L’A.S.S.O. nella manica: un’amica sfigata.

Mercoledì 19 agosto arriva al cinema con Eagle Pictures e Leone Film Group L’A.S.S.O. nella manica di Ari Sandel. Il titolo originale The Duff, che sta per “Designated Ugly Fat Friend”, ovvero “La brutta grassa amica designata”, è stato reso in italiano con l’acronimo A.S.S.O. ovvero “Amica, Sfigata, Strategicamente, Oscena”.

Asso nella manica poster SAC okL’ A.S.S.O. nella manica racconta la vita di Bianca, un’adolescente acqua e sapone, amica di due ragazze belle, intelligenti e, pertanto, invidiate e in voga in tutta la scuola. Qualcosa cambierà in Bianca quando, ad una festa, incontrerà Wesley, un ragazzo che le farà notare, e pesare, il suo ruolo da ‘ruota di scorta’, meno attraente e talentuosa delle sue pseudo amiche del cuore. Aperti gli occhi e cosciente della sua posizione all’interno del gruppo di amiche, Bianca cercherà, in tutti i modi, di cambiare per diventare una leader, una ragazza indipendente e far così breccia nel cuore del bel Wesley.

Per l’edizione italiana è stata scelta Greta Menchi, che ha prestato la sua voce a Casey, interpretata dall’attrice Bianca Santos, cimentandosi per la prima volta nel doppiaggio.

Diretto da Ari Sandel, L’ A.S.S.O. nella manica nella manica vede protagonista Mae Whitman (Noi siamo infinito), Bella Thorne (Insieme per forza), Allison Janney (Spy), Robbie Amell (Se mi guardi mi sciolgo), Ken Jeong (Una notte da leoni 3). La commedia, annunciata con un contest agli MTV Awards 2015, è stata presentata in anteprima nazionale al Giffoni Film Festival mercoledì 22 luglio. Naturalmente il film in USA è rapidamente diventato un campione di IncA.S.S.O.

La produttrice esecutiva Lane Shefter Bishop ha scoperto il romanzo “Quanto ti ho odiato” (titolo originale “The Duff”) quando, ancora in fase di stesura, una copia era già finita sulla scrivania di Joanna Stampfel-Volpe, un’agente editoriale newyorkese. La Bishop, conquistata immediatamente dal titolo del romanzo, l’ha letto tutto d’un fiato. Il mattino successivo ha richiamato la Stampfel-Volpe e le ha proposto di produrre il film. Ha poi inviato il tutto anche ai produttori McG e Mary Viola della Wonderland Sound and Vision, con un invito impossibile da rifiutare: “Dovete assolutamente leggerlo, adesso!” “Abbiamo ricevuto un centinaio di pagine manoscritte” ricorda Viola. “Lane ci aveva pre-annunciato un testo molto speciale.” E proprio come la Bishop, anche lei ha letto il manoscritto tutto d’un fiato. “Ho richiamato Lane il giorno dopo e le ho detto: ‘Fantastico! Davvero originale. Dobbiamo assolutamente produrlo”. McG concorda: “Sì, anch’io ho subito pensato che fosse una storia perfetta, adeguata allo spirito dei nostri giorni, veritiera e vicina all’esperienza quotidiana”.

duffCosì i produttori hanno scoperto, non senza una certa sorpresa, che il libro è opera dell’autrice Kody Keplinger, appena diciassettenne. “Non avremmo mai pensato che il libro fosse stato scritto da una teenager fin quando Kodi ha detto a Lane che avrebbe dovuto discutere dei dettagli contrattuali con sua madre”, ricorda Viola. La Bishop ricorda: “Mi sono detta: ‘No, non può essere stato scritto da una diciassettenne. Sì, è vero, il libro parla anche di scuola, ma tanta complessità e profondità possono essere solo frutto di una penna esperta.” I produttori, conquistati dai personaggi e dalla storia, decidono quindi di dare al libro una struttura filmica più consona, adattando alcuni aspetti del romanzo per dare al prodotto finale una veste visiva e cinematografica completa. Obiettivo raggiunto grazie allo sceneggiatore Josh A. Cagan (Bandslam): “A volte, quando adatti un testo letterario per lo schermo, devi lasciar alcune cose e modificarne altre, ma preservando sempre gli elementi narrativi principali”, racconta la Viola. “È stata una bella sfida” racconta Cagan. “L’obiettivo era riuscire a salvare la dinamica narrativa pur trasponendo il testo sul grande schermo. Mi sono ispirato al modello dell’elaborazione del lutto di Kubler-Ross, articolato in cinque fasi – rifiuto, rabbia, negoziazione, depressione e accettazione – quanto di più apparentemente paradossale per una commedia”.

