Benvenuti a scuola.

La scuola più bella del mondo di Luca Miniero, una commedia-musical, con animazione, che vede protagonisti Christian De Sica, Rocco Papaleo, Angela Finocchiaro e Miriam Leone, con la partecipazione di Lello Arena e Nicola Rignanese, al cinema dal 13 novembre.

Con La scuola più bella del mondo, il regista Luca Miniero torna sul set reduce dai grandi successi di Benvenuti al sud, Benvenuti al nord e il più recente Un boss in salotto, primo incasso italiano della stagione.

La scuola più bella del mondo è, come suggerisce il titolo, ambientata nel mondo della scuola. Christian De Sica è il preside puntiglioso di una scuola media toscana nella quale giunge in visita – per errore – una classe di studenti napoletani accompagnati da un eccentrico professore (Rocco Papaleo). A causa della tecnologia, infatti, Accra in Ghana diventa Acerra (Napoli) e da qui si genera l’equivoco che porterà confusione e tanto scompiglio.

Christian De Sica: “Sono il preside di una scuola media della splendida Val D’Orcia. Tutti in fila per due mi raccomando. Da quando ci sono io la mia scuola è diventata la migliore d’Italia, che dico d’Italia, del mondo. Abbiamo vinto nove volte su dieci la gara artistica della festa dei giovani Ok, ok abbiamo perso l’ultima volta ma ci rifaremo. L’importante è vincere, non partecipare, si dice così no? Quest’anno ho invitato una scuola di Accra, Ghana e con i più poveri del mondo commuoveremo la platea. La vittoria sarà nostra. Peccato che quell’idiota del bidello quando li ha invitati ha aggiunto una e, e tolto una r. Peccato che invece di Acrra è arrivata una classe di Acerra provincia di Napoli. E ora che si fa? Dopo tutta la fatica che ho fatto a convincere i politici e le famiglie che con gli africani avremmo vinto? I napoletani non li accetteranno mai. Mai e poi mai. E poi Wanda la mia ex è venuta su con loro. Ecco dove era finita dopo che ci siamo lasciati. Che terribile coincidenza. Non so chi è più una croce i napoletani o lei? Lo scoprirò presto. E soprattutto scoprirò Gerardo, Jerry per gli amici. Ma noi non siamo amici e non lo diventeremo mai. Sia chiaro. Anche se devo dire che i terroni ti cambiano la vita. Non del tutto ma un poco si, forse più degli africani.”

Rocco Papaleo: “Mi chiamo Gerardo, per gli amici Jerry e sono un professore di tecnologia emigrato ad Acerra, in provincia di Napoli. Acerra la tenete presente? Ok, l’inceneritore, ma soprattutto Pulcinella che è nato qua e un po’ mi somiglia. Il mio metodo scolastico? Farmi i fatti miei e sognare le mie meritate ferie ad Ischia. Purtroppo a scuola nostra c’è un preside indomito che “ci” vuole salvare dall’accorpamento, un preside che scrive al presidente Napolitano, che non gli risponde ovviamente, ma lui crede di sì. È tutto un equivoco, e alla fine ci hanno invitato in Toscana per uno scambio scolastico. Sia chiaro io con quei delinquenti non vado da nessuna parte. Io odio il Nord e non mi dite che la Toscana è centro, perché per me il nord comincia da sopra a Mondragone. Quando sono partito la pensavo così, quando sono tornato anche. Però certi viaggi ti cambiano e da domani mi toccherà di insegnare un po’ di più e di andare in ferie un po’ di meno.”

Angela Finocchiaro: “Quel bugiardo, senza palle, nullafacente, coglione, si avete capito bene, coglione! Ok nelle commedie italiane non ci stanno più le parolacce ma se uno è coglione come lo vogliamo chiamare? Sono un po’ arrabbiata con quel coglione, si vede? Non me lo nominate. Insegno ad Acerra e al sud, ci sono arrivata per dimenticare quel lestofante. Un po’ come uno che va in Zambia, o nella legione straniera. All’inizio avevo grandi sogni, avrei voluto cambiare tutto poi mi sono detta: la scuola italiana non funziona, ha grandi problemi soprattutto al sud, mica toccherà a me cambiarla? Tocca pure a me? Dite così eh? Quel viaggio ci ha cambiati tutti. In Toscana non ci volevo tornare, solo in un’urna quando sarò morta, mi dicevo. Non sapevo, prima che il mio preside scrivesse quella lettera a Napolitano, che ognuno di noi è salmone almeno una volta nella vita. E così ho risalito il bel paese per andare a deporre i miei insulti nella terra di Boccaccio. E confermo tutto: il mio ex è un coglione”.

Miriam Leone: “L’amore per me è uno straniero che viene qui e mi porta via. E se lo straniero non è Johnny Depp di Chocolat ma Rocco Papaleo, alias Jerry va bene lo stesso. L’amore è lui per me, perché è simpatico e ha un grande metodo scolastico. Anche il mio preside ha un grande metodo scolastico, ma è diverso. Io insegno inglese in Toscana, e sono io che ho organizzato lo scambio scolastico non Filippo. Esatto Filippo sa tutto lui, Jerry mi piace perché non sa niente. Ma la mia storia d’amore non è soltanto con lui è anche con i bambini che in questa storia sanno farsi amare. Jerry di che religione siete? Napoletani. E ho detto tutto”.

