Class enemy.

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Class Enemy è l’opera prima del regista sloveno Rok Biček, classe 1985. Il film è stato presentato in concorso alla 28esima Settimana Internazionale della Critica di Venezia aggiudicandosi il premio come Miglior Film ed è uno dei tre finalisti al LUX, il premio con cui il Parlamento Europeo intende stimolare il dibattito pubblico sull’integrazione culturale e facilitare la circolazione dei film. Il capolavoro del giovane regista sloveno, da molti paragonato al miglior Haneke, sarà poi distribuito nelle sale italiane dalla Tucker il prossimo settembre.

Nel film, il rapporto tra il nuovo professore di tedesco e i suoi studenti si fa sempre più teso a causa di un’incolmabile differenza fra i loro modi di intendere la vita. Quando una studentessa si suicida, i compagni accusano l’insegnante di essere responsabile della sua morte. La consapevolezza che non tutto ê bianco o nero arriverà troppo tardi.

Ogni popolo che ha vissuto l’occupazione nazista e che al giorno d’oggi ha dei problemi con i giovani, potrà riconoscersi nel Nemico di classe. Ogni insegnante di tedesco almeno una volta è stato chiamato “Hitler”. Se Robert (Igor Samobor) non avesse insegnato tedesco non sarebbe stato tacciato di nazismo. Le sue ore di lezione non avrebbero avuto quel sottotono. Robert parla in modo saggio ma poiché lo fa in tedesco innesca un ricordo atavico.

Solo chi non è coinvolto nei problemi di una società può permettersi di porre quest’ultima davanti ad uno specchio. Ecco perché nel film l’immigrato cinese attraverso la frase “Voi, Sloveni, se non vi ammazzate da soli, allora vi uccidete l’un l’altro” assorbe le frustrazioni dell’intera società slovena. La prima parte della battuta si ricollega all’alto tasso di suicidi in Slovenia, che occupa i primi posti a livello mondiale. La seconda trova le sue radici nelle esecuzioni di massa avvenute subito dopo la Seconda guerra mondiale: quando i partigiani hanno ucciso i collaborazionisti dei tedeschi. Entrambi i problemi sono tuttora estremamente presenti nella realtà slovena e pare che così rimarrà.

class enemy“La storia – racconta il regista Rok Biček – si basa su un evento realmente accaduto che ho vissuto al liceo, quando una studentessa del terzo anno si è suicidata. Il fatto ebbe come conseguenza una rivolta spontanea dei suoi compagni di classe contro il sistema scolastico e i professori, ma già dopo una settimana ha cominciato a placarsi. L’insurrezione della classe non aveva un nemico ben definito contro cui combattere, dal momento che della morte della loro compagna non si poteva accusare direttamente nessuno. Le candele accese sulle scale della scuola, la lettura del manifesto alla radio scolastica e i boicottaggi delle lezioni sono diventati dei mezzi per lo sfogo della frustrazioni personali. E così dieci anni più tardi ho preso ispirazione dalle stesse immagini. Dopo un approfondimento più dettagliato di questi eventi, dai principali attori sono riuscito a comprendere molto i loro rapporti interpersonali e le situazioni di tensione in atto tra di loro. Tutto ciò fungeva da impalcatura di base per la maggior parte delle scene del film”.

“Capire quale fosse la vera ragione del suicidio della ragazza – prosegue Rok Biček -, non era mio interesse principale all’interno del racconto. Questo evento era l’elemento d’innesco per il traino dell’intera storia. Trovavo interessante la dinamica dei rapporti tra compagni di classe, come utilizzassero la tragedia personale per la loro rivolta ribellione e la facilità con cui incolpavano il professore. Ero affascinato dall’idea di come la classe, quale protagonista di gruppo, potesse unirsi compatto attorno a una sola idea e come si disgregasse non appena subentrava una discordia, un litigio. Questo è il classico modello di rivoluzione, che, per tenere compatto un gruppo, necessita di un nemico comune. Nel momento in cui il nemico è sconfitto e l’obiettivo è raggiunto, l’unione si sfascia”.

class enemy2“La trasformazione più grande – racconta il regista – viene vissuta da Luka, similmente a coloro che a fine rivoluzione si trovano a fare la resa dei conti. Chi erano i membri delle unità partigiane di esecuzione che alla fine della seconda guerra mondiale decimavano in massa i loro avversari? Probabilmente sono persone sopravvissute alla difficile esperienza che le ha profondamente segnate. Persone ferite emotivamente trasformatesi in esseri insensibili e vendicativi. Luka si sente il più mortificato fra tutti gli alunni. Non essendo in grado di affrontare la perdita della madre, filtra le emozioni negative attraverso la ribellione contro il nemico virtuale. Questo peso di Luka è la scintilla che accende un fuoco. Se non ci fosse l’insegnante tedesco, dovremmo inventarcelo…”.