Me and Earl, il peggior anno della mia vita

imageArriva finalmente nei cinema italiani l’opera intima e indipendente Me and Earl and the Dying Girl, in italiano tradotto come Quel fantastico peggior anno della mia vita, il film che ha vinto il Gran Premio della Giuria e il Premio del Pubblico allo scorso Sundance. Qualche settimana fa lo abbiamo visto passare al Torino Film Festival, sul grande schermo lo sarà invece dal 10 dicembre. La pellicola è tratta dall’omonimo libro di Jesse Andrews, che collabora anche alla sceneggiatura ed è diretto da Alfonso Gomez-Rejon. Me and Earl and the Dying Girl è un ottimo esempio di dramedy intimista, indipendente (pochi soldi/molte idee), elegante e a tratti sperimentale (troviamo infatti molta tecnica stop-motion). Un film che mostra qualche citazione (forse voluta o non) a uno degli esempi migliori del genere cinema indipendente indie americano, ovvero le produzioni della coppia Miranda July/Mike Mills.
Protagonista del film è il giovane Greg, interpretato da Thomas Mann (non lo scrittore chiaramente), un ragazzo introverso che ha vissuto il liceo “stando sempre in disparte, senza uscire mai troppo allo scoperto, provando ad essere amico di tutti e senza mai essere se stesso”, come afferma la sua stessa voce ad inizio film.

Earl invece è il suo amico del cuore, ma Greg lo continua a definire semplicemente “collega”. Insieme i due si cimentano nel girare dei casalinghi e buffissimi remake dei classici del film. Infatti c’è da dire che la più grande passione di Greg è il cinema. Passa tutto il tempo a rigirare e a rivedere classici del film; lo stesso tema lo avevamo visto tra l’atro di recente nell’altra pellicola Wolfpack, di passaggio alla Festa del Cinema di Roma.image La “Dying Girl”, la ragazza che sta morendo, è invece Rachel, la figlia di un’amica della madre di Greg. Alla ragazza è stata diagnosticata una leucemia, allora Greg viene costretto da sua madre a passare dei pomeriggi con lei. Questa è la premessa, come si evolverà la vicenda? Ci sarà un inaspettato lieto fine?

Il film scorre piacevolmente tra rimandi alle pellicole cult, sequenze in stop-motion, suddivisioni in capitoli alla Godard e taglio delle inquadrature a tratti alla Gondry e a tratti alla Anderson. Da segnalare poi nello score delle musiche originali di Brian Eno. Fonti di mercato cinematografico lo danno come uno dei partecipanti ai prossimi Oscar. Intanto il film continua a far parlare di sé nei vari festival in giro per il mondo.

I commenti sono chiusi.