, ma ancora in grado di ribellarsi. È qui che il coraggio e l’onestà di alcuni uomini e donne delle istituzioni danno un messaggio di speranza e di riscatto a molti. Coprodotto da Rai Fiction e Cross production, è interpretato tra gli altri da Michele Placido, nel ruolo di un vecchio e temuto boss, capo di uno dei clan che tiene sotto scacco un’intera comunità. Del cast fanno parte Francesco Montanari, Fausto Maria Sciarappa, Valentina Romani, Cristiano Caccamo, Ginevra Ionta, Lorenzo Zurzolo, Gioia Spaziani, Loredana Cannata, Teresa Saponangelo, Ninni Bruschetta, Marco Leonardi, Sergio Friscia.

“Questo è il mio Paese” è un avvincente drama dal valore istituzionale e civile sul senso di riscoperta e riappropriazione della propria terra e sul coraggio di mettersi in gioco in prima persona per l’affermazione della legalità. Una fiction che unisce insieme temi sociali e pubblici con il racconto della vita privata di Anna e dei suoi figli. Una famiglia come tante, ma particolarmente esposta a dilemmi etici e civili che coinvolgono in modo profondo anche le giovani generazioni.

questo il mio paese1La storia si svolge a Calura, un piccolo paese del sud, stretto fra il mare e le montagne. È qui che Anna è nata. Ed è qui che ritorna a vivere adesso, per seguire il marito Lorenzo, ingegnere recentemente trasferito a lavorare al cantiere di costruzione di un nuovo terminal portuale. Insieme a loro ci sono i figli Chiara (17 anni), Nino (14) e Caterina (7), che non sono esattamente entusiasti di lasciare Roma per ritrovarsi a vivere in questo angolo sperduto di Italia.

A Calura, Anna ha accettato di dare una mano alla sua  storica amica Emilia, sindaco del paese, diventando  sua vice e assessore al bilancio della giunta. Ma al di là  del lavoro, immergersi nella vita quotidiana di Calura,  significa per lei riprendere in mano il proprio passato  esattamente là dove l’aveva lasciato vent’anni prima.  Aveva 18 anni quando la sua amica Lucia scomparve  nel nulla: quel giorno avevano un appuntamento, ma  quando Anna arrivò, in ritardo, la ragazza non c’era  più. Da quel giorno nessuno l’ha più vista e Anna  non riesce a togliersi dalla testa che forse, se fosse  arrivata in tempo, avrebbe potuto salvarla. E poi c’è  Corrado, il suo grande amore di quell’epoca, che,  subito dopo quell’evento tragico, lasciò Anna senza  nessuna spiegazione, spezzandole il cuore. Furono  proprio questi due avvenimenti dolorosi a convincere  la giovane Anna a tagliare i ponti con Calura una  volta per tutte. Almeno fino a oggi. Presto Anna scopre che Emilia ha un tumore e che  intende cederle il suo incarico. Anna è spaventata  dalla prospettiva di nuove e pesanti responsabilità,  ma decide di rispettare il volere dell’amica malata. Ed  ecco che si ritrova tra le mani la delicata gestione del  comune di Calura, costretta a scontrarsi ogni giorno  con l’ostracismo di un’opposizione (guidata dall’ex  sindaco Cardi) che non aspetta altro che sbandierare  ai quattro venti il suo primo passo falso e a districarsi  con il vero Potere, quello familistico e mafioso, che  al Sud più che in qualunque altra parte di Italia, da  tempo ha in mano le sorti della collettività. La vita a  Calura è segnata dallo scontro e dalla prepotenza  delle famiglie Malorni e Cafuero. Sebbene ogni cosa  e ogni persona, fin nei suoi più semplici e quotidiani  comportamenti, sembri permeata da questa visione del  mondo, Anna non si fa intimidire e va dritta per la sua  strada, anche a costo di prendere decisioni scomode.  Un percorso a ostacoli in cui Anna, nonostante la poca  esperienza politica, saprà destreggiarsi grazie alla sua  incrollabile fiducia nella giustizia e alla sua contagiosa  capacità di parlare alle persone, di renderle partecipi  di una comunità e di un sogno. Un percorso che le  permetterà di ricucire le ferite del proprio passato,  ma anche di costruire per il suo paese un futuro più  luminoso.

