In fuga dal codice Kanun.

Le montagne innevate, la periferia di una città del nord e infine una piscina di nuoto sincronizzato. verginegiurataSono questi gli scenari entro cui si muove Hana/Mark, protagonista di “Vergine giurata” il film che esce nelle sale italiane il 19 marzo. Laura Bispuri ne è la regista, nel cast degli attori troviamo assieme con Alba Rohrwacher, Flonja Kodhell, Lars Eidinger, Luan Jaha, Bruno Shilaku, Ilire Celaj, Drenica e Dajana Selimaj e Emily Ferratello.

vergine giurata1“Vergine giurata” è il primo lungometraggio di Laura Bispuri che ne firma anche la sceneggiatura con Francesca Manieri, è stato presentato a febbraio unico film italiano in concorso al festival del cinema di Berlino, è una coproduzione italo-svizzero-tedesco-albano-kosovara.

La vicenda di Mark inizia proprio in Albania quando decide di lasciarla per raggiungere la sorellastra nel nord dell’Italia. Ma Mark è nata donna, è Hana, è rimasta orfana da bambina e, cresciuta da uno zio, ha capito ben presto il ruolo delle donne albanesi e seguendo il codice kanun è diventata una vergine giurata, diventando Mark giurando di rimanere vergine per avere gli stessi diritti e prerogative degli uomini. In un mondo di pastori che si muovono nella neve e nel freddo con la durezza della vita in montagna, dove le donne non possono andare da sole nei boschi, né parlare prima che un uomo parli, né fare i lavori degli uomini, Hana trova il modo di conquistare la libertà mentre la sorellastra Lila sceglie un marito da sola e scappa con lui in Italia.

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Elvira Dones (Feltrinelli, 2007) appena ristampato, il film affronta il tema dell’identità di genere ma anche dell’ambiguità di genere. È la regista stessa a spiegarci che ha scelto di “raccontare il percorso di un essere umano profondamente diviso, assumendo tale complessità come punto d’ingresso nella storia stessa”, partendo da “personaggi incastrati” e seguendoli nel loro percorso verso la libertà che è “riconoscersi come se stessi al di là dei generi e delle categorie”. Perché non si vuole stigmatizzare il maschilismo e la durezza delle leggi di un codice di pastori ma partendo da questo mostrare come anche nella nostra società la separazione netta dei generi è perpetrata e organizzata con dalla separazione, attraverso per esempio la divisione in lavori per uomini e lavori per donne, luoghi per uomini e luoghi per donne. Divisione che non è presente nella realtà dei corpi e le scene della piscina lo dicono in modo molto efficace.

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Laura Bispuri e Alba Rohrwacher

Le gabbie entro cui il corpo di Mark/Hana è trattenuto sono presenti anche in quella che noi crediamo essere la società libera di cui facciamo parte. Il rapporto tra Mark/Hana e la nipote Ionida, che parla italiano è sin dall’inizio significativo. La prima cosa che Mark nota nella stanza di Ionida sono i tappanaso. Successivamente la piscina e gli esercizi di apnea. Ed è la regista stessa a dichiarare che il nuoto sincronizzato è una metafora della condizione delle donne nella nostra società che sono anch’esse costrette, magari in gabbie meno evidenti rispetto alle vergini giurate, ma sicuramente simili. Attraverso dialoghi scarni e camera a mano grazie alla fisicità androgina di Alba Rohrwacher, la protagonista scopre il suo corpo e se ne riappropria.

Un film che ha avuto molti consensi nelle proiezioni alla Berlinale e non solo: è recente la notizia che è stato scelto per partecipare al Tribeca film festival.

Francesca Rinaldi
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