Il Prestito, dal 2 dicembre al teatro Sala Umberto di Roma, la nuova, graffiante, attualissima commedia di Jordi Galceran, è attualmente in scena con uno strepitoso successo di pubblico e critica contemporaneamente a Madrid e Barcelona ed è stata già tradotta in quattro paesi in pochi mesi dal suo debutto mondiale. Dopo il successo di Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa che ha fatto registrare il tutto esaurito per due stagioni consecutive, Antonio Catania e Gianluca Ramazzotti si incontrano nuovamente sui nostri palcoscenici per dare vita ad un duo esplosivo in un susseguirsi di risate e colpi di scena su di un tema, quello della crisi mondiale, in cui Galceran ci fa sorridere ma anche riflettere sul valore che diamo ai soldi e agli esseri umani in un momento difficile come quello che tutto il mondo sta attraversando ; partendo da una situazione abituale e molto frequente in questo periodo, un uomo che cerca, in maniera onesta, di ottenere da una filiale bancaria un piccolo prestito assolutamente necessario per andare avanti con la sua vita. Non ha né proprietà né garanzie, può offrire soltanto la sua ‘parola d’onore’ per assicurare la restituzione del denaro.
Il rifiuto del direttore della filiale pone i due uomini in una situazione delicata e allo stesso tempo esilarante. La reazione dell’uomo che chiede il prestito è quella di minacciare (con tutta la tranquillità del mondo) il direttore della banca di sedurgli la moglie e andare a letto con lei. A partire da lì, la situazione si rovescia varie volte fino ad arrivare a un finale inaspettato.
Come capita spesso con questo autore, ogni passaggio di questo testo di rabbiosa attualità ci cattura e ci sorprende sino alla fine.
Costruita con il compasso, perfetta nella sua architettura drammatica, la commedia ‘Il prestito’ è Jordi Galceran allo stato puro: frasi e battute agili, scrittura colloquiale, situazioni divertentissime, personaggi con spessore, cambiamenti imprevisti e zanne ben affilate. Nella sua nuova opera, l’autore ci porta in una banca dove un tipo chiede un prestito. Quando il direttore glielo rifiuta, verrà minacciato dal cliente con una strategia che va oltre qualsiasi morale e che farà traballare la sua perfetta vita familiare. In tempi di crisi, lo spettatore sorride quando la banca, cha fa la parte del cattivo, ha la peggio. E’ la teoria della torta in faccia del cinema muto – o la disgrazia altrui, in generale – applicata con certo opportunismo congiunturale. Però qui arriva il meglio: il ricatto si sviluppa in maniera inattesa. Gli errori e i dubbi faranno il resto: questa, in definitiva, più che sulla crisi o sulla banca, è una commedia sulla paura. Tanto che si finisce per provare empatia e finanche pena per il guaio in cui il bancario si va a cacciare.