Libere, disobbedienti, innamorate.

Appassionato e intenso esce nelle sale italiane il 6 aprile In Between con il titolo Libere, disobbedienti, innamorate il primo lungometraggio della regista israeliana Maysaloun Hamoud, presentato al Toronto International Film Festival, al San Sebastian International Film Festival e all’Haifa International Film Festival. Distribuito per il nostro paese dalla friulana Tucker Film, che conferma il suo ruolo importante nella distribuzione di film indipendenti del Medioriente e dell’Est. Un film che ci porta in una Tel Aviv moderna e popolata da giovani donne e uomini che vogliono divertirsi ma anche che studiano e lavorano. Laila (Mouna Hawa), Salma (Sana Jammelieh) e Nour (Shaden kanboura) sono tre coinquiline, Laila avvocata emancipata, Salma dj lesbica e Nour studentessa di Informatica dolce e comformista.

libereLe notti di Tel Aviv, come le notti di qualsiasi grande città sono fatte di divertimento musica e incontri ma anche di scoperte e trasgressioni e Laila e Salma le vivono appieno mentre Nour nonostante sia più ligia alla tradizione e all’apparenza diversa dalle altre sue coinquiline condivide con loro la complicità dell’amicizia.

Le donne del film hanno studiato, si mantengono da sole, intessono relazioni sociali appaganti e interessanti, sembrano sicure di sé, ma basta un attimo per ritrovarsi schiacciate. Il ritorno di Salma a casa per l’ennesima cena per trovarle marito, l’accidentale presentazione a Laila della sorella del suo fidanzato, il timido diniego di Nour ad anticipare le nozze. Basta cambiare prospettiva e il patriarcato, il maschilismo irrompe con tutta la sua forza, sia fisica che verbale ma anche subdolamente in modi di fare inaspettati.

Donne moderne emancipate che vogliono decidere della loro vita, lavorare, studiare, divertirsi, ma anche amare, proprio come i loro coetanei del sesso opposto, alla pari, ma questo alle donne non è realmente consentito e proprio scontrandosi contro queste contraddizioni che le tre amiche scoprono se stesse e la loro forza, la forza di saper dire di no e di scegliere la strada meno battuta, la meno facile.

“La mia generazione non può convivere ancora a lungo con i codici obsoleti della società patriarcale e dello sciovinismo: è tempo di mettere le carte in tavola. Se continuiamo a nascondere le nostre paure sotto il tappeto, finiremo per inciamparci sopra e sarà troppo tardi”, spiega la regista che anche nella conferenza stampa di presentazione al pubblico italiano ha ribadito l’importanza per tutte le donne di emanciparsi, “perché la società maschilista che vediamo nel film non esiste solo in Israele”.

libere1“Il prezzo per le donne che scelgono di essere se stesse è altissimo, c’è anche l’ipocrisia di molti ragazzi che stanno con queste donne ma non le ritengono adatte come mogli o per relazioni più impegnative”.

Secondo Hamoud il cinema palestinese finora si è molto concentrato su questioni di identità nazionale, l’occupazione, la lotta, con personaggi vittime e eroi stereotipati, mentre con questo film si passa all’individuo, al racconto delle persone nella società e, in un ambiente con una cultura underground così in fermento come Tel Aviv, alle difficoltà delle donne che sono quelle comuni alle donne di qualsiasi parte del mondo che devono fare i conti con la cultura patriarcale.

Un’opera prima che è davvero sorprendente, per il modo disincantato e senza pudori di mostrare una città moderna come Tel Aviv, ma anche per la profondità dell’approccio sulla realtà femminile, che sicuramente appare amplificata dalle tante contraddizioni che possono palesarsi in una realtà come quella mediorientale tra generazione dei padri e quella dei figli, ma la condizione femminile è sicuramente quella di tutte le donne del mondo alle quali è negata la stessa libertà degli uomini se non a caro prezzo.

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