michele placido“La prima idea – afferma lo sceneggiatore Sandro Petraglia – è venuta leggendo le storie di alcune donne sindaco impegnate nel difficile lavoro di amministrare Comuni del nostro sud. Siamo partiti per sopralluoghi, abbiamo parlato con alcune di loro, abbiamo incrociato le diverse loro esperienze, le abbiamo mescolate a letture e chiacchiere, a suggestioni e a invenzioni. Alla fine abbiamo deciso che potevamo tentare il racconto di una donna come tante, con tre figli e un marito, laureata in economia con un contratto a termine scaduto, che è stata lontana dalla sua terra per molti anni e che torna lì per un periodo transitorio e si ritrova, quasi suo malgrado, prima cittadina di Calura”.

“Calura non esisteva. Come non esisteva Anna. Però, sia Anna che Calura, a poco a poco – afferma la cosceneggiatrice Elena Bucaccio – hanno cominciato a essere reali. Proprio come quelle donne sindaco che avevamo incontrato: tutte attorno ai quarant’anni, tutte colte, combattive, vitali – e tutte sotto minaccia di morte. Anche Anna è così. Ha una vita felice, non vuole salvare il mondo. Lo voleva a diciotto anni, piccola donna in un gruppetto indivisibile di amiche, che avevano giurato – dopo aver partecipato a una fiaccolata di dolore e protesta – di non separarsi mai. Ma era tanto tempo fa. E poi, tra quei sogni e la realtà, c’era stata la scomparsa di una di loro subito dopo la maturità: Lucia, sparita nel nulla da un giorno all’altro. Così, ritrovarsi in Consiglio Comunale per Anna diventa non solo un fatto pubblico, ma anche privato. Lo fa per aiutare il suo paese ad uscire dai clientelismi, per gestire con equità i pochi fondi che ha a disposizione, per cambiare le ‘anime morte’ ereditate dalle vecchie gestioni, abituate a mandare avanti stancamente la macchina comunale. E lo fa per risarcire quel vecchio giuramento non mantenuto. Il nostro principale problema, a questo punto, era come raccontare la politica ‘piccola’, quella delle cose di tutti i giorni, strade, asili, illuminazione, spazzatura, concessioni e via dicendo. Poi, stranamente, è accaduto che le piccole cose diventassero grandi, che personaggi minori crescessero inaspettati, che amori, odi, sospetti, famiglie antiche e moderne, tutto prendesse a poco a poco un suo peso ‘forte’. Allora ci siamo immaginati Anna che ogni tanto mette un paio di scarpe da ginnastica e corre. Lo fa la mattina presto, quando il marito e i figli ancora dormono, quando nelle strade ancora non c’è nessuno. Corre, va avanti, si allontana. Non sempre gli uomini di questa storia riusciranno a starle dietro”.

“È il ritratto di una donna, madre di famiglia – conclude il regista Michele Soavi -,  che si trova al centro di una vicenda a lei  inadeguata. Una storia minimale ma che diventa  esemplare e che ha come scenario il Sud  del nostro paese. Un Sud profondo con  le sue contraddizioni, fatto di colori caldi,  montagne aguzze, tanta bellezza e regole  buie, quelle non scritte e che esistono da  sempre. Sono i conflitti passionali la cosa che più mi  interessava narrare in questa storia, intendo  non solo quelli amorosi ma anche quelli per  i luoghi dove affondano le proprie radici,  quelli per difendere il proprio lavoro, quelli  che ci danno gioia, ci emozionano e ci  fanno vivere senza sopravvivere”.

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