Heidi, l’amicizia non conosce limiti.

Heidi in carne e ossa. Al cinema dal 24 marzo con i volti di Bruno Ganz, Anuk Steffen, Katharina Schüttler e Peter Lohmeyer, heidi posteril film di Alain Gsponer realizzato con la sceneggiatura di Petra Volpe e tratto dai romanzi di Johanna Spyri, che ha dato vita ad “Heidi” nella seconda metà del XIX secolo.

Heidi, una bambina rimasta orfana, trascorre i giorni più felici della sua infanzia con il nonno Almöhi, un tipo eccentrico che vive isolato da tutti in una baita sulle montagne svizzere. Insieme al suo amico Peter, Heidi si occupa delle capre di Almöhi, godendosi la libertà tra le montagne. Ma questa epoca spensierata si interrompe bruscamente quando Heidi viene condotta a Francoforte da sua zia Dete. L’idea è di farla vivere con la famiglia del ricco signor Sesemann e di farla diventare una compagna di giochi per Klara, la figlia di Sesemann, costretta su una sedia a rotelle. Allo stesso tempo Heidi potrà imparare a leggere e a scrivere sotto la supervisione di una severa governante, la signorina Rottenmeier. Nonostante le due ragazzine diventino subito amiche, e la nonna di Klara faccia sbocciare in Heidi una passione per i libri, la nostalgia per le montagne e per Almöhi diventa ogni giorno più forte…

“Heidi è meglio del cioccolato svizzero e molto più famosa delle nostre banche!”, afferma Bruno Ganz. E’ davvero un’impresa difficile trovare qualcuno che non abbia un qualsiasi ricordo o un legame con “Heidi”. Ad alcuni viene subito in mente la celebre canzone di Gitti ed Erika, che ha accompagnato la trasmissione della serie televisiva giapponese realizzata dal gigante dell’animazione Hayao Miyazaki negli anni ’70: “Ti sorridono i monti!”. Ad altri viene da pensare a Shirley Temple, ad altri ancora all’adattamento svizzero degli anni Cinquanta, considerato un classico della cinematografia tedesca del dopoguerra. Per alcuni, l’associazione immediata è con l’idea di un perfetto idillio montano. Nomi come quello di Peter, Almöhi o della signorina Rottenmeier ronzano nella testa di molti.

Questa molteplicità di immagini diverse può essere, in un certo senso, una maledizione: ciascuno ha una propria opinione su Heidi. D’altro canto, la sua immediata riconoscibilità è una benedizione: non c’è bisogno di spiegare a nessuno cosa o chi sia “Heidi”; la sua storia è senza tempo e i temi che tratta non hanno perso la loro attualità. Questa è anche la ragione principale per la quale le avventure dell’orfanella svizzera, strappata alle sue montagne dei Grigioni e spedita in una famiglia borghese di Francoforte, può continuare ad essere raccontata più e più volte.

Petra Volpe ha cominciato a scrivere la sceneggiatura all’inizio del 2009. Studiare i romanzi originali di Johanna Spyri è stato fondamentale per lavorare al materiale. “All’inizio, come base di partenza per il film, abbiamo preso in considerazione entrambi i libri – ‘Heidi’s Lehr- und Wanderjahre’ (‘Gli anni di formazione e di peregrinazioni di Heidi’) del 1879 e ‘Heidi kann brauchen was es gelernt hat’ (‘Heidi può servirsi di ciò che ha imparato’) del 1880”, ricorda Hobi. “Abbiamo cominciato a vedere Heidi, questa ragazzina un po’ selvaggia e fuori dagli schemi, come un personaggio estremamente interessante. E ne abbiamo tenuto conto al momento del casting. Non volevamo una bimba dolce e graziosa, ne volevamo una un po’ scatenata. Heidi è una ragazzina con un carattere unico, in grado di resistere alle regole e alle gerarchie”.

