L’America di Roma.

“Simbolo esemplare di una giovinezza urbana pragmatica e legalitaria, sono coscienti di aver inventato un nuovo tipo di impegno. Che potrebbe significare il Rinascimento di Roma”. Non sono parole qualsiasi, che illustrano una situazione qualsiasi. Sono quelle scritte in questi giorni dalla giornalista francese Marcelle Padovani, attenta osservatrice del nostro Paese e delle sue evoluzioni, sul “Nouvelle Observateur”. Sono rivolte ai ragazzi che – prima dello sgombero, avvenuto nel settembre scorso – hanno occupato e reso luogo di cultura viva il Cinema America di Trastevere (Roma) per due anni, e che successivamente hanno dato vita al “Piccolo America” in un ex panificio a fianco dello stabile storico.

Tra le sue mura sono passati in 24 mesi i grandi nomi del cinema italiano: Bernardo Bertolucci e Francesco Rosi, Paolo Sorrentino (prima e dopo l’oscar), Paolo Virzì, Ettore Scola, Matteo Garrone, Daniele Vicari, i fratelli Taviani… produttori, attori, registi, tutto il cinema nazionale ha tributato la sua volontà di salvaguardia di un cinema che si trova nel cuore della città (e in particolare di uno dei suoi quartieri-simbolo), che peraltro è un piccolo gioiello architettonico di una delle firme più significative presenti a Roma negli anni Cinquanta, quella di Angelo Di Castro.

america1“Indipendentemente dal risultato della trattativa, gli squatters cinefili dell’America hanno già vinto la battaglia – continua il pezzo di Nouvelle Observateur, che può essere letto integralmente qui: http://tempsreel.nouvelobs.com/l-obs-du-soir/20150121.OBS0473/la-reconquete-de-l-america.html –; il Cinema America è un vero luogo di cultura che funziona, conciliando i giovani Romani con il cinema, loro che scaricavano illegalmente i film su internet senza frequentare mai le sale. Un modello originale di civismo in armonia con il suo tempo”.

Prima di lei aveva speso parole di plauso per l’azione dei giovani romani (che lottano contro l’abbattimento del cinema, destinato nei piani della proprietà a essere trasformato in una palazzina zeppa di miniappartamenti di lusso) nientemeno che Ken Loach: “Mi piacerebbe sapere quale sarebbe il loro messaggio per me, penso che ne avrebbero di sicuro uno importante – ha detto il regista inglese, celebre per il suo cinema impegnato, intervenendo a Roma per l’anteprima del suo film “Jimmy’s Hall” – di sicuro queste attività mostrano il loro grande rispetto verso le forme d’arte come il cinema, e il teatro, e credo che questa sia davvero una cosa fondamentale, ammirevole. Questo dimostra inoltre che diversamente dall’immagine che spesso ne facciamo, i giovani non sono solo interessati a stare di fronte a un computer con le cuffie nelle orecchie, privi di qualsivoglia altro interesse”.

Però, mentre quello del Cinema America si appresta a divenire sempre più un caso internazionale, a non manifestare attenzione per l’esperienza e per ciò che simboleggia per la città di Roma sembrerebbero essere – almeno in apparenza – proprio le autorità cittadine. Solo ultimamente il sindaco Ignazio Marino si è lasciato coinvolgere, a fatica, in una questione che alcuni suoi assessori hanno in questi anni supportato a parole ma ignorato nei fatti, come dimostra l’ultimo documento sulle “linee d’indirizzo per il recupero e la rigenerazione dei cinema dismessi”, che sembrerebbe andare anzi nella direzione di trasformazione delle 42 sale cinematografiche abbandonate disseminate in città in “realtà residenziali” a favore delle quali concedere autorizzazioni e deroghe per il cambio di destinazione d’uso, cancellando di fatto intere porzioni di memoria cittadina.

La lotta dei ragazzi peraltro non è solitaria: accanto a loro ci sono i residenti del quartiere, aggregati nel Comitato Cinema America, che per primi avevano bloccato un primo scandaloso progetto presentato dalla società e fatto ritirare poco prima di una possibile approvazione in quanto non rispondente nemmeno ai requisiti di legge. Quel cinema, che negli ultimi anni è tornato a riempirsi all’inverosimile, una sera dopo l’altra, e a soddisfare in maniera egregia lo scopo per cui era stato costruito, è stato lasciato marcire scientemente dalla “Progetto Uno”, che lo aveva acquistato con l’unico scopo di raderlo al suolo.