Luca Miniero: “La “scuola” è un tema di cui tutti parlano non solo al cinema. Ogni governo cerca di affrontarlo con una riforma, che ignora quella precedente creando un terremoto sull’istituzione scuola che spesso aggrava i problemi invece di risolverli. La scuola italiana è vecchia sia a nord che a sud! Questo è lo sfondo del film ma più probabilmente della nostra vita di genitori. Più semplicemente io racconto lo scambio scolastico fra una scuola “sgarrupata” ed accorpata di Acerra ed un’altra della Val d’Orcia che non ha problemi di sopravvivenza. Il confronto poveri-ricchi oltre che quello sud-nord si rivela in ambito scolastico animato da un profondo divario. Il problema non è solo la mancanza di carta igienica come spesso sentiamo dire ai genitori esasperati ma forse è la mancanza di motivazioni di una classe docente trascurata da decenni! Sia al nord che al sud! La scuola sembra la coscienza di un paese che invecchia eppure ha una responsabilità enorme su dei ragazzi che crescono. In questo film c’è il passaggio dall’infanzia all’adolescenza che comporta la crescita civile e culturale dei prof. Un viaggio di formazione. Un pezzetto comico dell’Italia di oggi che invece di piangersi addosso si mette in cammino”.

Luca Miniero in pochissimi anni è diventato un fortunato ‘marchio di fabbrica’ che un giornale ha sagacemente titolato Miniero d’oro. Per fare film che conquistano il box office non esistono tuttavia formule creative o algoritmi produttivi che garantiscano il successo. “Io – spiega Miniero – cerco di fare un cinema popolare che possa parlare a tutti ma soprattutto a me. Il nord e il sud sono un pretesto per parlare con leggerezza anche di altro, sempre cercando di intrattenere il pubblico. Gli incassi non sono comunque mai certi. I miei primi film non hanno avuto un gran successo, altri molto di più, in ogni caso il tema è rimasto lo stesso dagli esordi di Incantesimo napoletano e pure la sincerità nel trattarlo non è cambiata. Ma in un film non conta solo il tema, non si tratta di un testo universitario, credo conti la messa in scena, il calore, un atteggiamento paritario con il pubblico che non porti l’autore a credersi migliore. Faccio film più o meno efficaci ma non tradisco mai il principio della sincerità di comunicazione con il pubblico. E sempre, dentro a quei 100 minuti di fotogrammi, c’è qualcosa di cui sono orgoglioso. E la soddisfazione di essere riuscito a mettere in piedi il film ti ripaga ancora prima dell’eventuale affermazione al botteghino”.

Cosa piace di questo film a Luca Miniero? “In ogni film che faccio – risponde il regista – c’è qualcosa che mi piace. Ovviamente prima di tutto mi piace il film, che ho scritto con Massimo Gaudioso e Daniela Gambaro. Però a pensarci bene di questo film adoro la sua attualità e il suo messaggio comico-amaro. Il personaggio del preside napoletano, lo straordinario Moscariello-Arena, infatti, mi pare davvero simbolico di un paese, il nostro, che ci prova a rialzarsi nonostante il ritardo della politica. C’è gente eroica come Moscariello sia al sud sia al nord. E il finale con Moscariello lo trovo quasi commovente, gattopardesco. È simbolico e quasi tenero vedere lui che scrive, come nella prima scena, al Presidente (non ce ne voglia che qui viene utilizzato come simbolo di una politica assente e meno virtuosa di lui e del suo esempio), senza arrendersi, senza che nulla sia cambiato nella sua scuola sgarrupata di Acerra. E invece tutto è cambiato nel corpo docente e nei ragazzi in quanto a impegno, determinazione, coraggio, mentalità dopo il viaggio al “Nord” anche se ancora una volta la politica non ha risposto”.

Papaleo e Finocchiaro sono attori che Miniero ha già diretto, Angela addirittura è presente fin da Benvenuti al Sud. Ma con De Sica, che è già di suo un campione della commedia nazionale, come si è confrontato il regista per costruire il personaggio? “Si ha l’impressione – risponde Miniero – che il preside Brogi gli sia stato scritto addosso, espressamente per lui. È andata così ? E con lui vi conoscevate, frequentavate, sfiorati già in precedenza per altri ruoli, quando capita di dire “eh, un giorno dovremo fare un film insieme” ? Mi piacciono gli attori che sanno esagerare con naturalezza e verità. Per questo adoro Papaleo e Finocchiaro, perché sanno affrontare le due fasi, difendere e attaccare, far ridere ed emozionare. Miriam Leone invece è brava al punto che dopo un po’ riesce a far dimenticare la sua “prepotente bellezza”. Christian non lo conoscevo personalmente ma siamo al livello dei grandi interpreti della commedia. Come Messi per il calcio. Mica volete far analizzare a me un mito come De Sica? Lavorare con lui è un punto di arrivo, a casa mia quando senti ridere puoi star certo che c’è lui o un qualche suo film in Tv. È poi una persona generosa, un tratto questo, tipico dei migliori artisti. In Toscana poi è stata una girandola di avvenimenti e sorprese. Non mancano gli aneddoti ma voglio citare un’occasione sola che vale più di mille parole per descrivere De Sica, quando una domenica ha affittato un cinema per portare tutti i bambini che recitavano con noi a vedere un film. Ci erano arrivati un po’ provati da una settimana di lavoro, ma per loro è stata una domenica indimenticabile. Anche con Lello Arena, altro cavallo di razza nel panorama della scena italiana, ho trovato un’immediata intesa grazie alla sua capacità di entrare con naturalezza nel personaggio. Pure lui rivela comicità e umanità senza alcuna forzatura dei toni e della gestualità. Voglio poi sottolineare che Nicola Rignanese è stato una conferma anche per le sue doti di improvvisazione e infine dei bambini-alunni, scelti fra 4000 in un casting forsennato, posso dire con orgoglio che andrebbero candidati a un David collettivo come attore non protagonista. Non so se possibile ma lo spererei tanto”.

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