“Mi piacerebbe avere un’amica come Heidi”, dice Anuk Steffen, la giovane attrice che presta il volto alla protagonista del film. “Non solo perché la interpreto. In realtà ci somigliamo in molte cose. Heidi è spesso scatenata come me, ma riesce anche a stare buona e ad ascoltare”. La piccola attrice svizzera descrive così il suo ruolo: “Heidi è una ragazzina allegra, che accetta tutti per quello che sono. Ama la libertà e trova nelle montagne tutto quello di cui ha bisogno: i prati, gli amici, gli animali e, soprattutto, una casa”. Ad Anuk sono piaciuti in particolare i giorni trascorsi a girare in montagna: “E’ stato fantastico tornare indietro nel tempo, stare all’aria aperta e girare con tutte quelle capre. E ovviamente è stato divertente recitare con Bruno Ganz”.

A Bruno Ganz è piaciuto molto prepararsi per il ruolo di Almöhi, che comporta degli aspetti molto fisici: “Per interpretare Almöhi devi diventare un vero montanaro: mungere le capre, tagliare la legna come si faceva un tempo e falciare l’erba sui pendii ripidi delle montagne. Tutta roba fisica – e mi piace. Da bambino venivo mandato spesso in campagna e so da dove viene il latte; ma sulle Alpi è tutta un’altra faccenda”.

Il celebre attore dice di “Heidi”: “E’ un simbolo nazionale. E’ bello che la Svizzera non sia nota solo per prodotti come la cioccolata o il formaggio, oppure per cose più sospette come le banche. Siamo conosciuti anche per questa ragazzina che sta a duemila metri sulle montagne, che ama le capre e ama correre all’aperto. Heidi è un’eroina. Una personcina incredibile. E’ forte e non ha paura di niente. E’ una ragazzina che non si fa abbattere. Qualcuno che i bambini possono ammirare”.

Bruno Ganz ha anche una risposta al perché questa storia non invecchi: “Johanna Spyri ha colto in ‘Heidi’ alcuni nodi centrali che chiaramente toccano le persone di diverse parti del mondo. Fondamentalmente si tratta della ricerca di una casa, della propria identità o, per metterla in modo più moderno, della ricerca di un luogo in cui essere se stessi e dove si è felici di stare, un luogo in cui sentirsi pienamente realizzati”.

“La vita da quelle parti era estremamente dura alla fine del XIX secolo, quando la Spyri scrisse i romanzi”, conclude Bruno Ganz. “Ma questo si capirà meglio guardando questo film di quanto non si potesse percepire guardando il film in bianco e nero degli anni ’50, per quanto bello fosse”.

“Per la Svizzera ‘Heidi’ fa parte del patrimonio nazionale”, dice il produttore Reto Schaerli. “E’ la Pippi Calzelunghe svizzera. Tutti la conoscono. Ma ‘Heidi’ è anche un fenomeno mondiale. Dopo la Bibbia e il Manifesto del Partito Comunista, il romanzo della Spyri resta uno dei libri più tradotti al mondo – e, ovviamente, il più celebre libro per bambini del mondo. Così speriamo che anche il film susciti un interesse globale”.

“Heidi è un film per famiglie nel senso più stretto del termine”, osserva Jakob Claussen. “Il fatto che si tratti di una storia d’epoca non rappresenta un criterio di esclusione: anzi, è qualcosa che rende il nostro film perfino più interessante. Heidi fa parte del patrimonio culturale europeo”.

“Ovviamente desideriamo che moltissima gente veda il film”, afferma Lukas Hobi. “E desideriamo che gli spettatori non solo vedano una storia bella e divertente, ma che riescano a coglierne anche l’essenza più profonda, che è decisamente toccante e commovente, con una protagonista che esercita un’influenza incredibile su tutti coloro che la circondano. Vorremmo raggiungere il pubblico con la potenza di questa storia, offrendogli l’occasione di un’esperienza positiva, e in modo che riescano a cogliere la profondità e i valori del film”.

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