Italian Gangster, il docu-thriller di De Maria

Italian gangster, il docufilm di Renato De Maria arriva al cinema anche a Roma dal 10 marzo dopo la calorosa accoglienza di critica e pubblico della 72esima Mostra di Venezia.

ITALIAN GANGSTERS locandina (1)Un traguardo piccolo ma non scontato per un documentario italiano, che entra in programmazione accanto a titoli di maggiore impatto commerciale, grazie agli elogi della stampa e a un felice passaparola. In occasione della nuova tenitura, Renato De Maria presenterà nuovamente il film agli spettatori dell’Adriano giovedì 10 marzo alle 20.30.

Prodotto da Istituto Luce-Cinecittà e Minerva Pictures, presentato a Venezia nella sezione Orizzonti, Italian Gangsters è un viaggio inedito e spettacolare nelle imprese più eclatanti della mala nostrana. Trent’anni di storie violente consacrate dalla cronaca e dal cinema.

In un mix trascinante di filmati d’epoca, brani di capolavori del poliziottesco, parole di grandi giornalisti, le storie della banda Cavallero, di Ezio Barbieri, Paolo Casaroli ‘il Dillinger bolognese’, Luciano De Maria, Horst Fantazzini, Luciano Lutring ‘il solista del mitra’.

Nomi che appartengono alla memoria e all’oblio collettivo. Uomini che qui parlano attraverso i filmati dell’Istituto Luce; attraverso la library di Rarovideo, con il meglio dei ‘poliziotteschi’ di genere: da Di Leo a Bava e Deodato, ma anche con autori come Petri e Bellocchio; e parlano con le parole di interviste e libri che dedicarono loro giornalisti/scrittori del calibro di Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Indro Montanelli.

Con i volti e le voci di un pugno di giovani interpreti di talento. Parlano e raccontano la loro parte di storia, tumultuoso racconto delle trasformazioni sociali che hanno attraversato la storia del nostro paese.

“Quello che si svela – afferma Renato De Maria – è un intreccio assai radicato tra crimine e trasformazione sociale. Un’unica storia fatta di tante storie. Singole vicende biografiche che arricchiscono e dilatano l’immagine del nostro passato. Ci aiutano a capire meglio la nostra identità, che certamente non è solo criminale, ma che con il crimine ha intrecciato la propria crescita, il proprio sviluppo, la propria diversità e unicità. Attraverso questo filtro leggiamo da un altro punto di vista tutte le trasformazioni sociali che hanno tumultuosamente cambiato il volto della nostra nazione”.

Renato De Maria r“E’ un ritratto inedito della società italiana dal dopoguerra al boom economico – prosegue il regista -, basato sulla storia della malavita italiana, costruito intorno alle vicende di banditi che hanno impressionato e caratterizzato l’immaginario del nostro Paese. L’Italia esce dal dopoguerra con una generazione di giovani affamati, abituati alle armi e alla violenza. Raccontare i più celebri rapinatori italiani vuol dire raccontare il sogno di un arricchimento facile ed esaltante, il sogno di una ribellione verso le istituzioni e dell’attacco del singolo al dominio dell’economia. La loro parabola ci permette di cogliere la percezione collettiva del popolo italiano sul confine tra bene e male, dove il cinema e i mezzi di comunicazione giocano un ruolo fondamentale nel diffondere il culto per il bandito”.

“Sei attori – conclude De Maria – danno vita a sei monologhi recitati come un unico flusso di coscienza. I testi, estratti da libri autobiografici o da testimonianze rese a celebri giornalisti, hanno il sapore dell’autenticità e riflettono il linguaggio personale di ognuno di loro. L’effetto cercato è quello del racconto in presa diretta. Partendo da questo strato narrativo “orale”, ho cercato quelle immagini dell’Istituto Luce (e in parte delle Teche Rai) che meglio descrivono il mondo in cui le gesta di questi banditi venivano compiute. Una sorta di oggettivazione storico-visiva. I super 8 dell’archivio Home Movies mi hanno permesso di raccontare ciò che gli italiani vedevano e vivevano nel loro intimo, nel quotidiano famigliare. Gli italiani stessi attraverso lo sguardo affettuoso e semplice del super 8 domestico raccontano una storia fatta di cresime, matrimoni, viaggi, vacanze coi figli, sorrisi innamorati. La preziosa library della RaroVideo mi ha permesso di aggiungere un ulteriore livello narrativo, il metalinguaggio del B movie italiano. Alcuni anni dopo i fatti che noi raccontiamo il cinema rielabora in chiave mitologica la figura del gangster popolare. Un esempio per tutti, la trilogia del milieu di Di Leo, tratta dai racconti di Scerbanenco (scrittore giornalista del Corriere della Sera) e direttamente ispirata ai Lutring, i Barbieri, e alle loro leggende metropolitane. In quei film ritroviamo, se pur in un’ambientazione anni ’70, la rielaborazione cinematografica delle gesta che io metto in scena. Ho cercato di fondere il racconto dal vero con l’immaginario che quei fatti hanno generato. Ricostruendo alla mia maniera una memoria imperdibile e necessaria”.

Chi sono i 6 protagonisti del film:

EZIO BARBIERI (Francesco Sferrazza Papa)
Sono stato bandito. Per qualche anno sono stato il padrone di Milano, padrone nel senso che potevo fare quello che
volevo, andare dove volevo e prendere quello che volevo. E ho preso dove ho voluto, dove c’era da prendere.

PAOLO CASAROLI (Sergio Romano)
Non riuscite a comprendere come un ragazzo normale, uno studente, un figlio di famiglia, tutt’a un tratto si butti all’avventura. Volete scoprire che cosa c’è qua dentro, volete decifrare Paolo Casaroli, non è mica facile, sapete.
Perché ha fatto quello che ha fatto? Colpa della natura, dei padri, delle madri, del dopoguerra, delle circostanze?

PIETRO CAVALLERO (Aldo Ottobrino)
…gli sembrava di essere tornato ai bei tempi, cioè i brutti tempi, quelli della resistenza.

LUCIANO DE MARIA (Paolo Mazzarelli)
Nel mezzo della rapina, a un certo punto, una vecchia che esce da una salumeria, ci vede lì, armi in pugno, e ci urlò:
‘andà a laurà!’, cioè andate a lavorare. Io proprio tranquillo la guardo e dico: “Signora, ma cosa crede che
stiamo facendo?

HORST FANTAZZINI (Andrea Di Casa)
Io sono nato il 4 marzo 1939 ad Altenkessel, in Germania, nella regione della Saar, ai confini… ai confini con la Francia da Berta Heinz, operaia tedesca e da Alfonso Fantazzini, detto Libero, partigiano anarchico bolognese, muratore. “Horst” significa rifugio, l’ha scelto mio padre, rifugiato politico.

LUCIANO LUTRING (Luca Micheletti)
“Qui giace un uomo che in vita sua ha corso molto e che, adesso che è morto, vorrebbe riposare in pace”.

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