Concussion, un casco non basta per salvare il cervello.

Will Smith è il protagonista di Concussion (Commozione cerebrale), un thriller drammatico basato su una incredibile storia vera, quella del dottore nigeriano Bennet Omalu che, immigrato negli Stati Uniti e diventato un brillante neuropatologo forense, compie un’importante scoperta nel campo della medicina. Nella sua ricerca della verità, il dottor Omalu entrerà in conflitto con una delle più potenti istituzioni del mondo, la National Football league, pagando un prezzo emotivo e personale molto alto. La sua scoperta, infatti, provoca una vera e propria sollevazione popolare e il suo sogno americano verrà messo seriamente in dubbio.

1286100 - Concussion“Al centro di questo film c’è un uomo che rivela la verità su uno sport con cui non ha alcuna relazione, ma deve far conoscere queste informazioni dolorose per il progresso scientifico e salvare molte vite”, racconta Will Smith.

Il film distribuito in Italia da Warner Bros. dal 21 aprile con il titolo ‘Zona d’ombra’, vede nel cast anche Alec Baldwin, Gugu MbathaRaw, Arliss Howard, Paul Reiser, Luke Wilson, Adewale Akinnuoye-Agbaje, David Morse e Albert Brooks.

Zona d’ombra è scritto e diretto da Peter Landesman e prodotto da Ridley Scott ed è basato sull’articolo “Game Brain” scritto da Jeanne Marie Laskas e pubblicato da GQ. “Il suo era l’articolo migliore che avessi mai letto su questo argomento”, dice il vero dottor Omalu. “Ha parlato di me come di un essere umano. Ricordo infatti che allora tutti i media parlavano di me in modo negativo – ero l’alieno che lavorava per distruggere lo stile di vita americano. Quell’articolo ha determinato una svolta, improvvisamente la gente ha iniziato ad aprire la mente e il cuore a ciò che dicevo”. I fatti realmente accaduti provocarono oltre 5000 richieste di risarcimento da parte dei giocatori di football americano alla Nfl.

“Sono sempre dalla parte delle gole profonde, di quelli che rivelano la verità, della gente che si scontra con il sistema, insomma, le storie di Davide contro Golia”, dice il regista Peter Landesman. “L’idea che quest’uomo possa dire la verità, la nostra verità, la verità su di noi, su una cosa che amiamo, è poetica e sorprendente. Tutto quello che voleva fare era essere americano, dire la verità e lavorare bene”.

“Dal mio punto di vista, in questo percorso non penso al football: mi concentro su Bennet, sul dolore e il trionfo della storia di un immigrato che arriva in America, soffre quello che ha dovuto soffrire lui e alla fine ottiene soddisfazione, tutti riconoscono che quello che ha detto è vero”, afferma Will Smith. “Guardo a questo film come alla fine di un capitolo per Bennet, un uomo nato durante un raid aereo in Nigeria, sua madre venne colpita da una granata mentre lo stava partorendo. Partire da quel momento, passare attraverso tutte le sofferenze del far conoscere questa storia al pubblico americano e poi vedere questa stessa storia raccontata in un film di Hollywood credo sia un bell’esempio di eroismo”.

Smith dice di aver firmato l’accordo quando ha incontrato il dottor Omalu. “Ha parlato di quando da bambino viveva in Nigeria. Ha detto, e l’abbiamo usato nel film, che da adolescente per lui il Paradiso era in alto e l’America era solo un po’ al di sotto del Paradiso. L’America era il posto dove Dio mandava i suoi prescelti e l’unica cosa che lui desiderava era essere accettato come americano”, dice Smith.

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Per prepararsi al ruolo, Will Smith si è immerso nella vita di Bennet Omalu, ha letto le sue relazioni mediche e ha visto le sue interviste. Prima che iniziasse la produzione, Smith è andato a Lodi, California, per incontrare il dottor Omalu e la sua famiglia e ha assistito a una autopsia che il medico ha eseguito al San Joaquin County Coroner, di cui è attualmente primario. Per tre mesi Smith ha anche lavorato con un insegnante di dizione, che lo ha aiutato a perfezionare la sua performance con un accento nigeriano. “L’accento nigeriano è leggero, dolce e musicale e Will lo ha inserito con grande naturalezza”, nota il produttore Ridley Scott. “La gente che andrà a vedere il film dopo un po’ non penserà che è Will”, dice Landesman. “In parte perché abbiamo cambiato Will fisicamente (la sua pelle è più scura), nell’aspetto esteriore – lui ed io abbiamo lavorato molto a tutta una serie di elementi per far vivere questo personaggio, compreso l’accento – ma soprattutto perché il personaggio fa emergere qualcosa in Will. La performance è così sincera, veritiera e potente che penso che Will sia quasi irriconoscibile. È così bravo che dopo qualche minuto non pensi più che stai guardando Will con un accento particolare. Stai guardando Bennet Omalu. Vedi il personaggio che prende vita”.

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Per lo scrittore e regista Peter Landesman, il film parla di cose che vanno molto al di là del football. “Il football professionista è più di uno sport. Più di un business. È una istituzione nazionale. La posta in gioco è enorme – a livello culturale, sociale ed economico. E come ogni enorme business, ci sono forti interessi che spingono perché vada avanti, a ogni costo. Quando il dottor Omalu compie una scoperta che minaccia non solo il solito business, ma la struttura stessa del gioco – i colpi, la violenza – questi interessi cominciano a muoversi e a farsi sentire. Ma il dottor Omalu era concentrato solo sulla verità e lo spirito di chi era morto, quindi era determinato a far conoscere i fatti. Spero che il film faccia la stessa cosa. La posta in gioco non poteva essere più alta”.

Zona d’ombra è un film senza compromessi su un problema che è stato ignorato a lungo e continua a esistere ancora oggi. Nessuno voleva occuparsene, perché era un argomento scabroso: in America – come si sente affermare nel film – ‘la NFL si è presa un giorno della settimana, come Dio’.

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