Gli universi paralleli di Tamara de Lempicka.

01_Jeune-fille-en-vert-440x600I nudi sensuali, le inconfondibile donne in stile art déco dipinte da Tamara de Lempicka saranno in mostra dal 19 marzo al 30 agosto a Torino negli spazi di Palazzo Chiablese.

Con il semplice titolo Tamara de Lempicka, l’importante esposizione (prodotta da 24 Ore Cultura e Arthemisia Group) è stata promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Torino, dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Piemonte e dal Polo Reale di Torino.
A curarlo Gioia Mori, che ha selezionato un nucleo di opere capaci di ricostruire non solo la produzione dell’artista, ma anche i lati meno indagati della sua vita ambivalente, contrassegnata da un lato dalla condotta trasgressiva e scandalosa e dall’altro la passione per l’arte antica, in particolare quella devozionale. “Universi paralleli”, come la curatrice definisce “i mondi di Tamara”, che la mostra torinese presenta in tutte le loro fasi, a partire dai primi anni di attività artistica.

tamara-de-lempicka-autoritatto-torino-2015Saranno esposte circa 100 opere, suddivisa in diverse sezioni, la mostra apre col genere che procurò alla de Lempicka maggiore successo: la ritrattistica, con i ritratti dedicati alle “amazones”, all’amica Ira Perrot e ai bambini (in particolare alla figlia Kizette).
Un’altra sezione dell’esposizione racconta la sua realtà di artista vissuta tra due mondi, l’Europa e l’America, esplorata in un percorso che presenta le sue case e i quadri che si ispirano ai loro interni. Alla pittura “devozionale” (un genere che può sembrare anomalo per una personalità come quella della Lempicka), è invece dedicata la terza sezione.

20_Perspective-oul-les-deux-amies-743x600In mostra anche alcune sue nature morte (il primo genere a cui l’artista si dedicò), spettacolari nudi, illustrazioni per riviste di moda databili al 1921 e fotografie dell’ artista scattate dai massimi fotografi di moda dell’epoca 1930-1950.

Tamara fu anche un’apripista del rapporto tra moda e arte, come testimoniano le scelte cromatiche o gli abiti delle donne che rappresenta. Moderna e glamour, Tamara De Lempicka riversa le atmosfere del ceto a cui apparteneva nelle sue opere, riuscendo a distogliere l’attenzione di chi osserva dal rigore stilistico con cui si accostava alla pittura. La disciplina così ben nascosta nelle sembianze dei numerosi ritratti come il Ritratto di Madame G (1930), La Vergine blu (1934) o ancor di più nel nudo in scorcio de La bella Rafaëla (1927).

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