Assieme ai ragazzi e ai cittadini – in assenza di segnali dal Comune – si sono mossi in questi due anni l’Ordine degli Architetti, la Provincia di Roma, la Regione Lazio, il Ministero dei Beni Culturali (che ha recentemente posto un vincolo sulla destinazione d’uso, ma questo non sembra ancora bastare) e finanche il Presidente della Repubblica, che ha inviato una lettera ai ragazzi del Cinema America, scrivendo loro del suo “apprezzamento” per “l’impegno di quanti sostengono la presenza diffusa di centri di attività culturale, teatri e sale nei quartieri storici delle nostre città”.

Così, in questa Italia che fatica a rialzarsi, l’esempio virtuoso evocato da Nouvelle Observateur potrebbe essere un vero risveglio, e questo stabile nel cuore della città più grande e importante del Paese potrebbe esserne il simbolo. Ora siamo tutti sul crinale: da un lato l’Italia di domani, nella quale poter alzare la testa e proclamarci fieri di abitare, o nell’Italia di ieri, in cui un bene può essere lasciato marcire per perseguire un profitto lecito a norma di legge, ma discutibile sotto il profilo etico. Basta decidere da che parte stare.

TESTO INTEGRALE Nouvelle Observateur
La conquete de L’America
C’est un cinéma années cinquante : briques rouges austères, néons vieillots, auvent archaique, poignées en cuivre et 700 fauteuils rouges confortables. Avec un genre pompeux digne du quartier bobo du Trastevere. Son nom – Cinema America – évoque de lointaines nostalgies de conquete. Sauf qu’il est resté inexplicablement fermé pendant 14 ans. Mais le 13 Novembre 2012, il passe à l’histoire lorsqu’un étudiant en sciences de la communication nommé Valerio Carocci , 21 ans, défonce ses portes avec une cinquantaine de « ragazzi ».Rénove, repeint, reconstruit, nettoie, repense et réhabilite cet antique lieu de culture et de divertissement . Le rendant parfaitement fonctionnel au bout de quatre mois de travaux financés par des collectes. Applaudi par la population sur le thème de l’ »occupation légitime, et donc légale » d’un espace d’intérêt public. Car telle est la spécialité de nos cinéphiles pirates « contraints » d’occuper un cinéma fermé , parce que les négociations pour sa réouverture ont échoué . Mais « après l’illégalité vient le respect de la loi », comme dit Valerio. Méritant le surnom de « squatter comme il faut » que le quotidien La Repubblica lui a affublé. Il obtiendra l’appui de la crème du cinéma péninsulaire, de Ettore Scola à Paolo Sorrentino, en passant par Matteo Garrone, Bernardo Bertolucci , Francesco Rosi et les frères Taviani…
Valerio est un longiligne aux cheveux noirs coupés court, profil romain indiscutable. Un nouveau Cicéron digne de guider ses troupes dans les dédales du Droit , car son idée reste qu’à partir d’une « incontestable effraction de départ » telle que l’occupation d’un cinéma, tout le reste doit se dérouler dans les rails de la légalité : des normes de sécurité jusqu’au branchement à l’électricité et à l’eau publique, en passant par la caisse enregistreuse. Créant en fait un original modèle de civisme en harmonie avec les temps . Et prenant au piège des institutions qui n’ont rien à leur reprocher si ce n’est leur vice de naissance . Valerio est ainsi devenu un héros de la Rome contemporaine . On vient l’interviewer de Londres ou de New York. Il occupe le devant de la scène . Il ne la laissera pas de sitot. Car il a les idées claires non seulement sur le cinéma, mais sur la culture , sur les jeunes, sur Rome, sur l’Italie. Mais commençons par le commencement.
C’était donc le 13 Novembre 2012 sur le coup de 14 heures . Munis de pioches, de barres métalliques ,de perceuses électriques ,d’échelles et de sacs poubelle , une cinquantaine de « ragazzi » parfaitement encadrés défoncent les portes de la forteresse « America » que les habitants du Trastevere s’attendaient à voir transformée un jour ou l’autre en parking multiplaces ou en apparts de luxe. Des mois frénétiques se succèdent, pleins de bruits et de fureurs, avec mille petites initiatives, d’abord dans un quart de salle libérée de ses détritus, nettoyée et repeinte, puis dans une demi salle, puis dans la salle entière . Sans oublier une arrière salle transformée en studio ,en bibliothèque et en salle de concert . Un vrai lieu de culture qui roule à plein régime . Réconciliant les jeunes Romains avec le cinéma, eux qui étaient habiles à pirater les films sur internet, mais ne fréquentaient pas les salles, puis les petits vieux et les petites vieilles qui sautent sur l’ aubaine : quelle joie de revoir leurs vieilles pellicules pour deux euros la séance, de « Rome ville ouverte » à « Accattone », en passant par« Le bon , la brute et le méchant » .. Car nos squatters ont eu le génie d’établir un contact fructueux avec les producteurs et distributeurs , avec les gérants, avec le monde du cinéma ( acteurs, metteurs en scène, scénaristes ) tous alarmés par la disparition des salles dans la capitale: pas moins de 42 ont fermé leurs portes en dix ans. Un record. La squadra rapprochée de « Valerio Iier », comme on l’a surnommé, est faite de quatre étudiants (Luisa, Lorenzo , Valerio II, Alessandro , 80 ans à eux quatre ) et leur conquete de l’America est le résultat d’un travail scientifique collectif.
