La prima volta non si scorda mai.

“Ogni padre vorrebbe che la propria figlia femmina rimanesse vergine almeno fino a 40 anni”. Ad affermarlo è Riccardo Rossi che a 52 anni debutta alla regia con il film “La prima volta (di mia figlia)”. Ma Riccardo Rossi non ha figli e, infatti, la battuta non è sua, ma è vera: “l’ho sentita dire a un mio amico una sera a cena – racconta Rossi durante la presentazione del suo lavoro a Roma -. Per questo ho deciso di girare questo film. Sono convinto che l’esperienza della prima volta non si scorda mai, perché la nostra ‘prima volta’ è un momento unico nella vita di ognuno noi; ci segna in quel preciso momento, come un imprinting, forse l’ultimo della nostra adolescenza. Ma che, guarda caso, ci porteremo dentro il cuore come uno dei momenti più esaltanti della nostra esistenza, tanto da non dimenticarlo più”.

Nel film, che sarà al cinema dal 19 marzo, Riccardo Rossi interpreta Alberto, un medico della mutua, maniaco dell’ordine, separato da dieci anni e con una figlia quindicenne, Bianca (Benedetta Gargari).

“Abbiamo fatto un casting per scegliere l’attrice che avrebbe dovuto prestare il volto a Bianca – racconta il regista – e Benedetta mi è sembrata troppo bella per la parte, ma quando ha provato la scena è stata quella che più di ogni altra mi ha fatto provare l’emozione di essere padre”.

La scintilla che scatena il film arriva come un fulmine a ciel sereno: Alberto legge di nascosto sul diario di Bianca che la sua bambina sta per fare l’amore per la prima volta! Alberto va nel panico e, deciso a combattere per non far accadere il “fattaccio”, o quantomeno a far capire a sua figlia come “dovrebbe essere fatto”, organizza una cena con la sua più cara amica Marina (Fabrizia Sacchi), ginecologa del consultorio.

Al tavolo si aggiungono, indesiderati e inaspettati, Giovanni (Stefano Fresi), l’inopportuno marito di Marina e Irene (Anna Foglietta), una psicologa collega di Alberto che lui detesta, perché è il suo esatto contrario. Si ritrovano tutti a raccontare le loro prime volte, ma nessuna delle esperienze riesce a dare a Bianca quello slancio educativo che Alberto tanto cercava. Le cose quindi non andranno come sperato e quella che doveva essere una cena “istruttiva” si trasformerà in uno zoo, una grande “terapia di gruppo” che cambierà per sempre il rapporto tra padre e figlia.

“Cosa prova un uomo – afferma il regista – alla vigilia della percezione che sua figlia quindicenne, quell’angelo, la sua adorata cucciola, sta per andare per la prima volta con un altro uomo, dunque via per sempre dalla sua vita? Non ho figli, ma molti amici, coetanei, e li ho visti crescere sotto i miei occhi da osservatore privilegiato. Ho raccolto le loro ansie, le loro preoccupazioni, nei cambi di ruolo che la commedia della vita gli ha affibbiato: il terrore di perdere per sempre quella ‘bambina in tutù’ si dipingerà su quella faccia maschia. Io l’ho visto quello smarrimento dello sguardo, quel rispondere come un cane da guardia a tutti le occhiate concupiscenti dei ragazzi coetanei. L’ho visto di persona: un uomo, un padre, ma di nuovo per un attimo uomo, che deve affrontare, accettandolo, il fatto che sua figlia sarà di un altro, o meglio, di altri, da oggi in poi per tutta la sua vita”.

“Sapete perché? – chiede Riccardo Rossi -. Perché l’uomo sa quanto è bestia!. È terribile: tutti gli uomini piagnucolano lo stesso refrain: la mia bambina tra le mani di quell’orco, no! Ma com’è possibile?. Ecco, è questa la paura che voglio raccontare. Paura, vera. Che coglie tutti gli uomini del mondo indistintamente ed esclusivamente nel ruolo padre-figlia. Non padre-figlio, non madre-figlia, non madre-figlio. Ma solo padre-figlia”.

Ecco perché Alberto, un medico di base di mezza età, quando scopre che la sua unica figlia quindicenne sta per fare l’amore per la prima volta, decide di organizzare una cena con la coppia dei suoi migliori amici: un raro esempio (secondo lui) di una corretta vita familiare. Spera ingenuamente che durante questa cena, tra una chiacchiera e l’altra, il loro “format” di coppia felice (i due hanno un figlio poco più grande), possa essere utile alla figlia per “capire” cosa fare, ma soprattutto chi scegliere, per questo passo così importante. L’arrivo inatteso al ristorante di due schegge impazzite metteranno Alberto in seria difficoltà non solo con sua figlia, ma anche con tutti i suoi invitati e non. Fino a rivelare a loro e a se stesso quella parte di sé che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di confessare. Per un attimo, quindi, i ruoli verranno azzerati e tutti saranno senza distinzioni d’età. E se è vero che “a tavola non s’invecchia”, a tavola si sarà almeno cresciuti un po’ tutti, perché ci si è guardati in faccia senza ruoli: non più amici, nemici, conoscenti, colleghi, padri, figli, ma solo persone, senza distinzioni d’età.

Il film prodotto da Matteo Rovere, Andrea Paris e Adriano De Micheli (Ascent film e Dean Film) con Rai Cinema, sarà distribuito in 150 copie da Universal Pictures. La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso regista, insieme a Luca Infascelli e Chiara Barzini.

I commenti sono chiusi.