A caccia dell’oro nazista nel Mar Nero.

Quando l’equipaggio di un sottomarino è più pericoloso della missione stessa, le speranze sono ridotte al minimo. BlackSea_PosterDataE’ quello che accade in Black Sea, un thriller claustrofobico diretto da Kevin MacDonald con Jude Law, Scoot Mcnairy, Tobias Menzies, Grigoriy Dobrygin, Ben Mendelsohn e Jodie Whittaker, distribuito da Notorious Pictures al cinema dal 16 aprile.

Il capitano di sommergibili Robinson (Jude Law), con un divorzio alle spalle e un figlio adolescente con cui non ha quasi alcun rapporto, viene licenziato dalla sua società di recupero relitti. Robinson decide di riscattarsi con un’impresa straordinaria: recuperare l’immenso carico d’oro contenuto in un sommergibile tedesco che giace sul fondo del Mar Nero dal 1941. Una volta raggiunto il tesoro sommerso, l’avidità dei membri dell’equipaggio prenderà il sopravvento in un gioco al massacro alla fine del quale potrà restarne soltanto uno.

Ben Mendelsohn TRIMNel film il conflitto tra i membri dell’equipaggio nasce tra due diverse fazioni: quelli che si sentono ‘pinguini’ (“nell’acqua siamo a nostro agio, mentre fuori siamo goffi come pinguini”) e quelli che vorrebbero solo ‘salvare la pelle’ e tornare presto a casa con l’oro. Ma la missione va storta soprattutto per colpa di un sommozzatore isterico, Fraser (interpretato dall’attore australiano Ben Mendelsohn, già visto in numerosi ruoli da pazzo sciroccato come in ‘Animal Kingdom’ e nel recente ‘Exodus: Gods and kings’ di Ridley Scott).

“Volevo fare un film sul terrore di essere intrappolati sott’acqua – afferma il regista – e pensavo che esiste una paura generalmente associata ai sottomarini a causa della loro inerente claustrofobia. Ho pensato anche a come i loro equipaggi divengano una famiglia. Possono abituarsi talmente tanto al fatto di essere insieme entro i confini del sottomarino che quando ne escono sono delle persone piuttosto disfunzionali. C’è gente che è più felice in mare, e gente che è più felice in un barattolo, perché ci stanno meglio, invece nel mondo reale si sentono persi. È stata questa l’ispirazione per i personaggi del film, così come la nostra curiosità per ciò che fanno i marinai dei sottomarini – passare mesi e mesi in un sottomarino. Così ho pensato “Facciamo un film in un sottomarino”.

L’idea è piaciuta al produttore Charles Steel che afferma: “Ciò che ci è venuto in mente è stato l’incidente occorso anni fa al sottomarino russo, il Kursk, intrappolato sul fondo dell’oceano”.

Il regista si è anche trovato a pensare a classici come ‘Il tesoro della Sierra Madre’, ‘Vite vendute’, e al remake di quest’ultimo, ‘Sorcerer’, tutti viscerali e crudi nell’esplorare la natura umana – che fosse sorprendentemente incline all’autoconservazione, incredibilmente compassionevole o aggressivamente avida. Spiega Kevin Macdonald: “In quei film non c’erano sottomarini. Ma le idee centrali della storia erano quelle che volevamo raccontare: la follia che s’impadronisce dei personaggi alla ricerca di un tesoro, per esempio”.

Conferma Charles Steel: “In ‘Vite vendute’ c’è anche il tema degli uomini disperati che intraprendono una missione suicida. Inoltre, anche nella nostra storia c’è una ‘sporca dozzina’, per cui c’è anche un’altra influenza cinematografica, quella appunto di Quella sporca dozzina. Sentivamo di dover realizzare una storia emozionante che desse la sensazione di essere vera, sporca di sudore, pregna dell’odore della benzina dei motori. C’è sempre una dimensione realista nei film di Kevin, che siano ispirati a fatti veri o di finzione”.

