Un Kebab da incubo.


Dopo essere stato rappresentato in moltissimi teatri europei come lo Shaubuhne di Berlino, il Kammerspiele di Monaco, il Théatre-Studio d’Alfroville di Parigi, il Royal Courth di Londra, Kebab, il testo di Gianina Carbunariu, arriva in Italia per la regia di Riccardo Bellandi. Dal 9 all’11 gennaio 2015, infatti, la Compagnia Aria Teatro di Trento porta sul palco del Teatro dell’Orologio di Roma, il testo dell’autrice romena. Lo spettacolo vede come protagonisti Chiara Benedetti, Andrapietro Anselmi e Daniele Ronco.

locandinakebabTre ragazzi romeni – Madalina, Voicu e Bogdan – abbandonano le luci, i buoni odori e le persone care della loro terra per realizzare i propri progetti in Irlanda, idealizzata come un luogo dove tutto è possibile e che, invece, risveglierà presto i loro istinti prevaricatori. All’inizio dello spettacolo i giovani vengono presentati in una chiave ingenua e pulita ma, subito dopo, lo spettatore è catapultato dentro una spirale di crescente violenza e degrado. Situazioni che i personaggi non riescono ad arrestare perché troppo presi dalla volontà di auto-realizzazione. Ogni mezzo sembra loro lecito, persino quelli più umilianti ed estremi.

Originariamente intitolata Mady-baby.edu, tradotta come Kebab in sette lingue, lo spettacolo ha già debuttato al Teatro Comunale di Pergine e il Teatro San Marco di Trento riscuotendo un grande successo di critica e di pubblico.

La storia di “Kebab” è una storia semplice e terribile insieme: tre giovani romeni decidono di lasciare il loro paese per seguire i loro sogni: Madalina, diventare una pop-star, Voicu, guadagnare più soldi e Bogdan, lavorare nel campo delle arti visive. Nulla è casuale o banale nella scrittura della Carbunariu: non è un caso che siano tre ragazzi giovani, non è un caso che tutti e tre abbiano un sogno da inseguire, non è un caso che scelgano di farlo in un paese “dove è meglio”, non è un caso che tutto finisca come andrà a finire.

kebab1“La grandezza di un essere umano – afferma Riccardo Bellandi – non sta tanto in ciò che ha raggiunto e che può dimostrare al resto del mondo, piuttosto in ciò che è in potenza, nei suoi sogni, nelle sue speranze. E la sua forza sta nella tenacia e nel desiderio di realizzarsi. Il riuscirci o no è figlio di altre situazioni, proprio quelle che spesso stroncano qualcosa che in potenza è un mondo infinito che aspetta solo di realizzarsi. Così si dimentica la grandezza dell’essere umano e lo si trasforma in un animale capace di tutto. Un animale che si illude di alimentare e difendere il proprio sogno con i denti, fino alla fine, e non si accorge che il proprio sogno si è trasformato in un incubo”.

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