Tratto dall’omonimo classico di Thomas Hardy, diretto da Thomas Vinterberg e sceneggiato da David Nicholls, con i protagonisti Carey Mulligan, Matthias Schoenaerts, Michael Sheen e Tom Sturridge, Via dalla pazza folla è la storia di Bathsheba Everdene (Carey Mulligan), una passionale e indipendente giovane donna che eredita la fattoria di suo zio. Acquisita l’autonomia economica (una rarità per una donna nell’età Vittoriana), bella e determinata, Bathsabea attira le attenzioni di tre corteggiatori, molto diversi tra loro ma tutti ugualmente intraprendenti: Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts), un allevatore di ovini, affascinato dalla sua caparbietà; Frank Troy (Tom Sturridge), attraente e spericolato sergente; e William Boldwood (Michael Sheen), un maturo e facoltoso scapolo. La storia senza tempo di Bathsheba, che compie le sue scelte e vive le sue passioni mentre lotta per mantenere la propria indipendenza, è una vitale esplorazione delle relazioni, dell’amore, della capacità profondamente umana di superare le avversità grazie all’adattamento e alla perseveranza.
Con il suo capolavoro, Thomas Hardy ha regalato alla letteratura mondiale una delle più grandi eroine di tutti i tempi, dando vita ad una storia d’amore senza tempo, epica e universale. Personaggio incredibilmente moderno anche per i nostri tempi, all’inizio della sua vicenda l’esuberante Bathsheba Everdene è una semplice ragazza Vittoriana di campagna che eredita la fattoria di suo zio, per poi diventare un’orgogliosa, impulsiva ereditiera alle prese con mille difficili scelte esistenziali. I suoi intriganti corteggiatori premono incessantemente su di lei con le loro attenzioni: il pragmatico allevatore Gabriel Oak, il seducente militare Frank Troy ed il ricco possidente Mr. Boldwood. Trascinata in un groviglio di passioni, ossessione e tradimenti, la giovane troverà faticosamente la sua strada verso ciò che desidera veramente.
La bucolica bellezza e l’astuto umorismo che caratterizzano Bathsheba hanno mantenuto intatta nel tempo la popolarità del romanzo di Hardy; la storia ha dato vita ad un gran numero di adattamenti teatrali e cinematografici sin dal 1874, anno della sua pubblicazione. Bathsabea ha persino ispirato Suzanne Collins, l’autrice di HUNGER GAMES, nel chiamare Katniss Everdeen proprio come l’eroina di Thomas Hardy.
L’ultima volta in cui il lavoro di Hardy è stato portato sul grande schermo è stata nel 1967 per il film di John Schlesinger, con Julie Christie. Questo ultimo adattamento, con Carey Mulligan (SHAME, AN EDUCATION) nel ruolo di Bathsheba, è diretto da Thomas Vinterberg (THE HUNT, THE CELEBRATION).
Come è possibile che i personaggi comicamente imperfetti ma profondamente umani di Thomas Hardy appaiano ancora così veri, 140 anni dopo? La risposta è nel potente mix di vitalità ed oscure complessità che li caratterizza. Dichiara lo sceneggiatore David Nicholls: “In Via Dalla Pazza Folla abbiamo situazioni tragiche ed altre estremamente lievi, brillanti e sentimentali, inframmezzate da momenti di pathos e dramma. Tutti elementi che si combinano con grande naturalezza, creando un senso molto realistico dell’energia della Vita”.
Aggiunge Vinterberg, che ha cercato di essere fedele ad Hardy nel restituirci la verve, la passione e il fascino della forza Femminile così evidente nel romanzo: “E’ una storia con personaggi meravigliosi e profondi, legati al paesaggio che li circonda in maniera commovente. Il mio approccio è stato quello di combinare questa epica grandezza con la credibilità, cercando di mostrare la vulnerabilità e la fragilità di questi personaggi insieme alla profonda complessità del dramma”.
Rileggendo Via Dalla Pazza Folla, Nicholls ha trovato una nuova interpretazione: strutturare tutto intorno al crescente legame di amicizia tra Bathsheba Everdene e l’infaticabile allevatore Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts). Il personaggio di Oak le resta devoto attraverso tutte le disavventure, e mantiene un posto nel suo cuore volubile grazie al rispetto.
“Gran parte del dramma e dell’umorismo nasce dalla domanda: cosa serve a un buon matrimonio?”, osserva Nicholls. “Forse il sesso, che spinge Bathsheba verso Troy? E’ lo status sociale, che trova in Boldwood? Oppure la complicità, la fiducia e l’amicizia che condivide con Gabriel? Volevo porre la questione al centro della sceneggiatura, e focalizzare tutto intorno alla storia d’amore tra Bathsheba e Gabriel”.
Via Dalla Pazza Folla introduce ai lettori quel mondo diventato famoso come “la campagna di Hardy”, un ruvido panorama di fattorie collinari, in cui le persone e i loro affari sono compenetrati ai ritmi della natura, con l’alternarsi delle stagioni, le rotazioni dei campi, la selvaticità e vulnerabilità degli animali. Il romanzo è il secondo ambientato da Hardy nella semi-fittizia contea del Wessex. Hardy definiva il Wessex “una realistica campagna dei sogni”, in realtà molto simile per panorama e cultura alla contea del Dorset, nel sud-ovest dell’Inghilterra, dove Hardy era cresciuto. Ben noto per il suo ondulato e lussureggiante paesaggio, costellato di fattorie e greggi, il Dorset è ancora oggi il tipico esempio di ciò che si intende per “campagna inglese”.
Per Thomas Vinterberg non poteva esserci altro posto dove ambientare il film. “Girare in location era indispensabile”, dichiara. “Questi panorami sono fondamentali per i personaggi e per il feeling complessivo della storia. Dovevamo venire qui, nell’ambiente reale. Siamo rimasti nei luoghi che hanno ispirato Hardy, ci siamo immersi nell’ambiente, fino a vivere un totale abbandono a questo universo”.
Quell’abbandono si avverte vividamente in alcune scene, come quella in cui Bathsheba e Gabriel sovrintendono alla disinfestazione delle pecore, che Vinterberg ha ricreato come un viscerale college di emozioni. “La disinfestazione era appena una battuta nello script, ma per me era una cosa molto importante”, spiega il regista. “Volevo ampliare questo momento, per mostrare come Bathsheba e Gabriel siano totalmente nel loro elemento, nel lavare insieme le pecore. E’ un momento di pura felicità, e pulire gli animali ha un valore estremamente simbolico. È la vita che si rivela; e io amo quel genere di scene”.
“Mi è molto piaciuto il lavoro in fattoria,” dice la Mulligan, “così come tutte le altre cose che abbiamo imparato a fare. Specialmente imparare a galoppare. I cavalli erano bellissimi e, malgrado qualche momento di panico, sapevamo comunque che eravamo sicuri. E’ una sensazione incredibile galoppare veramente in una scena, e saltare dal tuo cavallo”.
Replicare le vere sensazioni della vita nella fattoria era fondamentale per le atmosfere che cercava Vinterberg. Non solo il legame con i terreni, ma anche quei tangibili, umani istinti di desiderio e di sopravvivenza. “Le descrizioni che fa Hardy degli animali e dei paesaggi ci dicono molto della vita”, commenta. Ed è stato anche veramente istruttivo per Vinterberg. “Non mi ero mai trovato in film in cui aver a che fare con il gonfiore delle pecore; credo sia la cosa più strana che mi sia capitata di filmare. Ma anche questo serviva a far rivivere quella campagna così importante per capire chi è Bathsheba”.