Cagan ha applicato il modello Kubler-Ross ai cinque stadi emotivi che il personaggio principale, Bianca (interpretata da Mae Whitman) attraversa nel suo essere un’A.S.S.O. “Gli scrittori cercano un giusto inizio, uno svolgimento, e una buona fine”, commenta Cogan. La cosa interessante del modello Kubler-Ross è che racchiude tutte le fasi. Mi sono ispirato a questo modello per la stesura della sceneggiatura.” Dopo aver letto una prima bozza della sceneggiatura, la CBS Films ha contattato i produttori per confermare l’intenzione di produrre il film. Nella fase di sviluppo della sceneggiatura, Cagan e i produttori, per essere certi di non scontentare le accolite di fan della scrittrice, hanno deciso di far leggere il testo anche alla Keplinger. “Ci ha fatto piacere sapere che a Kody la sceneggiatura era piaciuta, malgrado avessimo cambiato alcune cose”, racconta la Viola. “Kodi ha capito perfettamente perché.” “Ogni volta che un libro viene adattato per il cinema, ci sono delle cose da cambiare. Se porti al cinema un testo letterario senza cambiare niente, il risultato finale sarà quasi certamente un film lungo e noioso” spiega la Keplinger. “La cosa più importante per me era mantenere il messaggio del libro cioè il fatto che prima o poi a tutti capita di sentirsi un’A.S.S.O. A mano a mano che il progetto ha preso forma, mi sono resa conto che anche gli attori erano emotivamente coinvolti. Ho capito che avevano colto alla perfezione lo spirito della mia storia. Ed è stata una grande emozione constatare che quella storia e quel messaggio diventavano concreti”.

Da sempre, ben prima che il termine A.S.S.O. (Amica Sfigata Strategicamente Oscena) entrasse nel gergo giovanile, determinate differenze hanno caratterizzato l’universo degli adolescenti. Tutti hanno amici o amiche più belli, più intelligenti, più dotati, e amici o amiche meno affascinanti, intelligenti o talentuosi. La verità è che ognuno di noi è un’A.S.S.O. e che tutti, a nostra volta, abbiamo un’A.S.S.O., e in nessun ambiente questa parola è più usata che a scuola.

“Ricordo benissimo l’ultimo anno di liceo, quando, seduta al bar della scuola, una ragazza al mio tavolo si lamentava di essere chiamata A.S.S.O. dagli altri ragazzi” racconta la Keplinger. “Io non sapevo neanche cosa significasse la parola A.S.S.O. – così mi hanno spiegato che A.S.S.O. sta per “Amica Sfigata Strategicamente Oscena”. La prima reazione è stata di divertimento… Poi ho pensato: “No, non è giusto…” E alla fine: “Oddio. Sono io.” “Più tardi, parlandone con le mie amiche, mi sono resa conto che ognuna di loro pensava di essere l’A.S.S.O. in questione. Così, quasi per gioco, ho annunciato che avrei intitolato il libro proprio così, ma al posto della ragazzina brutta e brufolosa che si scioglie la coda di cavallo, si toglie gli occhiali e diventa una top model da sogno, ho deciso che la mia protagonista sarebbe rimasta un A.S.S.O. dall’inizio alla fine”.

duff2“Ho notato che tante persone che hanno letto il libro, mi hanno poi scritto una mail dicendomi: “Sai, sono io l’A.S.S.O. del gruppo, e questo libro per me è stato molto importante” racconta la Keplinger. “L’aspetto fisico non conta. Non conta essere grassi o magri, alti o bassi, i più intelligenti o brillanti del gruppo. In realtà, più che con l’aspetto fisico, questa storia ha a fare con l’insicurezza e col senso di inadeguatezza, da dove siamo passati tutti.” McG conferma: anche lui è stato l’A.S.S.O. del gruppo. “Da ragazzo, avevo un amico bellissimo, e non mi rendevo conto che io, invece, ero quello da sfruttare per conoscere lui, cosa diventata poi evidente nei primi anni di liceo. Prima o poi, ognuno di noi è quell’A.S.S.O. E non ha niente a che fare con l’aspetto fisico. Ha a che fare con il proprio ruolo, con la propria identità.”
Anche se attori e registi sanno che il messaggio del film è importante e profondo, tutti concordano nel dire che questa, prima di tutto, è una divertentissima commedia. “Uno degli elementi principali della commedia è che tocca temi importanti e controversi, senza toni drammatici, per non rischiare di risultare pesante e noiosa”, spiega Sandel. “Se riesci a scherzarci su, diventa tutto più facile”.

Le interviste ai protagonisti:

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