‘Pitza e Datteri’, ma avrebbe potuto chiamarsi ‘Pizza e kebab’, è una divertente commedia multietnica, diretta dal regista curdo dell’acclamato e premiato “I fiori di Kirkuk”, Fariborz Kamkari, al cinema dal 28 maggio.
Dopo i fatti di Charlie Hebdo e gli ultimi scontri razziali negli Stati Uniti, questo film potrà far riflettere sull’accoglienza e l’integrazione ma con grande leggerezza, un po’ come era già successo per il film hollywoodiano del 2008 ‘Zohan – Tutte le donne vengono al pettine’, diretto da Dennis Dugan, con protagonista Adam Sandler. Anche in questo film un negozio di parrucchiere, infatti, diventa l’anello di congiunzione tra il mondo occidentale e il mondo musulmano.
In ‘Pitza e Datteri’ la pacifica comunità musulmana di Venezia è stata sfrattata dalla sua moschea da un’avvenente parrucchiera che la trasforma in un salone di bellezza. Viene chiamato in soccorso un giovane e inesperto Imam afghano per riprendersi il loro luogo di culto. Tutti i loro goffi tentativi falliscono comicamente, ma alla fine troveranno un luogo e un aiuto da chi non avrebbero mai pensato.
Una divertente storia di integrazione multiculturale in cui spiccano Bepi, un veneziano convertitosi all’Islam (Giuseppe Battiston), il giovanissimo Imam Saladino (Mehdi Meskar), la splendida parrucchiera Zara (Maud Buquet), il “presidente” della comunità Karim (Hassani Shapi), la musulmana progressista Fatima (Esther Elisha) e il curdo Ala (il siciliano Giovanni Martorana).
Il tutto è ambientato a Venezia, storico incrocio tra Oriente e Occidente, luogo ideale per questo racconto dei nostri giorni, di scambio culturale e d’integrazione, soprattutto perché “è la prima città italiana che ho visto e quella che mi ha fatto capire i veri colori del mare e del cielo – dice il regista Kamkari durante la presentazione del film a Roma -. ma ho cercato di non far vedere mai la Venezia turistica”.
Il film è lieve e a tratti comico e mostra un volto simpatico e aperto dei musulmani ormai ‘contaminati’ dall’Italia. “Inevitabile fare una commedia su questo tema estremamente delicato. Abbiamo rivolto lo sguardo alla commedia all’italiana. Ed abbiamo cercato di riflettere su questo tema con la giusta distanza, con ironia e simpatia – dice il regista Fariborz Kamkari -. Abbiamo cercato di raccontare questa storia rompendo i pregiudizi sulla comunità musulmana che è altro rispetto alle dichiarazioni estremiste da parte di alcuni leader”.
“Non è un film – precisa il regista – che parla di religione, ma parla dei disagi della comunità islamica, con uno sguardo attento alle donne. Appartengo alla comunità islamica veneziana – che ha visto il film – e lo hanno visto anche altri Imam, e tutti loro hanno apprezzato questa chiave del film”. Lo spirito femminile e la forza delle donne, infatti, viene fuori in maniera dirompente: “secondo me – afferma Kamkari – ormai sono più gli islamici che la pensano come me”.
Alla fine il personaggio più estremista è un italiano interpretato da Giuseppe Battiston: Bepi, un aristocratico veneziano decaduto, disadattato di classe, timido con le donne, ossessionato da Zara e dal cibo. Convertito all’islam alla ricerca di un’appartenenza, è il più musulmano di tutti i musulmani, ma solo fino ai titoli di coda. “L’idea di questo veneziano che si converte all’Islam e diventa un maldestro fondamentalista mi è piaciuta da subito”, dice Battiston. “Credo – continua l’attore friulano – che le paure non debbano fermare la voglia di riflettere su certi temi. Ho sentito attraverso il pensiero di Fariborz il suo intento di raccontare l’incontro di religioni con leggerezza. Il mio personaggio alla fine è un uomo solo che cerca di farsi accogliere dalla comunità musulmana aperta all’altro. Il mio personaggio fa riflettere su quanto il fondamentalismo possa attecchire negli strati più disagiati della società”.
