Per realizzare il film ‘L’ultimo lupo’, dal 2010 Jean Jacques annaud si è avvalso della collaborazione di , un addestratore che da più di 20 anni lavora per il cinema, con una marcata preferenza per i lupi, reputati per il loro carattere indomabili. “E’ la specie più difficile da addestrare – ha detto. I lupi sono molto intelligenti, imparano in fretta ma sono anche molto prudenti e molto attenti a quello che accade intorno a loro. È grazie a queste caratteristiche che riescono a sopravvivere nella natura selvaggia. Se non capiscono bene, il loro primo istinto è quello di andare via. È uno dei motivi per cui li apprezzo molto”. Simpson ha dedicato a questi animali un documentario, Wolves Unleashed, uscito nel 2011, che è diventato un successo internazionale, vincendo 18 premi in giro per i festival di cinema mondiali.
“Dal nostro primo incontro – afferma l’addestratore – avevo capito quello che voleva Jean-Jacques. Non si trattava solo di far capire allo spettatore la durezza della vita dei lupi nelle steppe, ma che dovevano riuscire a entrare nella loro testa, dovevano sentire le loro emozioni e percepire la loro intelligenza… Per la prima volta un film di finzione si proponeva di mettere in scena questi animali così come sono veramente in natura”. Andrew Simpson ammira molto il lavoro del cineasta: “Ho sempre sperato di lavorare un giorno con lui. Jean-Jacques ha messo a punto una tecnica molto particolare per gli animali. Lavora con loro come farebbe con dei bambini. Stilisticamente e narrativamente la tecnica che utilizza, e che ha messo in pratica con L’Orso, permette di offrire agli animali la comprensione delle scene che stanno girando. È anche capace di aspettare il momento in cui gli animali sono in grado di girare la scena nella loro testa. Quando scappano, hanno davvero paura di qualcosa, la loro gestualità è veramente quella di un animale che scappa impaurito, se ringhiano vuol dire che sono davvero arrabbiati.
Dopo aver visitato molti zoo che l’anno precedente Jean-Jacques Annaud aveva perlustrato in Cina, l’addestratore si è concentrato sullo zoo di Harbin, nel nord del Paese. L’obiettivo che Simpson si è prefissato è quello che almeno 10 dei 16 lupi che si appresta ad addestrare, siano poi in grado di “recitare” nel film. “Sapevo che le difficoltà sarebbero venute fuori al momento delle riprese, per riuscire nel mio intento era indispensabile socializzare e crescere i cuccioli di lupo dal momento in cui aprivano gli occhi la prima volta”.
Nel 2011 l’addestratore è partito per la Cina, dove ha passato due anni a lavorare con gli animali. “Tutti i giorni vissuti in Cina li ho passati con i lupi. Bisogna passare molto tempo con loro. Ai miei occhi era l’unico modo per creare un legame affettivo solido e conquistare la loro fiducia. Bisogna crescerli prima di addestrarli. Se non s’impiega del tempo ad instaurare un rapporto affettivo e a prendersi cura di un lupo, non si otterrà quella qualità recitativa indispensabile di fronte alla macchina da presa. Non si potrà mai controllarli e, per controllo, intendo un controllo fondato su una relazione profonda e non sulla paura o sulla minaccia. Trattate bene i lupi e in cambio vi renderanno fieri nel momento in cui dovranno dare il meglio di loro di fronte alla telecamera. Senza l’attenzione costante che ho dato loro in questi anni, sono sicuro che non sarebbero mai stati in grado di compiere le prodezze che hanno fatto nel film. Ma questa è una storia che pochissimi conosceranno”.
