È passato quasi un lustro dallo scioglimento dei Supergrass, ma il leader Gaz Coombes non rinuncia alla sua carriera da solista. Infatti è uscito sul mercato “Matador”, il suo secondo album dopo “Here Comes the Bombs” del 2012.
Se non fosse per la voce, stenteremmo a riconoscere che dietro la composizione dei pezzi c’è il basettone di “Alright”. Il britpop sembra lontano e passato più che mai.
In “Matador” vediamo abbandonate le chitarre per una nuova dimensione di super-arrangiamenti vicini al trip hop e alle melodie soul. Un viaggio tra cori gospel, loop e campionamenti.
Nella canzone “20/20”, il primo singolo dell’album, è protagonista il piano, in “The English Ruse” sentiamo invece un incedere krautrock-synth. “The Girl Who Fell to Earth” sembra un rapido ritorno alle melodie pop più Supergrass, “Needle Eye” è un potente funkettone. Mentre “Seven Walls” è la più lenta e notturna del disco.
Al primo ascolto dell’album si rimane di sicuro stupiti. Il confronto col passato di decenni fa è impossibile. Oltre alle basette è venuto meno anche un certo approccio alla musica. Questo disco è la prova di un percorso che lo rende un artista ancora più maturo.
Il sottoscritto preferisce ancora ricordarlo ciondolante sulle chitarre di “Richard III”.