Il padre di Frank Underwood.

DSC05659Il ‘creatore’ di Frank Underwood, Lord Michael Dobbs, a Roma per presentare il primo e il secondo capitolo del suo libro ‘House of Cards’ (Fazi editore), che ha ispirato la nota serie tv realizzata da Netflix e trasmessa in Italia da Sky.

La sua opera è conosciuta in tutto il Mondo, anche in Cina. Molti non sanno, però, che il papà di Frank Underwood è autore di una trilogia a sfondo politico incentrata intorno a Francis Urquhart (il nome letterario del personaggio interpretato da Kevin Spacey in House of Cards), da cui è stata tratta la serie televisiva originale della BBC in Inghilterra e, successivamente, della Netflix a Hollywood.

Michael Dobbs, nella stesura di House of cards, rivela di essersi ispirato al Giulio Cesare di Shakespeare. “Nel libro – afferma Lord Dobbs nella libreria Fandango di Roma – il protagonista si chiama Francis Urquhart e anche nella serie Bbc si chiama così, ma agli americani non suonava bene Urquhart, così è diventato Frank o Francis Underwood. Ma alla radice di entrambi i cognomi c’è il suono F.U. che in inglese è un qualcosa di davvero sgarbato, scortese: sono le iniziali di ‘fuck you’. Così F.U. è diventato non solo il suo nome, ma anche la sua vera natura. E chiunque sappia cosa voglia davvero dire F.U. capisce con che personaggio ha a che fare”.

“Nel romanzo – racconta Dobbs – sono partito dal personaggio. F.U. è arrivato per primo. Ero seduto a pensare accanto alla piscina, con una bottiglia di vino nell’isola di Gozo. Ho finito la bottiglia di vino e tutto quello che avevo scritto sul mio taccuino era F.U., questa sarebbe stata la natura del concept. Ho iniziato dal personaggio, mentre la trama è arrivata dopo. Certamente doveva permettergli di essere il tipo F.U. che avevo in mente. Sarebbe sempre stato perfido, oscuro, non sarebbe mai stato un tipo piacevole.

“Il tentativo di Frank Underwood di smettere di fumare – continua Dobbs – rappresenta il suo tentativo, vano, di voler smettere di essere ‘cattivo’. Così come non riesce a rinunciare alle sigarette, il personaggio che ho creato probabilmente non riuscirà mai a essere positivo”.

Lo stesso autore riconosce che senza la serie tv House of cards, in particolare quella realizzata da Netflix, non avrebbe riscosso il successo che sta ottenendo. “Quando ho scritto il primo libro, 27 anni fa – ironizza Dobbs – non avevo l’ambizione di fare lo scrittore. Ora, invece, sono il solo responsabile della pessima opinione di cui godono i politici”. Eppure gli stessi politici (Barak Obama, Hillary Clinton, Matteo Renzi ecc.) hanno più volte manifestato di essere fan della serie tv House of cards.

DSC05675Consigliere di Margaret Thatcher, Michael Dobbs è stato il capo dello staff del Partito Conservatore inglese dal 1986 al 1987, e più tardi vicepresidente del partito, dal 1994 al 1995.

“Tutto quello che so sulla politica – afferma Lord Dobbs – l’ho imparato lavorando al cospetto di Margaret Thatcher, che teneva nel suo armadio un paio di stivali chiodati, ed è con quelli che lei ha marciato nella sua carriera politica. E allora il mio consiglio al premier italiano Matteo Renzi è di tirare fuori dal cassetto i suoi, di dargli una bella lucidata e di mettersi in marcia”.

Dobbs ha confermato nell’incontro con il pubblico, moderato da Giancarlo De Cataldo, un aneddoto: “Quando ho saputo che Matteo Renzi aveva acquistato una copia in libreria di House of Cards ho ritenuto prudente inviargli una nota per ricordargli che il libro è solo intrattenimento e non un manuale di istruzioni”.

Il padre di Frank Underwood ha anche rivelato che uno scrittore deve ispirarsi a un ‘lato oscuro’ per scrivere una buona opera, così come spesso accade agli uomini impegnati in politica. “Oggi – sostiene – conosciamo troppo delle vite private dei politici e dei loro lati oscuri. Conosciamo troppo di Berlusconi privato e, invece, dovremmo saperne di meno”.

DSC05652“La cosa più importante – ha fatto notare Dobbs – per un politico non è essere amato, ma essere rispettato, ottenere il rispetto dalla gente. Per essere efficace, devi dimostrare qual è l’orizzonte finale da raggiungere, mostrare la tenacia e la spietatezza con cui vuoi perseguire quell’obiettivo”.

Michael Dobbs ha anche rivelato qualche anticipazione sul futuro di Frank Underwood che “vivrà ancora qualche anno…” e che nella terza stagione “uscirà da quella bolla che contraddistingue i politici, che hanno perso il contatto con la gente, come capita ad Underwood nel momento in cui arriva ai vertici del potere, e dovrà riconquistare il consenso degli elettori”. E, infine, che il personaggio della moglie di Underwood, Claire, troverà ancora maggiore spazio nella serie: “Dietro a un grande uomo, si nasconde sempre una grande donna – sostiene Dobbs – e gli americani lo sanno meglio degli altri. Infatti, nella storia originale Claire aveva meno spazio, ma la produzione Netflix mi ha chiesto di approfondire il ruolo della moglie del protagonista (interpretata dall’attrice Robin Wright) e così nella terza stagione…”.

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