In questa ricerca dell’eccellenza, una figura si è imposta sulle altre: quella di Cloudy, il lupo dominante che, magia del cinema, ha sviluppato non solo delle qualità da attore notevoli, ma si è anche innamorato del regista! “Non si può obbligare un lupo ad amare un essere umano”, afferma Simpson “Si può raggirare un cane con una palla o una ricompensa. Non un lupo. Se non gli piacete, è la fine dei giochi, sono animali con una forte integrità. Cloudy era affascinato da Jean-Jacques. Durante ogni sua visita al centro d’addestramento, Cloudy usciva dal branco per leccargli il viso e non voleva più lasciarlo. A volte eravamo costretti a chiedere a Jean-Jacques di andarsene per poter continuare a lavorare così che Cloudy si concentrasse…!”
Una delle prime difficoltà incontrate dall’addestratore, riguarda i cambiamenti dei comportamenti del cucciolo raccolte da Chen Zhen, l’eroe del film interpretato da Shaofeng Feng, man mano che cresceva. “Ho separato i cuccioli in due gruppi assicurandomi che il primo fosse in contatto diretto con Shaofeng e il secondo allontanato. Quando Shaofeng girava le scene più tenere, quelle in cui gioca con il cucciolo, si tratta di un cucciolo del primo gruppo con il quale aveva creato un legame. Quando, al contrario, deve affrontare delle reazioni più ostili, i cuccioli del secondo gruppo prendono il loro posto. Questo rende le scene più realistiche ma, nel secondo caso, sono molto più difficili da girare.”. In tutto sono 3 i cuccioli che hanno ricoperto il ruolo del lupacchiotto. Quello che ha girato la maggior parte delle scene dell’adolescenza (dai 4 ai 7 mesi, fine primavera, estate e autunno) è il giovane lupo “si-saw”, il più affettuoso, il solo il cui pelo è diventato sempre più chiaro con il passare dei mesi, quasi bianco nell’ultimo periodo di riprese.
I metodi di Andrew Simpson si sono rivelati particolarmente impressionanti durante le scene in cui i lupi attaccano i cavalli. “Far correre un lupo dietro ad un cavallo è una cosa, far correre una muta di 10 lupi è un’altra. Nessuno era mai riuscito fino ad allora a farlo. Jean-Jacques Annaud sa cosa vuole vedere nello schermo, il mio compito era quello di aiutarlo al massimo.”
A partire dalla preparazione, il regista e gli addestratori si sono impegnati nel superare i limiti: Jean-Jacques Annaud, che voleva avere nel suo film il 99% di lupi veri, utilizzando poca animazione al computer, non voleva certo mettere in pericolo l’equipe: “Era pronto a trovare delle alternative qualora noi addestratori non fossimo stati in grado di garantire le condizioni di sicurezza necessarie per l’equipe e gli animali, dice Andrew Simpson. Mi sono inventato un nuovo modo di lavorare. Era una sfida alla quale neanche Hollywood si era ancora avvicinata”.
L’arma segreta di questo addestratore eccezionale? Non solo quella di focalizzarsi sul suo campo d’azione ma quella di considerare quest’avventura filmica nel suo insieme: “Fare un film è un lavoro di squadra, uno sforzo di tutti verso un obbiettivo comune. Se ci si accontenta solo della propria parte, senza cercare di capire quello che succede negli altri dipartimenti, si può essere facilmente messi da parte.”.
Dopo essere rientrato a casa sua, a Calgary, dove continua a prendersi cura dei 16 lupi del film, l’addestratore canadese non rimpiange nulla di quest’avventura che lo ha costretto per molto tempo a mettere da parte la sua vita personale. “L’Ultimo lupo è senza dubbio la più grande e la più bella avventura della mia carriera. Prima di lui avevo lavorato su un altro progetto ambizioso sui lupi: Loups di Nicolas Vanier, girato in Siberia. Il film di Jean-Jacques Annaud era una scommessa ancora più importante per me: so che sarò per sempre fiero del ruolo che ho svolto”.
Il film arriverà al cinema da giovedì 26 marzo con Notorious Picture in 300 sale cinematografiche.