Charlize Theron a ‘Che tempo che fa’.

A poche settimane dalla partecipazione di Nicola Piovani e Dante Ferretti, un altro Premio Oscar mette piede nello studio di “Che Tempo Che Fa”.

Charlize Theron ha incontrato Fabio Fazio per parlare dei suoi esordi e della sua infanzia in Sudafrica in un’intervista che andrà in onda su Rai3 domenica 3 aprile. Arrivata a Milano per presentare il suo ultimo film “La storia prima di Biancaneve – Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio” (nei cinema dal 6 aprile), in cui interpreta nuovamente la parte della regina cattiva Ravenna, l’attrice sudafricana ha ricordato con Fabio Fazio in una divertente intervista i tre anni passati in Italia come modella e il suo viaggio in America per tentare la strada della danza e poi della recitazione: “A New York vivevo in uno scantinato senza finestre: è stata dura ma quell’esperienza ha formato il mio carattere. Lo stesso a Los Angeles, quando per tre mesi ho vissuto in un albergo a ore: la prima cosa che feci in quella stanza fu pulire tutto quanto con la candeggina!”. Dietro questa resilienza il modello di sua madre: “Quando arrivava la stagione calda i rospi si mettevano in mezzo alla strada a prendere il sole e le macchine li schiacciavano sempre – racconta l’attrice – Allora, appena cominciava a piovere, mia mamma mi portava a prenderli per portarli al fiume tutto il giorno: ho anche provato a baciarli, ma nessuno si è trasformato in principe!”.

charlize theronA fronte di tanti aneddoti personali l’attrice fa una riflessione: “Io sono cresciuta pensando che il privato fosse bello, una cosa sacra. Mi fa strano che la gente sappia cose di me, a volte sanno cose di me che io non mi ricordavo più”.

A dispetto di tutte le star hollywoodiane conosciute di cui – ha confessato – spesso non ricorda i nomi, per la Theron risale alle sue origini anche l’incontro più emozionante della sua vita, quello con Nelson Mandela: “Quando sei cresciuta negli anni dell’apartheid, incontrare la persona che ha unito tutti i sudafricani ha un valore importantissimo. Anche se ai tempi della segregazione ero piccola, capivo cosa stava succedendo: nel nostro paese allora era tutto sbagliato”.

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