Macdonald nota che: “Black Sea è una storia d’avventura alla vecchia maniera, popolata da un vasto assortimento di personaggi. Come in ogni film che ha luogo su un sottomarino, sapevamo di dover tirare in ballo certi elementi: un’esplosione che quasi affonda il sottomarino e un ammutinamento, ad esempio. L’ambientazione su un sottomarino crea molta tensione per sua stessa natura, c’è il pericolo costante dell’acqua che in qualche modo può entrare, anche se si prendono precauzioni”. Ad aumentare il dramma e il pericolo in Black Sea c’è il costante problema della comunicazione difficoltosa, alle volte accidentalmente e alle volte di proposito, tra i membri dell’equipaggio, dato che non tutti parlano la stessa lingua. Determinato ad unire gli uomini in un’entità coesa c’è Robinson, valoroso comandante del sottomarino che non ha più niente da perdere – avendo già allontanato sua moglie ed i suoi figli – e che ancora immagina una parte del bottino naufragato come la sua ultima chance di felicità.

Black SeaMacdonald credeva che: “La parte richiedesse un attore inglese che potesse incarnare credibilmente un uomo vero che ha avuto molto, ma a cui la vita ha chiesto il conto all’ingresso nella mezza età. Jude Law ha compreso tutti questi aspetti del personaggio”.

Lo stesso nome del personaggio – che fa riferimento a Robinson Crusoe – vuole evocare un senso di avventura. C’è anche un elemento dell’ossessivo e distruttivo capitano Achab di Moby Dick in lui. Come osserva Jude Law: “Siamo di fronte ad uomo che pensa che il mondo gli abbia inferto un brutto colpo. Lavora sodo, è orgoglioso, testardo e pieno di difetti – come tutti questi grandi personaggi. Robinson ha dei momenti di grande eroismo. È in grado di guidare le risorse del suo equipaggio e indirizzarle al suo scopo. Ma ci si accorge anche che è la sua ossessione per la riuscita della missione che lo guida, e che potrebbe sopraffare la sua preoccupazione per gli uomini a bordo”.

Il film è stato girato in un vero sottomarino. Kevin Macdonald, infatti, era determinato a girare almeno parte di Black Sea su un vero residuato bellico, piuttosto che costruire un sottomarino in studio: “Era un aspetto chiave della narrazione”.

Nel 2009, il regista aveva sentito parlare di un collezionista privato in possesso di un sottomarino russo, spogliato di tutti i suoi congegni e tenuto nel fiume Medway nella città di Rochester, nel sud dell’Inghilterra. Il proprietario, Jon Sutton, è stato subito contattato da Steel. Quando Steel e Macdonald hanno visitato il sottomarino, noto come il Black Widow, “Ci ha tolto il fiato”, ricorda Steel. “Le dimensioni, il dettaglio – era un sottomarino dello stesso tipo esatto di quello della nostra storia”.

Sutton specifica: “Il Black Widow è un sottomarino di classe Foxtrot della marina russa, costruito nel 1967. È un sottomarino ‘Cacciatore‐Assassino’, che vuol dire che la sua funzione era dare la caccia ed eliminare gli altri sottomarini. Ne restano solo cinque in tutto il mondo, in mostra. Quello che possiedo ha dovuto essere ridipinto, ma internamente era come una scatola chiusa in cui praticamente nulla era cambiato da quando ha lasciato la Russia; i motori, i comandi – è tutto lì, anche i pacchetti di sigarette e le cartoline di donne. Non c’è niente di simile in tutto il Regno Unito. C’è anche un siluro a grandezza naturale sul sottomarino; il Black Widow dà uno spaccato della guerra fredda che è stata parte della nostra storia, e della scienza dei sottomarini”.

“Le sfide sono state giganti”, conferma Jude Law. “Che fossimo sul vero sottomarino o sul set, c’era sempre poco spazio. Anche solo la vicinanza fisica e la necessità di consentirci a vicenda di muoverci e fare gesti diversi era difficile; stai cercando di dare qualcosa alla macchina da presa ed alla storia quindi c’era sempre un’alta tensione a livello fisico ­‐ che era esattamente ciò di cui avevamo bisogno, e non c’era altro modo possibile di raccontare questa storia. Abbiamo anche imparato che se stai lavorando a un film su un sottomarino, ti ritrovi automaticamente in qualsiasi scena: stai partecipando attivamente perché tutto quello che viene detto si sente, cosa che influenza tutti quanti. Questo cambia la dinamica di ogni scena”.

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