RomaFF10, Antonio Monda: “festa e non festival”.

Al via la decima edizione della Festa del cinema di Roma, in programma dal 16 al 24 ottobre, presieduta da Piera Detassis. Sul poster ufficiale l’immagine di Virna Lisi, mentre il neo direttore Antonio Monda enuncia tutti gli ingredienti dell’edizione 2015: “Non più festival, ma Festa: ogni film e ogni ospite ha già vinto, e verrà celebrato a Roma. Per questo, non ho voluto cerimonie di apertura e chiusura, madrine né premi, fuorché quello del pubblico”.

DetassisLe tre parole che contraddistinguono questa festa saranno tre ‘varietà’ (di proposte, con 37 film), ‘diversità’ (registi da 24 Paesi) e ‘qualità’ (molti film blasonati sono stati esclusi).

Ridotti di una unità sia i giorni di programmazione (otto e non più nove), che le sale (indisponibile la più grande, Santa Cecilia). Per quanto concerne il red carpet, Monda lamenta come “negli ultimi anni i festival si siano avvicinati troppo a delle sfilate di moda, con tutto il rispetto per le sfilate” e per questo non è importante “se i film non avranno alcuni dei talent ad accompagnarli”.

Sul fronte del cartellone, la Festa – dice Monda – avrà “tre fasce di uguale importanza: le retrospettive di Antonio Pietrangeli, Pablo Larrain e la Pixar; gli incontri con i grandi del cinema, uno ogni sera: si parte con Joel Coen e Frances McDormand, che parleranno di come si gira sul set da sposati; Jude Law sul red carpet la seconda serata; William Friedkin e Dario Argento; Renzo Piano, sul rapporto tra architettura e cinema; la scrittrice Donna Tartt e Wes Anderson; Todd Haynes, di cui si vedrà Carol; Riccardo Muti, su cinema e musica; Paolo Villaggio, per i 40 anni di Fantozzi; Paolo Sorrentino, con un inedito di 15 minuti su Rio e, in chiusura, La grande bellezza con 40 minuti inediti e il duetto Carlo Verdone e Paola Cortellesi. Monica-BellucciTra le star sul red carpet anche Ellen Page e Monica Bellucci.

Tra i 37 i titoli selezionati, Monda evidenzia il film Junun di Paul Thomas Anderson, The Walk 3D di Zemeckis, i nuovi di Baumbach e Johnnie To. Oltre al documentario di Gianni Amelio, tre sono gli italiani, con altrettanti “film di genere”: Alaska di Claudio Cupellini; Dobbiamo parlare di Sergio Rubini e Lo chiamavano Jeeg Robot dell’esordiente Gabriele Mainetti.

Tra i cineasti omaggiati, Pasolini nel 40ennale della morte, i fratelli Taviani, Rosi, di cui Garrone presenterà C’era una volta. Sul fronte della storia del cinema, l’omaggio a Ingrid Bergman con Isabella Rossellini, un documentario sull’autista italiano di Kubrick; Hitchock/Truffaut di Kent Jones e le quattro ore del doc di Alex Gibney su Frank Sinatra.

“Negli ultimi anni – afferma Antonio Monda -, in ogni parte del mondo, si è assistito ad un aumento incontrollato di festival cinematografici, che si sono sovrapposti, a volte in maniera irragionevole e inappropriata, a quelli con una storia consolidata e gloriosa. Ce ne sono di ogni tipo e qualità, e nel momento in cui sono stato chiamato ad assumere il ruolo di direttore artistico dell’evento che si terrà a Roma dal 16 al 24 ottobre, mi sono immediatamente detto che non avrei contribuito a rafforzare questa tendenza, che ritengo sterile e nociva. La mia prima decisione è stata quella di trasformare il Festival in Festa, come peraltro era stata concepita quando fu fondata, dieci anni fa. Può apparire un gioco formale e lessicale, ma in realtà si tratta di una differenza sostanziale: intendo la Festa non solo come un momento di gioia e aggregazione, ma soprattutto di celebrazione del cinema”.

