Esordio discografico della cantautrice Leila.

Una voce limpida ci trasporta dentro un universo dall’atmosfera onirica e un po’estraniante. La voce è della cantautrice emergente Leila, l’universo è quello del suo omonimo disco, album d’esordio della giovane romana.

Leila02_PH_Benedetto_dell'ariccia_MEDA un primo ascolto si ha la sensazione di un prodotto dal respiro internazionale, che prende linfa dal genere elettronico con arrangiamenti molto essenziali, melodie minimal, ritmica leggera e ripetitiva. La voce è preponderante e il cantato è in italiano, ad eccezione del brano Let me get in. In alcuni momenti Leila ricorda Cristina Donà ma fuori dal pop, in altri si avverte un’ispirazione indie alla Blonde Redhead ma meno alternative rock.

Le melodie sono leggere e ambient. I temi esplorati in testi sintetizzati al massimo sono quelli chiave dell’essere umano. Dondolo è il primo singolo estratto dall’album, “è l’espressione leggera della pesantezza – racconta l’autrice – Come una voce distaccata e sottile che gioca con temi complessi (il possesso, la solitudine, la depressione, il distacco) con leggerezza, Leila_PH_Giovanna_Onofria due metri da terra, come se non le riguardasse, sapendo bene che tutto è relativo”.

Sono sette i brani dell’album, scritti e prodotti nell’arco di un anno, grande contributo di Lucio Leoni, titolare della casa di produzione Lapidarie Incisioni, ma accanto alla cantautrice anche Federico Leo alla batteria, Francesco Saguto alla chitarra, Carmine Iuvone al basso, violoncello e il basso ukulele e Dario Colozza, in arte Ynaktera, a cui si deve la parte elettronica.

Leila, trentatré anni, formazione all’Università della Musica e al Conservatorio di Frosinone, merita certamente di essere sguita.

Lorenza Rossi

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