NON ESSERE CATTIVO, l’ultimo film di Claudio Caligari arriverà al cinema il prossimo 8 settembre, dopo il passaggio nella sezione Fuori Concorso della 72 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film, interpretato da Luca Marinelli, Silvia D’Amico, Alessandro Borghi, Roberta Mattei e prodotto da Valerio Mastandrea (Kimerafilm con Rai Cinema e Taodue Film in collaborazione con Leone Film Group), sarà distribuito da Good Films.
Non essere cattivo è ambientato nel 1995, a Ostia. Vittorio e Cesare hanno poco più di vent’anni e non sono solo amici da sempre: sono “fratelli di vita”. Una vita di eccessi: notti in discoteca, macchine potenti, alcool, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Vivono in simbiosi ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione. L’iniziazione all’esistenza per loro ha un costo altissimo e Vittorio col tempo inizia a desiderare una vita diversa: incontra Linda e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Si ritrovano qualche tempo dopo e Vittorio cerca di coinvolgere l’amico nel lavoro. Cesare, dopo qualche resistenza, accetta: sembra finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta Viviana (ex di Vittorio) e sogna di costruire una famiglia insieme a lei. Ancora una volta però il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi.
Nonostante le continue cadute dell’amico – e anche a dispetto delle discussioni che deve affrontare con Linda su questo punto – Vittorio non abbandonerà mai veramente Cesare, in virtù del legame fortissimo che li unisce e nella speranza di poter guardare al futuro con occhi nuovi. Insieme.
Claudio Caligari dopo alcuni documentari sul mondo della droga e sui collettivi militanti degli anni ’70, realizza nel 1983 il capolavoro ‘Amore tossico’, film che diventerà un cult per più generazioni, una cruda storia di dipendenza da eroina interpretata da attori non professionisti. Il film viene presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e vince il Premio speciale nella Sezione De Sica. Ottiene anche il Premio Selezione Speciale al Festival di Valencia e Michela Mioni vince il premio come Migliore interprete femminile al Festival di San Sebastian.
Ritorna alla regia quindici anni dopo nel 1998 con L’odore della notte, tratto da un romanzo di Dido Sacchettoni, costruito su una storia estrema di malavita romana con protagonisti Valerio Mastandrea, Marco Giallini e Giorgio Tirabassi. Anche questo film viene presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Fuori concorso.
A maggio del 2015, diciassette anni dopo L’odore della notte, conclude il montaggio di quello che sarà il suo ultimo film NON ESSERE CATTIVO. Caligari, appena finito di montare il film, si è spento per una lunga malattia. Claudio Caligari, che aveva in Pasolini e Melville i suoi punti di riferimento faceva un cinema aspro, apparentemente “sporco” ma ricco di cultura cinefila e a questa passione, diventata lavoro, ha dedicato una vita in silenzio, fiero del suo essere uno sconfitto capace di intercettare le paure e le speranze di tutti gli sconfitti della Storia.
“Il film di Caligari non si sarebbe mai fatto senza Valerio Mastandrea – ha detto Alberto Barbera, direttore del Festival di Venezia – assolutamente, è lui che lo ha voluto, lo ha prodotto, ha trovato i soldi, ha seguito sul set la lavorazione del film quando già Caligari era malato, lo ha montato sulla base delle indicazioni precise che Caligari aveva lasciato. Insomma è veramente stato l’alter ego di Caligari. Il film oggi esiste grazie a Valerio Mastandrea”.
Valerio Mastandrea il giorno dei funerali ha dedicato un post su un blog, ricordando il regista con cui ha lavorato fino all’ultimo. Mastandrea aveva già scritto in precedenza una lettera aperta a Martin Scorsese sulle colonne del “Messaggero” perché li aiutasse, anche finanziariamente, a completare l’opera. “(Senza) Parole. “Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film.” Se n`è uscito così, ad un semaforo rosso di Viale dell`Oceano Atlantico circa un anno fa. Stavamo andando insieme a parlare con un amico oncologo in ospedale. La risposta ce l`avevo pronta ma l`ho lasciato godere di questa sua epica attitudine alle frasi epiche che accompagneranno per sempre tutti quelli che lo hanno conosciuto. Ho aspettato il verde in un altrettanto epico silenzio (sono molti anni che era stato operato alle corde vocali). Ripartendo ho detto “C`è gente che ne ha fatti trenta ed è molto più stronza di te”. Il suono leggero della sua risata soffocata mi ha suggerito il suo darmi ragione, confermato dall`annuire ripetuto della sua testa grande. Di gente stronza Claudio se ne intendeva, ne ha conosciuta tanta, e tanta ne ha liquidata con quel metro di giudizio”.