“Se andrà a vedere questo film, la comunità islamica capirà la forza positiva del film”, dice l’attore Mehdi Meskar che nel film interpreta Saladino, l’imam spedito dal deserto afghano, puro, ingenuo, innocente che parla un italiano tutto suo, imparato in un ospedale italiano a Kabul. L’attore calabrese-magrebino-parigino cresciuto a Treviso ora vive a Parigi. Ha debuttato nel cinema nel 2012 con François Ozon in ‘Nella casa’ (2012).
Nel ruolo di ZARA, sensuale, carismatica, emancipata, bella e intelligente l’attrice Maud Buquet. Ha trasformato la moschea in un negozio di parrucchiere unisex. Buquet è un’attrice franco-africana di teatro, cinema e tv, produttrice e anche regista di documentari. “Dopo la paura dei fatti accaduti in Francia, sono felice che esca questo film”, dichiara Maud Buquet. “Il tacco della locandina può provocare, ma non c’è alcuna violenza – aggiunge l’attrice -. Ma il film racconta dell’incontro tra le culture e dietro ogni religione fa vedere che c’è una persona, uomo o donna che sia”.
“La comunità islamica non è un monolite – afferma l’attrice Esther Elisha -. Nel film interpreto un piccolo personaggio: sono un’avvocatessa determinata ed emancipata e sono felice di aver partecipato a questo film dal messaggio delicato raccontato con freschezza e leggerezza”.
Nel film anche un piccolo ruolo per l’attrice brasiliana Glaucia Virdone, che veste i panni di Mina, la figlia di Karim, il ricco presidente della comunità islamica di Venezia (Hassani Shapi).
Tra le torri, come minareti, cupole e preziosi mosaici, echeggiano i suoni multietnici dell’Orchestra di Piazza Vittorio, in una Venezia tutta da scoprire. È firmata da Mario Tronco per la CAM del Gruppo Sugar, infatti, la colonna sonora originale di “Pitza e Datteri.
“L’Orchestra di Piazza Vittorio con la sua musica incarna perfettamente il matrimonio tra oriente/occidente ed è la prova di quanto le frontiere siano poco reali quando talenti umani le attraversano”, dichiara il regista Fariborz Kamkari. “Questa ricchezza d’influenze – continua Kamkari – doveva riflettersi anche nella musica del film. L’Orchestra di Piazza Vittorio, che ha composto anche le musiche de ‘I Fiori di Kirkuk’, era la scelta ideale”.
Ispirate alle commedie italiane degli anni ’50 e ’60, a cui “Pitza e datteri” si ispira, le sonorità della colonna sonora sono vicine al jazz e al blues, con i codici etnici più naturali dell’Orchestra di Piazza Vittorio. La maggior parte delle composizioni sono opera di Ziad Trabelsi, compositore e cantante tunisino da sempre attento alla contaminazione musicale. Dall’incontro tra l’Orchestra e la cantante Ginevra di Marco è scaturita “Quando mi baci”, la scrittura della prima canzone in lingua italiana dell’ensemble.
La produzione artistica della colonna sonora è di Pino Pecorelli, bassista dell’Orchestra di Piazza Vittorio fin dalla sua fondazione nel 2002; gli arrangiamenti sono di Mario Tronco, Pino Pecorelli e Leandro Piccioni.
“Una musica che sottolinea la delicatezza di questo film, con un rock & roll in arabo che si può downlodare gratuitamente”, sottolinea la produttrice Caterina Caselli.
Il film è prodotto da Adriana Chiesa Di Palma e Fabrizia Falzetti, una produzione Far Out Films in associazione con Adriana Chiesa Enterprises e Acek in collaborazione con Rai Cinema, con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Veneto Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo e “Venezia Opportunita’” – Venice Film & Media Fund, con il patrocinio del Comune di Venezia in collaborazione con Venice Film Commission. In Italia sarà distribuito da Bolero Film.
“Il film verrà presentato a Cannes. Segue la mia linea editoriale di film di qualità che parlano di temi universali. Tra i primi Paesi che hanno accolto questo film ci sono già la Malesia e l’Australia”, dichiara Adriana Chiesa.