Giuseppe Fiorello: “Io non mi arrendo”.

Grandissimo risultato di ascolti lunedì 15 febbraio, in prima serata su Rai1 per “Io non mi arrendo”. io-non-mi-arrendo-beppe-fiorelloLa prima puntata della miniserie con Giuseppe Fiorello nei panni di Roberto Mancini, ha stravinto il prime time con 7 milioni 252 mila spettatori e uno share del 27.75. l’appuntamento con la seconda e ultima puntata della fiction interpretata da Fiorello è in programma martedì 16 febbraio.

Giuseppe Fiorello torna così trionfatore degli ascolti su Rai1, diretto ancora una volta da Enzo Monteleone, per raccontare una storia “potente” e di grande attualità: quella di un funzionario di polizia che per primo investigò sui veleni della Terra dei Fuochi, scomparso per un tumore due anni fa. Una vicenda drammatica e di grande impatto emotivo per ricordare un uomo animato da un forte senso dello Stato determinato a scoprire la verità sull’enorme traffico di rifiuti tossici sversati in Campania e gestito dalla criminalità organizzata. Quella di Mancini è la storia di un poliziotto che non si è mai arreso nelle indagini, nonostante le mille difficoltà e gli altrettanti tentativi di insabbiamento, ma che ha pagato con la vita le sue fondamentali scoperte su quell’ingente traffico di rifiuti tossici. E sono stati quegli stessi veleni, sprigionati da una terra martoriata, a ucciderlo nell’aprile del 2014, quando Roberto si è arreso, suo malgrado, a un tumore.

io-non-mi-arrendo“Io non mi arrendo”, una coproduzione Rai Fiction – Picomedia, prodotta da Roberto Sessa. Una miniserie che vede Giuseppe Fiorello, a un anno di distanza da “L’Angelo di Sarajevo” – record di ascolto della scorsa stagione –, in una nuova fiction di valore civile protagonista nei panni del poliziotto Marco Giordano (liberamente ispirato a Roberto Mancini) e collaboratore alla scrittura e alla produzione. Un film in due puntate, per la regia di Enzo Monteleone, con Massimo Popolizio, Elena Tchepeleva, Paolo Briguglia e con Maddalena Crippa, in onda in prima serata su Rai1.

“Quando per la prima volta mi hanno raccontato la storia di Roberto Mancini – afferma Beppe Fiorello -, d’istinto ho provato rabbia e commozione nello stesso momento. Due sentimenti opposti che all’interno di questa avventura umana si alimentano a vicenda. Rabbia, perché la storia di Mancini è piena di ingiustizie, di imperizie, di silenzi, di valutazioni volutamente sbagliate. È impossibile non indignarsi di fronte alla mancanza di dedizione e vocazione alla giustizia da parte di certi organi dello Stato che avrebbero dovuto sostenere Roberto sin da subito nel suo lavoro, collaborando a un’indagine che avrebbe potuto – fin da allora – mascherare un piano scellerato, criminale e irresponsabile. Invece lo hanno lasciato solo. È impossibile non arrabbiarsi di fronte all’ignoranza di chi avvelena la terra sulla quale far crescere i propri figli, solo per ottenere potere e profitto. Ed è altrettanto impossibile non pensare che se il lavoro di Roberto fosse stato sostenuto fin da subito come meritava e come era giusto, forse avremmo evitato un disastro, ed oggi vivremmo in un paese migliore, più pulito e più civile. La commozione, invece, mi è arrivata pensando alla figura di Roberto, un uomo con uno straordinario senso civile, e una totale devozione nei confronti degli altri. Un uomo che ha sempre fatto del suo mestiere una missione”.

beppe fiorello“Non un eroe, ma un servitore dello Stato – conclude Beppe Fiorello -. Come faccio sempre, prima di interpretare un ruolo, ho provato a capire se c’era un buon motivo per raccontare questa storia e che messaggio avrei lasciato ai miei figli. Stavolta non potendo confrontarmi direttamente con il personaggio interpretato, ho immaginato il suo sguardo, la sua forza, la sua determinazione, e per fare questo è stato importante conoscere la sua famiglia. Monika, la moglie, è stata un’amica cara e disponibile, attenta e sensibile verso il mio lavoro. Mi ha dato la massima fiducia, regalandomi tanti consigli e tanti particolari che mi hanno aiutato a interpretare suo marito”.

Per il regista Enzo Monteleone ‘Io non mi arrendo’ è “una storia amara: Mancini aveva trovato le prove per inchiodare i boss di Gomorra molti anni prima che diventasse di dominio pubblico, ma la sua ricompensa è stato un male terribile che lo ha minato nel corpo per undici lunghi anni. Una storia di valore e intelligenza, ma anche un dramma, una lotta per non arrendersi. Con Giuseppe Fiorello abbiamo cercato di rendergli giustizia. Roberto Mancini aveva fatto della lotta alle ecomafie la sua principale ragione di vita. Noi abbiamo fatto un film per ricordarlo”.

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