“La giornata balorda”.


Prendendo spunto da alcuni racconti di Alberto Moravia, l’architetto e regista pistoiese Mauro Bolognini, racconta una storia fuori dal contesto del boom economico. Il soggetto è tratto per la precisione da “Il naso” (Racconti romani) e “La raccomandazione” (Nuovi racconti romani). È la storia di un ragazzo che fa di tutto per trovare una raccomandazione e poi un lavoro e non riuscendoci ruberà un anello ad un morto. “Non ho fatto male ad anima viva” così dirà alla fine del film.

balordaCon questa pellicola il regista e i due sceneggiatori Pasolini e Moravia rischieranno la galera. Infatti la censura si scagliò violentemente sul film accusato di oscenità. All’epoca l’anticonformismo veniva ripagato in questo modo. Cosa c’era di sconveniente nel film rimasto invisibile per decenni? La censura ebbe a ridire sulla scena in cui il protagonista ruba l’anello ad un morto, come nella novella di Boccaccio. Non solo, ma anche perchè si alludeva alla frode alimentare dell’olio fatto col grasso di cavallo. Fu tale ministro Tupini ad ordinarne il sequestro su tutto il territorio nazionale.

Bolognini veniva da pellicole tardo neorealiste e da film sul varietà. Aveva diretto, all’indomani della legge Merlin, Totò e Peppino in Arrangiatevi! Con La notte brava, forse il suo film migliore, descrisse il degrado delle borgate della periferia romana, anche qui Pasolini era co-sceneggiatore e si sente. Nel 1960 invece diresse Il Bell’Antonio, forse più calligrafico e viscontiano. Il film La corruzione sarà successivamente un’altra punta della poetica di Bolognini.

Ritornando a La giornata balorda è importante annotare un aneddoto, sembrerebbe infatti che proprio dalla visione di quest’opera, Paul Morrissey si ispirerà per girare nel ’68 il film Flesh.

sorelBolognini ci mostra in pieno boom economico, un periodo per molti aspetti “florido” e ottimista che le cose non andavano proprio come venivano mostrate. C’era già tutta la corruzione, lo scandalo, la noia, l’arrivismo e la rassegnazione di una Roma cinica e intrallazzona. Protagonista Jean Sorel, insieme alla bellissima Lea Massari.

Bolognini è stato un regista con un enorme senso estetico e tecnico-figurativo ed un gusto personale per la messinscena. Bellissimo il piano sequenza iniziale che chissà perché mi ha ricordato un virtuoso film cubano dello stesso anno: Soy Cuba. Bellissimo poi il tema musicale di Bruno Martino e Piero Piccioni. Come tanti altri registi, Bolognini è venuto fuori in anni in cui la critica ufficiale aveva occhi soltanto per Fellini, Antonioni e Visconti. La sua opera forse andrebbe ancor meglio riscoperta e approfondita.

I commenti sono chiusi.