“Stronzo – ha proseguito Mastandrea – è una parola che detta da lui aveva un altro significato. Più potente. Più profondo. Il Nord “di lago” da cui proveniva deve avergli dato una dimensione molto particolare nello scegliere le parole e nella forza con cui scagliarle. E le parole che gli mancavano da parecchio tempo è sempre riuscito a fartele sentire anche se arrivavano scariche di suono. La grandezza di un uomo così viene anche da questo. Dal poter fare a meno delle armi convenzionali che servono per vivere la vita e dal continuare a battagliare con ogni mezzo mosso solo dalla voglia di esserci e di fare della propria vita una vita. Il suo lavoro ne è l`esempio unico, assoluto. Non ha mai smesso di fare film Claudio. Ne ha girati tre ma ne ha scritti, fatti e visti almeno il triplo. Questo deve accadere ad un regista che vede sfumare i propri progetti per motivi enormi o a causa di persone piccolissime. Pensare, scrivere, vedere, riscrivere, ripensare, vedere ancora fino alla morte del progetto e, nonostante questo, continuare a vederlo finito, il proprio film. Così ha fatto anche lui. Noi che abbiamo avuto il privilegio di lavorarci questo lo sappiamo bene. Ogni film non fatto da Claudio, Claudio lo ha fatto eccome. Come ha fatto il suo terzo e ultimo. Con l`amore e la cattiveria che la malattia gli imponeva. Con la dolcezza di chi riconosce la magia del cinema e delle persone che lo fanno. Con la stronza intelligenza di chi urlava il diritto al cinema da conoscere e da poter fare”.
“Con – ha continuato l’attore – un winchester immaginario sotto l`impermeabile a ricordare che Ford e Sam Peckinpah erano li con lui anche se stavamo all`idroscalo di Fiumicino anzi, soprattutto per quello. Era pieno di roba e di gente Claudio. Il suo Martino in un angolo della testa. PPP sempre a portata di citazione. I suoi “ultimi” da raccontare, facendoli volare dal basso dei sondaggi sui quotidiani , all`alto del livello drammaturgico in un copione e poi sul set. Il suo cinema è stato e sarà sempre Politico. Non ha mai smesso di esserlo neanche quando non veniva materialmente realizzato. Bastava parlarne. Guardarlo mentre sceglieva il ritmo del respiro giusto per pronunciare la frase epica di turno. Ha sempre conosciuto i film che ha fatto. Li ha mangiati, bevuti, e vomitati prima di farli diventare un film. E` stato forse l`ultimo intellettuale vecchie maniere. Con la capacità di sporcare la propria anima e la propria intelligenza del nucleo essenziale di quello che si apprestava a raccontare”.
“Per Claudio “Ideologia” non è mai stata una brutta parola. Lo ha spinto a non fare mai un passo indietro e gli ha permesso di difendere quello che faceva con una forza che non ho mai visto in vita mia. E gli ha consentito anche di lottare con il male costringendolo ai supplementari più di una volta. Claudio ha perso ai rigori, che si sappia questo. E ai rigori non è mai una sconfitta reale. A tutti noi che lo abbiamo accompagnato nell`ultimo sogno realizzato è bastato questo. Onorarlo nel lavoro che più ha amato, maledicendo la sua ostinazione, ammirandone la tenacia, il coraggio e la passione. Ridendo alle sue battute crudeli. Commossi davanti alla sua commozione dell`aver iniziato e finito il suo nuovo e ultimo film”. E la conclusione: “Ministero beni culturali. Interno giorno. Claudio e Valerio sono seduti su due poltrone. Claudio ha con se la sua immancabile ventiquattrore. Valerio smanetta col telefono. Silenzio Claudio – “se c`è un aldilà sono fottuto”. Valerio ride.Buon viaggio amico nostro. Se c`è pellicola non sei fottuto per niente.