Youth, ‘la grande giovinezza’ di Paolo Sorrentino.

Per ogni singola scena del nuovo film di Paolo Sorrentino andrebbe scritta una recensione o un approfondimento ad hoc, ma come dice Paul Dano, vestito da Adolf Hitler proprio in una delle scene del film, “occorre scegliere”.

In ‘Youth La Giovinezza’, Sorrentino non parla della giovinezza ma – per parafrasare il suo film precedente che gli è valso il premio Oscar – parla della ‘grande giovinezza’. Non c’è neanche un neonato o un adolescente protagonista nel film, infatti, che possa giustificare il titolo, ma una serie di personaggi che ruotano intorno a due grandi vecchi. Due vecchi amici sull’ottantina, Fred Ballinger (Michael Cane), un grande direttore d’orchestra in ritiro, e Mick Boyle (Harvey Keitel), un regista intento a scrivere la sceneggiatura del suo film testamento, che trascorrono le giornate con lunghe passeggiate tra le montagne. I loro incontri quotidiani, tra ricordi di quarant’anni d’amicizia e confronti su reciproci problemi di salute, si intrecciano alle storie di altri ospiti di un grande albergo sulle Alpi svizzere; una sorta di zona franca dove anziani e giovani ricchi personaggi si affollano in vasche e saune da fine impero. Insieme a loro c’è il giovane divo americano (Paul Dano) che, stanco di essere riconosciuto solo per un noto film di robot, sta preparando il suo prossimo ruolo e c’è un simil Diego Armando Maradona (Roly Serrano) con tanto di Carl Marx tatuato sulla schiena. Sorrentino, da sempre innamorato di Maradona e del suo Napoli che ha vinto tutto nell’era Ferlaino, dopo avergli dedicato l’Oscar lo scorso anno ha voluto rendergli nuovamente omaggio, facendolo esibire in un palleggio acrobatico con una palla da tennis.

Ma tra le Alpi c’è anche la bellissima Miss Universo (Madalina Ghenea), meno stupida di quanto tutti si aspettino, e c’è un monaco tibetano nel dubbio della perenne levitazione, oltre a una serie di personaggi minori dei quali si mostra solo la punta dell’iceberg.

I due protagonisti sanno che il loro futuro si va velocemente esaurendo e decidono di affrontarlo insieme, ma nella loro routine irrompe Lena, la figlia di Fred (Rachel Weisz), rifugiatasi nell’hotel dopo essere stata inaspettatamente lasciata dal marito, il figlio di Mick, per una pop star.

E così, mentre Mick che ricorda la figura di Federico Fellini definendosi “regista delle donne” (in una scena le donne compaiono in maniera visionaria proprio come in un film di Fellini), si affanna nel tentativo di concludere la sceneggiatura di quello che crede sia il suo ultimo film, Fred respinge ogni avance e non intende assolutamente tornare a lavorare, anche se lo chiede la Regina d’Inghilterra. Sarà però una grande stella di Hollywood, Brenda Morel (Jane Fonda), a rompere l’equilibrio e a dare una scossa alla storia.

Sorrentino alterna singole scene, in genere caratterizzate da dialoghi filosofici o prettamente ironici a scene artistiche di grande impatto visivo (il direttore della fotografia è ancora una volta Luca Bigazzi), in una sorta di reboot di ‘Birdman’, il film premio Oscar di Alejandro Inarritu, dove attori e registi maturi si pongono domande sulla loro esistenza, guardando con curiosità e tenerezza alla vita confusa dei propri figli e all’entusiasmo dei giovani collaboratori, e dove qualcuno vola dalla finestra, ma stavolta senza ali da supereroe.

“Mi interessava interrogarmi sul tempo che passa – afferma il regista napoletano – il futuro è una grande occasione di libertà e la libertà è la sensazione naturale dell’essere giovani. Forse abbiamo fatto questo film per esorcizzare le nostre paure”.

Youth la giovinezza è stato presentato in concorso al festival del cinema di Cannes dove Paolo Sorrentino è in cerca della sua consacrazione definitiva. Alla proiezione ha ottenuto molti applausi ma anche qualche fischio. “Quando faccio un film vorrei essere realistico, commovente, divertente, poi leggo i commenti e viene fuori che il film è freddo, intellettuale, cupo. La capacità di entrare in comunicazione con gli altri è la cosa più difficile del mondo”, commenta la reazione del pubblico lo stesso Paolo Sorrentino.

“Più che commuovere a pensarci bene vorrei far ridere – aggiunge il regista napoletano -. Di solito cerco sempre di fare film realistici e divertenti; spesso però non ci riesco. Questo film parla di temi che mi stanno particolarmente a cuore come l’amicizia, il rapporto tra genitori e figli e il difficile rapporto con gli anni che avanzano. Visto che non sono in grado di fare film d’amore ho declinato l’argomento attraverso questi sotto temi”.

Per Sorrentino, Youth è anche un film “personale, con temi che mi stanno a cuore, i figli che si dimenticano di quello che hai fatto per loro” e si identifica nel personaggio di Harvey Keitel che rappresenta “la passione per antonomasia. Per lui, come nella realtà del mondo del cinema, fare un film può diventare un’ossessione. Come sono io? Sono un Keitel che sta lavorando per essere Caine”.

“La giovinezza è stato pensato per Michael Caine – dichiara Sorrentino – oggi è difficile trovare un attore con quel carisma, quella classe ed eleganza. Non so se avrei girato senza di lui”.

Per Michael Caine che aspira alla palma d’oro per il ruolo di miglior attore protagonista e che mancava da Cannes da 45 anni “non è stato difficile interpretare un vecchio. La cosa più difficile è interpretare un morto”. “Venni per ‘Alfie’ – ironizza il baronetto inglese – vinsi un premio e per questo non sono più tornato”. Ma per Youth ha parole di lodi: “lo accompagnerò dappertutto. C’è un cast magnifico: tutti noi insieme meriteremmo un premio. E’ impossibile fare questo mestiere senza cercare di sopravvivere e far sopravvivere gli altri, così si costruisce un film”. “Come membro dell’Academy – continua Caine – votai per Sorrentino agli Oscar per la Grande Bellezza e quando dalla mia agente è arrivata la proposta per questo film, addirittura da protagonista, non ho avuto dubbi. La lavorazione è stata bella, il regista lasciava libertà e la ricordo come un bellissimo periodo con un gentile talentuoso grande regista”. “Si tratta di un tremendo test – conclude l’attore -, un racconto che ti pone davanti allo specchio, un personaggio così profondo, ma io penso come il personaggio di essere fortunato potendo guardare al futuro, da nonno felice”.

Jane Fonda, che interpreta un’anziana attrice racconta come questo film “parla della vulnerabilità, quella che nel mio personaggio riguarda una donna che si riduce ad una maschera di makeup. Youth dice qualcosa – continua Jane Fonda – che mi vede molto d’accordo personalmente: l’età è una questione di attitudine. Se hai passioni nella tua vita resti giovane e vitale nella mente”.

Il film, che arriva al cinema dal 20 maggio distribuito da Medusa, ironizza anche sulla deriva degli attori verso la televisione. Sorrentino nel suo film, infatti, fa dire all’anziana diva che “la televisione rappresenta il futuro e anche il presente”. E, infatti, Sorrentino inizierà a girare un serie tv sul Papa la prossima estate. Excusatio non petita?

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