Pallottole e risate ‘fuori dal coro’.


Dalla Sicilia arriva al cinema il 4 giugno con Microcinema una commedia, noir e splatter, che riesce a conciliare Ficarra, Picone e Quentin Tarantino.

Il regista Sergio Misuraca negli anni ’90, è partito da Terrasini (in provincia di Palermo, dove il film è ambientato) e si è trasferito a Los Angeles per seguire il sogno del cinema e, infatti, si è ritrovato a lavorare per Robert De Niro; non come cineasta, ma dietro ai fornelli. Eppure l’aria del cinema che si respira ad Hollywood lo ha influenzato a tal punto che oggi porta sullo schermo “Fuori dal coro”, un film 100% made in Sicilia (come recita la locandina), con una storia che ricorda ‘My name is Tanino’ di Paolo Virzì. Sulla locandina il commento di Marco Giusti è particolarmente esplicativo: “Un cannolo esplosivo”.

“Il mio sogno è stato completamente posteggiato perché dovevo vivere – ha confessato il regista durante la presentazione del filma Roma – e così ho lavorato nel ristorante dove uno dei proprietari è Robert De Niro. Oltre a lui venivano tante star, ma non ho mai avuto il coraggio di andare a dirgli “voglio fare un film e ho continuato a cucinare spaghetti aglio e olio. Il mio sogno l’ho ripreso tornato in Italia, 5/6 anni fa”.

“Ora ho un ristorante messicano, El Bocadido, e un Bed&Breakfast, dove ho ospitato la troupe”, continua il regista che negli anni americani si è imbattuto in sale cinematografiche che proiettavano film classici italiani. E spesso andava al cinema.

Fuori dal coro è il film che Sergio Misuraca aveva sempre pensato di far interpretare proprio a Robert De Niro che “non ha visto il film, ma spero riesca a vederlo”, afferma il regista.

Nel film Dario e Nicola, giovani siciliani e disoccupati doc, trascorrono le loro giornate tra spinelli, giri in motorino e arte d’arrangiarsi. Il neo laureato Dario però, in cambio di una promessa di ‘segnalazione’ per un posto di lavoro, decide di svolgere un lavoretto per un personaggio influent e del suo paese, il ‘Professore’. Si tratta di consegnare a Roma una busta contenente dei documenti. Dario parte in auto dopo aver chiesto all’amico Nicola, abile tappezziere, di nascondere la busta dentro al sedile della sua auto. Ma le cose a Roma non vanno lisce come Dario aveva immaginato, né come il Professore gli aveva garantito. Infatti, la persona che deve fare da trami te per la consegna, altro non è che suo zio Tony. I due, che non si vedono da molti anni, sono costretti ad appianare le loro divergenze per portare a termine il lavoro e consegnare la busta a Pancev, uno slavo poco raccomandabile. Ma al momento della consegna, la busta sembra essere sparita. Zio e nipote sono costretti a scappare in Sicilia con una rocambolesca fuga, nel tentativo di venirne a capo, recuperare la busta e salvare la pelle.

“Girare questo film non è stato facile – spiega Misuraca -: è un film sudato perché non ho ricevuto alcun aiuto da parte della film Commission della Sicilia. Inizialmente, infatti, c’era il timore di non portare alla fine il progetto, ma ce l’abbiamo fatta!”.

Il titolo Fuori dal coro “nasce prima della sceneggiatura, cosa che so che non si fa – sostiene Misuraca -. L’ho scelto perché rispecchia un film fuori dagli schemi e soprattutto perché i miei genitori fanno parte di un coro”.

Nel suo film tante citazioni: “i miei modelli – dice Sergio Misuraca – sono la commedia classica italiana di Monicelli e Dino Risi, senza dimenticare il primo Alessandro Piva, quello de ‘La capagira’. Tra gli americani, invece, adoro Tarantino, Guy Ritchie e Martin Scorsese”. La struttura del montaggio di Fuori dal coro, infatti, segue un crescendo iperbolico intorno al fulcro della vicenda che non viene mai svelata se non attraverso un flashback che rimescola le carte per giungere all’inaspettato finale a sorpresa.

Per il direttore della fotografia, Giuseppe Pignone, “Fuori dal coro è un film composto da tre atti, che si affaccia ad ogni atto mutando di genere e dando la possibilità alla luce, nell’arco della narrazione, di essere una delle componenti fondamentali che sottolinea il passaggio da un genere all’altro. La prima parte ha le caratteristiche di una commedia e la luce accompagna la narrazione senza forzare la mano lasciando che i protagonisti si muovano liberamente immersi nella luce calda del sole, gli ampi spazi e il turchese del mare di Terrasini. Nella parte centrale del film il racconto inizia a fondere la commedia con il noir, il nostro protagonista inizia l’avventura spostandosi a Roma e muovendosi in spazi sempre più bui, nightclub, acide sale biliardo ferme nel tempo, feste balcaniche e notte, tanta notte color acquamarina. I colori si inacidiscono, i contrasti si fanno sempre più forti anche nell’accostamento di colori complementari. Nella terza parte del racconto si ritorna in Sicilia dove la commedia, diventata “nera” nel corso della narrazione, assume sfumature “pulp”. Il protagonista porta con sé le conseguenze delle sue azioni e le atmosfere che lo hanno accompagnato nella sua trasformazione. Ai colori caldi dell’estate siciliana si alternano i toni scuri e drammatici della notte che avvolge l’epilogo della rocambolesca storia. I movimenti di macchina iniziano ad essere più evidenti e l’uso del rallenty nella parte finale del film è componente essenziale per la chiusura del racconto”.

L’autore delle musiche di Fuori dal coro è Lello Analfino, leader dei Tinturia, già autori delle musiche dell’ultimo film di Ficarra e Picone e noti per l’esibizione all’ultimo concertone del ‘Primo maggio’ a San Giovanni. “A questo progetto – afferma Lello Analfino – mi ha dato l’idea vera del significato di “volere raggiungere un obiettivo”. Ecco cosa rappresenta per noi Fuori dal coro, Sergio Misuraca, un regista che sa far innamorare le persone raccontando in modo semplice e moderno una storia apparentemente “normale” che ho condito con le mie musiche traendo spunto da generi che vanno dal folk alla techno”.

Nel cast Dario Raimondi, Alessandro Schiavo, Roberta Procida, Alessio Barone, Ivan Franek, Aurora Quattrocchi, Emanuela Mule’, Salvo Piparo, Antonello Puglisi, Consuelo Lupo, Sergio Vespertino e Marta Richeldi.

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