La speranza di ‘chi è senza colpa’.

Arriva finalmente al cinema dal 19 marzo l’ultimo film di James Gandolfini, ‘Chi è senza colpa’ (titolo originale ‘The drop’). dropUn noir duro che ruota intorno a una disperata ricerca di innocenza in un mondo complesso e stratificato.

Basato sul racconto breve intitolato Animal Rescue di Dennis Lehane (già autore di Mystic River, Gone baby gone e Shutter island), il film racconta le vicende del solitario barista Bob Saginowski (Tom Hardy) coinvolto nel riciclaggio di denaro sporco da parte dei gangster che controllano alcuni bar di Brooklyn. Per colpa di suo cugino Marv (James Gandolfini), Bob si ritrova invischiato in una rapina e al centro di una indagine che scava nel passato di tutto il quartiere, dove amici, famiglie e avversari lavorano fianco a fianco per guadagnarsi da vivere, a qualsiasi costo.

THE DROPLa scoperta di un cucciolo abbandonato e maltrattato, spinge il solitario barista a uscire dal suo mondo circoscritto, per spingersi nei meandri del sottobosco di Brooklyn. Insieme a Nadia (Noomi Rapace), la sua vicina di casa, soccorre il cucciolo e fra i due nasce una reciproca attrazione. Subito dopo però Eric Deeds (Matthias Schoenaerts), il proprietario del cane nonché ex fidanzato violento di Nadia, li reclama entrambi.

Tom Hardy considera Bob, il suo personaggio, un diverso genere di anti eroe. “Non ha pretese e perciò viene sottovalutato”, dice l’attore. “Nessuno immagina la sua vera personalità. È una persona comune con un gran cuore e una lunga storia che non racconta mai perché preferisce il silenzio. Vive una vita normalissima”.

Nel film, diretto dal regista nominato all’Oscar Michaël Roskam per Bullhead e prodotto da Fox Searchlight Pictures anche John Ortiz, Ann Dowd, Michael Aronov, James Frecheville, Elizabeth Rodriguez, Tobias Segal e Michael Esper.

drop3Il nome di Dennis Lehane è sinonimo di noir raffinati ambientati in realtà popolari. “La storia originale parla di un uomo che scopre un cucciolo di pitbull nella spazzatura”, dice Mike Larocca, produttore del film. “Salvando il cane, mette in moto una serie di eventi che cambieranno la sua vita. In fondo non è la storia di un uomo che salva un cane, ma di un cane che salva un uomo”.

Lehane inizialmente aveva intenzione di scrivere un romanzo ma non è mai andato oltre il primo capitolo, quindi la sua storia è diventata un racconto breve. È rimasto sorpreso quando la produzione si è rivolta a lui per trasformare il racconto in un film. Tuttavia stava già considerando l’idea di adattare la storia in una sceneggiatura, cosa che non aveva mai fatto prima d’ora.

“E’ stato l’unico libro che ho mai iniziato, che mi sia sfuggito di mano”, spiega. “L’ho messo in un cassetto e non l’ho più ripreso, anche se continuavo a pensare a Bob, al cucciolo che soccorre e alla donna che incontra. Penso che sia rimasto dentro di me per tutto questo tempo perché ero affascinato dall’idea di solitudine. Non parliamo quasi mai di quanto possa essere devastante la solitudine. Sono convinto che uccida più persone del cancro. Quindi sono partito dall’idea di Bob, un uomo incredibilmente solo”.

“La storia breve è molto circoscritta”, aggiunge Lehane. “Ci sono Bob, Nadia e Eric Deeds. Il cugino Marv era un personaggio minore ma nel film è diventato un personaggio protagonista. Avevo solo l’ossatura della trama. Penso che il racconto sia il bocciolo e il film il fiore sbocciato”.

Lehane ha lavorato alla prima versione del copione da solo, scrivendolo durante l’estate 2010. “La cosa diversa di questa esperienza era che finora non avevo mai dovuto riflettere su come rendere il film più gustoso per il grande pubblico. Ma era importante conservare l’integrità della mia visione originale, che consisteva nel raccontare la storia di un gruppo di persone in difficoltà, che cercano di recuperare la propria vita”.

drop2Una delle priorità era sviluppare maggiormente alcuni dei personaggi, in particolare il cugino Cousin Marv. “Quando è stato scritturato Jimmy Gandolfini, ho aumentato le sue battute perché i dialoghi con lui sarebbero stati molto interessanti. Per alcuni attori risulta difficile ma Jimmy era nel suo elemento. Non avrei potuto sperare in un attore migliore per interpretare il cugino Marv. Gli ho dato più spessore e più dialogo perché sapevo che era in grado di gestirlo. E’ stato fenomenale”, dichiara Lehane.

Roskam, che è sempre stato un fan di Gandolfini, racconta di come il grande attore spesso si recasse sul set anche quando non doveva girare o provare. “E’ stato bellissimo lavorare con un attore del suo calibro. Aveva una grande esperienza, eppure si metteva sempre in discussione. Alla fine ho capito che era questo il suo modo di approcciare i personaggi che interpretava. Iniziava da zero, portando con sé un taccuino, su cui annotava tutto ciò che elaborava rispetto al suo personaggio, al suo percorso. Si è messo completamente a nudo con me, mostrandomi volutamente la sua insicurezza e vulnerabilità. Credo che temesse che fossi intimidito da lui, e che gli dicessi che tutto ciò che faceva andava bene”.

Anche Tom Hardy nutre una forte ammirazione per l’attore. “James Gandolfini era un artista di grande talento, gentilezza e sensibilità”, dice. “Ha portato autenticità e verità al ruolo. È stato bellissimo lavorare con lui perché era veloce e divertente, con un gran cuore. Non credo che avrei mai riso così tanto con un altro attore sul set. Pochi attori hanno l’abilità di coinvolgere gli altri al punto tale che anche se non facevi parte di quella scena, era impossibile non seguirla. Spero solo di non averlo deluso, perché spesso, invece di lavorare, stavo lì a guardarlo!”

Uno dei luoghi più importanti del film, il bar, è di fatto un’invenzione di Lehane. L’idea di un posto di snodo, dove confluiscono e vengono riciclati i ricavi illeciti, è il frutto di voci che circolano da anni.

drop4Dennis Lehane si è documentato sul crimine organizzato e così ha ideato il bar dove viene immesso tutto il denaro sporco; dove il denaro viene conservato lontano dalle autorità. “Si tratta di denaro che non può essere registrato lecitamente, che proviene dagli allibratori o dal giro della prostituzione”, spiega il regista. “I contanti costituiscono una prova e vanno tenuti lontano dalla polizia. Se li nascondi nello stesso posto, prima o poi la polizia li scopre. Ma loro li fanno girare quindi anche quando la polizia scopre il nascondiglio, arriva sempre troppo tardi”.

Lehane non sa con certezza se le storie che hanno ispirato l’idea del bar come luogo di riciclaggio, siano vere, ma dichiara: “Sono un grande sostenitore di ciò che affermava Einstein e cioè che l’immaginazione spesso è più importante della realtà. Non sono stato troppo lì a scervellarmi per sapere se i fatti descritti fossero completamente reali, perché questa è una storia che in fondo si potrebbe raccontare così: “C’era una volta a Brooklyn… un orco che esce dalla taverna e inizia a liberarsi della sua parte animale”.

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