L’Immortale, condannato a vivere

Il corpo di Ciro sta affondando nelle acque scure del Golfo di Napoli, colpito al petto da Genny Savastano, il suo unico, vero amico. E mentre sprofonda sempre più, affiorano i ricordi. I suoni attutiti dall’acqua si confondono con le urla di persone in fuga… È il 1980, la terra trema, i palazzi crollano, ma sotto le macerie si sente il pianto di un neonato ancora vivo: è Ciro di Marzio, da quel giorno in poi tutti lo chiameranno l’Immortale.

locandina immortaleAnni dopo, quello stesso bambino ormai adulto, sopravvive anche a quel fatidico sparo: allora è vero quello che si dice, l’Immortale non lo uccide nessuno. Dalla serie tv Gomorra al cinema dal 5 dicembre, Marco D’Amore è L’immortale. Gli sceneggiatori sono Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli, Marco D’Amore, Francesco Ghiaccio e Giulia Forgione. Le musiche dei Mokadelic.

Ambientato tra la Napoli degli anni ’80 post-terremoto e la Riga odierna, la storia è un continuo dialogo tra il presente di Ciro, esiliato sul Baltico a migliaia di chilometri da casa e dagli ultimi affetti rimasti, e il suo passato da orfano. Dall’infanzia per strada alle fredde estati del nord Europa, dai primi furti all’ultima guerra tra fazioni in lotta: tutto per sopravvivere a un mondo dove l’immortalità in fondo è solo una condanna. L’Immortale non è solo un’opera cinematografica ma un nuovo capitolo che si integra completamente in Gomorra – La serie e fa da ponte tra la quarta e la quinta stagione. Un
progetto crossmediale e innovativo attraverso il quale, per la prima volta in assoluto nella storia della serialità, un film a se stante diventa anche un segmento del racconto a cavallo tra le due stagioni di una serie televisiva.

“Ciro di Marzio – afferma il regista e interprete Marco D’amore -, L’Immortale, è il male assoluto. Il gesto efferato, la violenza ingiustificabile. Ma è anche la tenerezza improvvisa di una carezza, la compassione per il dolore, il gesto eroico del sacrificio. Ciro è una vetta insormontabile o un abisso senza fondo, a seconda da quale punto di vista lo si osservi. È un essere umano totale, conflittuale, tridimensionale. Ha, a mio avviso, la potenza dei grandi protagonisti della letteratura teatrale come l’Amleto o lo Jago di Shakespeare, il Caligola di Camus. Negli anni di percorso fatti spalla a spalla con questo personaggio, non ho mai smesso di pensare a lui, di interrogarlo come un oracolo nero, di sognarlo e averne l’incubo. Questa ossessione mi ha fatto immaginare infinite storie possibili che ne ampliassero il racconto, ne indagassero le origini. Una di queste ha preso il sopravvento, disegnando uno scenario unico e innovativo sia dal punto di vista drammaturgico che produttivo: mi ha fatto pensare a un viaggio di andata e ritorno che a partire dalla narrazione seriale conducesse gli spettori dalla televisione al cinema e dal cinema alla televisione. Un capitolo a sé stante di Gomorra, trasposto al cinema, attraverso il punto di vista di uno dei suoi protagonisti più controversi e amati: un film, capace di fare da ponte tra la quarta stagione già trasmessa in TV e la quinta serie. L’Immortale, dunque, è un vero e proprio esperimento cross-mediale come forse non se ne sono mai realizzati, un precedente che ci auguriamo possa sviluppare una nuova via di interazione tra la sala e il salotto di casa. Ma oltre a questo, L’immortale non ha solo l’ambizione di condurre in sala chi di Gomorra – La serie è già accanito sostenitore, ma si propone come un film assolutamente autonomo e indipendente rivolto anche a quelli che non si sono mai imbattuti nel progetto televisivo ai quali racconteremo la storia di un uomo che ha fatto una scelta precisa nella vita e dalla quale non potrà mai più tornare indietro, sospeso tra il ricordo del tempo in cui tutto è cominciato, la Napoli degli anni ’80 e un presente in un luogo lontano che è asilo ed esilio al tempo stesso. Porremo lo spettatore di fronte a un racconto archetipo che stimoli domande che hanno a che fare con la vita, le passioni, i desideri e il male attraverso cui si è disposti a passare per realizzarli”.

marco-damore

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