Un’amara Ramazzotti ha ucciso Napoleone.

Micaela Ramazzotti, al cinema dal 26 marzo, è la protagonista del film ‘Ho ucciso Napoleone” Poster Ho Ucciso Napoleonedistribuito da 01 Distribution. Una produzione Bibi Film con Rai Cinema, con Libero De Rienzo, Adriano Giannini, Iaia Forte, Thony e con la partecipazione di Elena Sofia Ricci, Bebo Storti, Monica Nappo, Chiara Conti, Pamela Villoresi e Tommaso Ragno. Regia di Giorgia Farina.

Per la prima volta Micaela Ramazzotti interpreta un ruolo dark, che la contraddistingue in questo film, un thriller confezionato dalla regista che ha già parlato di donne in salsa noir nel film ‘Amiche da morire’. “Questo film non racconta una donna virtuosa ed edificante, ma una vendicativa – conferma l’attrice romana -. E io non avevo mai affrontato un personaggio così, con la voglia di scalare il successo con qualsiasi mezzo per arrivare al suo obiettivo”.

Nel giro di ventiquattrore la vita di Anita, single e brillante manager in carriera, viene spazzata via da un uragano di guai. Il lavoro, l’amore, il futuro, tutto in macerie nel giro di un giorno.

Anita si ritrova seduta sull’altalena di un parco giochi licenziata in tronco e incinta del suo capo, suo amante clandestino, sposato e padre di famiglia. Ma Anita è come un sofficino congelato, per conservarsi si è fatta fredda, glaciale. Senza scendere a compromessi, pretende che tutto torni come prima, il suo lavoro, la sua vita,la sua libertà di single senza figli. E perché questo accada è necessario ordire un piano di vendetta raffinata e senza scrupoli.

Ma a volte accade che anche il piano perfetto vacilli di fronte all’imprevisto, soprattutto se l’imprevisto ha le sembianze di un timido e goffo avvocato di nome Biagio. Nel frattempo Anita cresce, la sua pancia cresce e cresce dentro di lei la capacità di aprirsi al mondo e scongelare il sofficino che ha messo al posto del cuore. Quando la sua bambina nascerà, Anita sarà una persona diversa.

“Nella vendetta e nell’amore la donna è più barbarica dell’uomo” afferma Nietzsche prima che Anita venisse lasciata e licenziata. “La domanda che mi sono posta quando ho deciso di realizzare questo film – afferma Giorgia Farina – è cosa spinge una donna a diventare una vendicatrice pronta a tutto?”.

“La donna moderna – prosegue la regista – è costretta a tirare fuori le unghie: tutta colpa della società che è modellata secondo esigenze e stereotipi femminili vecchi ed irrealisticamente perfetti o totalmente perdenti che penalizzano il ‘gentil sesso’ sia nel campo del lavoro che in quello delle relazioni. Anita non si accontenta di cadere in un cliché, è anarchica e pretende di essere riconosciuta nella sua particolarità. Se la realtà le sbatte la porta in faccia Anita si adegua ed inizia a comportarsi come il più spregiudicato degli uomini, pronta a tutto per ottenere quello che le è stato tolto”.

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