La tierra y la sombra di César Acevedo.

photo_la tierra y la sombraDal 24 settembre al cinema il film di César Augusto Acevedo, “Un Mondo Fragile” (La tierra y la sombra), con Haimer Leal nel ruolo del protagonista, Alfonso, un vecchio contadino che, dopo diciassette anni, torna dalla sua famiglia per accudire il figlio Gerardo, ora gravemente malato.

Al suo ritorno, ritrova la donna che era un tempo la sua sposa, la giovane nuora e il nipote che non ha mai conosciuto, ma il paesaggio che lo aspetta sembra uno scenario apocalittico: vaste piantagioni di canna da zucchero circondano la casa e un’incessante pioggia di cenere, provocata dai continui incendi per lo sfruttamento delle piantagioni, si abbatte su di loro.
L’unica speranza per tutti è andare via, ma il forte attaccamento a quella terra rende le cose più difficili. Dopo aver abbandonato la sua famiglia per tanti anni, Alfonso ora cercherà di salvarla.

Un mondo fragile nasce da un dolore personale. “Quando iniziai a scrivere questa sceneggiatura – afferma il regista – mia madre era già morta, mio padre era un fantasma e l’impossibilità di concepire ricordi mi stava condannando a perderli completamente. E’ nata così, per me, la necessità di realizzare un film che mi avrebbe permesso di recuperare le persone più importanti della mia vita usando il linguaggio cinematografico. In quel momento ho deciso di partire dal mio privato, dalle persone e dagli eventi più importanti della mia vita, per riflettere su ciò che erano state le nostre vite insieme e su ciò che avrebbero potuto essere. Per questo motivo ho costruito una casa fatta di parole, mettendo all’interno tutto ciò che desideravo. Non so perché, ma facendo così speravo ancora di ritrovare quelle persone; credevo nell’idea di condividere ancora un po’ di tempo insieme a loro, per l’ultima volta. Presto però mi sono reso conto che si trattava di un grave errore: avevo riempito quella casa di fantasmi che vagavano da una stanza all’altra senza riconoscersi tra loro, incapaci di esprimere ciò che veramente provavano. Non è stato facile capire che avevo bisogno di una certa distanza per costruire personaggi più umani. A quel punto potevo solo andare avanti e accettare che quello che più desideravo al mondo se ne era andato per sempre. Il film è diventato quindi uno strumento per tornare alle mie origini e per affrontare l’oblio”.

posterMondoFragile“Nonostante l’inevitabile rottura familiare e la solitudine che questa ha portato – continua César Augusto Acevedo -, volevo trasmettere l’importanza di tenere ben saldi i fragili fili che ci uniscono alle persone che amiamo di più, indipendentemente dal fatto che, in alcune occasioni, le passioni interne che consumano i nostri cuori provocano emozioni volente. Per questa ragione ho voluto dedicare un po’ di tempo a un’altra famiglia: una famiglia che ha un’occasione finale per ritrovarsi e per affrontare le proprie responsabilità e il proprio dolore prima che sia troppo tardi. La carica drammatica di questo conflitto, però, non sta tanto nelle parole, quanto nei silenzi, nella distanza fra i corpi, negli sguardi che non si incontrano e nelle piccole azioni, come il cibo che si raffredda sulla tavola. Ciò che è veramente importante non lo si vede tanto in quello che i personaggi mostrano odicono, ma si trova soprattutto in quello che essi nascondono e che spesso nemmeno loro sospettano di portarsi dentro. Poiché le mie origini sono saldamente ancorate alla geografia della Valle del Cauca, in
Colombia, ho scelto di ambientare il film in questo microcosmo (una famiglia composta da cinque persone, una piccola casa e un albero circondato da un soffocante campo di canne da zucchero) per raccontare come la falsa illusione del progresso tecnologico abbia minacciato la storia, la memoria e l’identità di un intero popolo. Ho utilizzato il linguaggio cinematografico per dare visibilità ad alcuni dei più grandi problemi sociali legati alla travolgente espansione dell’industria zuccheraria in questa regione: la trasformazione del paesaggio, la distruzione del terreno, il fallimento economico dei piccoli contadini, la povertà, la malattia e l’emigrazione. Credo che questo film risponda a un urgente bisogno di porre l’attenzione sull’importanza delle popolazioni rurali di appartenere alle loro terre, sulla loro valorosa lotta e resistenza, fondamentale in un paese dove l’ identità della varietà dei popoli è costantemente minacciata. Un mondo fragile è un inno alla vita, alla libertà, alla dignità e alla speranza. E’ un tentativo onesto per schiarirci le idee e per ripensare al modo in cui vediamo noi stessi. Forse in questo modo possiamo capire che ciò che ci lega gli uni agli altri è qualcosa di più dell’indifferenza e che solo restando uniti saremo in grado di affrontare la dimenticanza. Questo mio progetto è contributo a questo scopo. Grazie per aver comunque capito che il mio sguardo è ciò che sono e da dove vengo.

Non esiste maggiore ferita per le nostre suole che il non essere in grado di far poggiare i piedi sulla terra che amiamo; quello che siamo è legato al posto da dove veniamo. Noi germogliamo in quella terra, siamo come un frutto a cui lei dona vita e mettiamo radici sulla sua superficie, costruendo un paesaggio emozionale che ci accompagnerà fino alla fine dei nostri giorni. Siamo fatti del profumo della sua pioggia, del colore del suo cielo, della risata dei suoi uccelli. E’ per questo che Un Mondo Fragile non offre solo un’opportunità per riflettere su tutto lo sconvolgimento causato dalla sopraffazione delle forze del progresso, ma porta alla luce anche i sentimenti eroici della popolazione rurale, che, con coraggio e resistenza, lotta continuamente per la libertà e la dignità della sua terra.

la-tierra-y-la-sombraCi sono luoghi che ci rendono vulnerabili al ricordo e a cui ci aggrappiamo nel tentativo di affrontare ciò che abbiamo perduto. Scenari dove dividiamo le nostre vite con chi abbiamo amato di più e dove tendiamo a tornare alla ricerca di mani calde che non sono più qui o di voci che non ci sono più, delle quali non è rimasto nemmeno un respiro. Per i personaggi di Un mondo fragile, questo luogo è un albero che ha assistito alla storia della famiglia e che ora è l’unica traccia tangibile di tutto ciò che è andato perduto. Col tempo anche l’albero scomparirà, ma l’ombra che proietta resterà, come un luogo profondamente radicato nelle loro anime, che proteggerà per sempre il ricordo di tutti i momenti per i quali è valsa la pena vivere. Questa ombra resta dentro ognuno di noi ed è l’unica cosa che ci fa sentire che non siamo completamente soli.

Di fronte alla rottura familiare e motivato dal dolore personale, il regista compie una riflessione sulla necessità di combattere per mantenere saldi i fili che ci legano alle persone che amiamo di più, nonostante le emozioni violente, agitate dallE passioni interne che dominano il nostro cuore. Per questo egli ci pone in un microcosmo devastato fisicamente ed emotivamente, dove il vuoto e la solitudine sono più palpabili attraverso i vasti, labirintici campi di canna da zucchero.
Tutto ci trasporta in una geografia emotiva circondata da uno schiacciante senso di perdita, dove l’unica possibile vittoria dignitosa è la salvaguardia del legame con le nostre origini. Come tentativo onesto di migliorare le nostre vite, Un mondo fragile ci dona l’opportunità di tirare fuori cose bellissime che ci teniamo dentro, usando, come catalizzatore, episodi dolorosi che ci hanno segnato.

Il film è distribuito in Italia da Satine Film.

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