Nos jeunes se retrouvaient l’après-midi dans le centre historique. Nombre d’entre eux venaient de la périphérie , et ils ne savaient trop quoi faire à la fin de leurs cours : lycées fermés , pas de bibliothèques, pas de centres culturels, seulement la rue ou les bistrots. Autour d’eux la movida romaine avec ses alcools, ses drogues, ses jeunes qui boivent debout agglutinés sur la piazza Campo dei Fiori ou San Cosimato, en proie à un abrutissement programmé .« Ce n’est pas vivable , nous ne voulons pas etre des consommateurs ludiques» disent-ils. Et ils se mettent à dresser une carte des espaces publics abandonnés dans la ville. Avec l’idée de les revendiquer comme des lieux de retrouvailles. Six mois de repérages et ils se fixent sur le cinéma America, un des plus grands de la capitale. Se mettent à négocier avec maire et propriétaires. Sans succès. Alors ils occupent. Message de Valerio aux « ragazzi », le 13 au matin: « N’emmenez pas grand-chose dans votre sac à dos : 3 slips, 3 paires de chaussettes et un sac de couchage ». Aussitôt dit aussitôt fait.
« Hic sunt leones », ici sont les lions , lit-on maintenant sur le site du « Cinemaamericaoccupato » mitonné par nos étudiants : c’est aussi la devise du quartier du Trastevere. On y retrouve les photos , l’histoire et le programme de la salle, on peut y acheter des tee shirts à 10 euros qui glorifient l’occupation. Car nos squatters vertueux ont aussi le sens du business. Mais leurs investissements dans l’America (plus de 200.000 euros) proviennent tous de donations. Leur carte d’identité est claire : s’ils viennent souvent des périphéries, ils vivent la journée dans le centre de Rome; ils sont profondément post-idéologiques ; ils ne rechignent nullement devant les travaux manuels, bien au contraire ( nombre d’entre eux sont devenus maçons, électriciens, peintres). Ils croient enfin profondément à la légalité et refusent la violence . C’est une des raisons pour lesquelles ils font tout pour éloigner de l’America les groupes les plus agressifs et les plus anti institutionnels. Non, eux, les institutions ils ne veulent pas les détruire, mais les changer. Les améliorer. Leur suggérer la bonne voie . Résultat : le ministre de la Culture bloque par décret en Juillet dernier le destin de l’America, qui est un cinéma et devra rester tel. Impossible d’en changer la destination. Et le Président de la République en personne fait savoir aux « ragazzi »sa « cordiale appréciation ».
Mais c’est alors que tout se gate. Terrorisés par la bénédiction implicite que l’exécutif donne aux occupants, les proprios font recours devant le tribunal administratif, obtiennent un ordre d’évacuation mis à exécution à l’aube du 3 Septembre. Valerio , cette nuit là, dormait seul dans l’America désert et il entendait les policiers parler entre eux: »Je n’ai jamais vu un cinéma aussi bien tenu ». Il est libéré le soir même et trois jours après le voici qui ouvre un immense four abandonné adjacent au cinéma : travaux, remise à neuf et encore projections, débats etc…. Pour ne pas perdre la main. Mais il entame en même temps une négociation serrée avec les propriétaires. Qui savent qu’ils ne pourront plus jamais construire un parking, un supermarché ou un immeuble puisque le ministère de la Culture a bloqué le destin de la salle, mais ils veulent du fric. Un maximum de fric .« Ils ont acheté ce cinéma pour 2 millions d’euros, révèle un copain de Valerio, et ils nous en demandent plus du double. C’est trop. Nous leur en offrirons 2 millions et demi qui sont le fruit de donations du monde du cinéma. Il faudra négocier ».
Mais quelle que soit l’issue de la tractation, les squatters cinéphiles de l’America ont déjà gagné la bataille . Symbole exemplaire d’une jeunesse urbaine pragmatique et légalitaire, ils sont conscients d’avoir inventé un nouveau type d’engagement. Qui pourrait signifier la Renaissance de Rome.

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