“Credo – aggiunge il direttore della Festa del cinema – che questa decisione rappresenti anche una prima risposta all’osservazione rivolta ripetutamente ai miei predecessori: quella di aver costruito una rassegna senza un’identità. Devo ammettere di non aver mai compreso cosa intendesse esattamente questa annotazione negativa, e mi auguro che quanto ho avviato stemperi eventuali argomentazioni pretestuose e giudizi relativi al passato. Ho deciso quindi di cancellare il concorso, le giurie, le cerimonie di apertura e chiusura: si tratta di rituali che ritengo ingessati e impropri rispetto a quello che ho in mente. Per lo stesso motivo ho deciso di annullare i premi, con l’eccezione di quello del pubblico, tenuto in vita proprio per sottolineare l’elemento di condivisione popolare: nella Festa che ho l’onore di dirigere, ogni film ed ogni ospite è un vincitore nel momento in cui viene invitato”.

DSC_4314.NEF“Un altro elemento che caratterizza i festival – sostiene Monda -, e rispetto al quale ho voluto dare un segno forte di discontinuità, è quello delle anteprime. Sono felice e orgoglioso di poter dire che la Festa avrà una maggioranza assoluta di anteprime europee e mondiali, ma presenterà anche alcune anteprime italiane. Ritengo assurdo e persino ridicolo che il pubblico che affollerà la Festa di Roma debba essere privato della possibilità di vedere un film solo perché è stato proiettato in precedenza a New York o a Parigi. Non credo che la qualità di un evento si misuri dall’essere riuscito a strappare una pellicola ad una rassegna rivale, o dall’anticiparne la programmazione di qualche giorno, ma dal grado di emozione e condivisione che i film riescono a generare tra il pubblico.

“Sono orgoglioso – conclude Antonio Monda – di aver operato una piccola rivoluzione, stabilendo un’alleanza con un Festival prestigioso come quello di Londra: nel momento in cui ci siamo resi conto con la direttrice Clare Stewart che in più di un’occasione avevamo adocchiato gli stessi titoli, abbiamo deciso di condividere gli inviti, alternando le date delle anteprime dei film nelle rispettive città. Nel ringraziare Clare per la collaborazione e la lungimiranza, credo di poter affermare che siamo riusciti a dare un segno importante, stabilendo un rapporto curatoriale sano: i beneficiari di questa nostra scelta saranno gli spettatori di Roma e Londra, che potranno vedere film altrimenti negati dalla logica miope, arrogante ed egoista dell’anteprima. Ho avuto il privilegio di lavorare con un gruppo di selezionatori di eccellenza, che non potrò mai ringraziare abbastanza per dedizione e competenza: Alessia Palanti, appassionata e sferzante; Giovanna Fulvi, saggia e acuta; Francesco Zippel, energetico ed entusiasta; Alberto Crespi, profondo e ironico; Mario Sesti, che del gruppo è stato il coordinatore ed ha portato la sua preziosa esperienza di ex-direttore della sezione Extra e poi di Taormina, e Richard Peña, che ha accettato questo lavoro di consulenza dopo aver diretto per venticinque anni il New York Film Festival. Ricordo questi elementi e queste caratteristiche personali per sottolineare lo spirito collegiale e di autentica collaborazione che ha animato il nostro lavoro. Abbiamo ovviamente gusti, formazioni e predilezioni diverse, ma siamo accomunati dall’amore per il cinema di qualità: voglio rivelare che sono stati pochissimi i film sui quali non ci sia stato un parere pressoché unanime. Proprio per segnare la differenza del nostro sguardo, che si è rivelata una grande fonte di arricchimento, ho chiesto ad ognuno di scegliere un film prediletto del passato, che sarà presentato nell’ambito della Festa: si tratta di un ulteriore segno di condivisione”.

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