Sarà in scena al Teatro dei Conciatori dal 12 al 24 gennaio 2016, LA MORTE DELLA BELLEZZA – Oratorio Profano per Giuseppe Patroni Griffi di G. Patroni Griffi, spettacolo-concerto di NADIA BALDI.
In scena Nadia Baldi – Franca Abategiovanni – Marina Sorrenti – Antonella Ippolito – Tonia Filomena. Musiche eseguite dal vivo da: Roberta Rossi, Andrea Bonioli e Renato Salvetti.
La morte della bellezza di Giuseppe Patroni Griffi, è un romanzo classico e storico. E’ la vicenda di un amore omosessuale fra due giovani, sullo sfondo di una Napoli in piena guerra e sotto i bombardamenti aerei; amore sensuale e sentimentale, controverso e negato, che l’atmosfera crudele e incantata di una città fatale rende simbolico come le fiamme che la esaltano e distruggono. Emerge il conflitto fra l’educazione sentimentale e la celata omosessualità del sedicenne Eugenio che, insidiato dal giovane tedesco Lilandt, prima lo rifiuta e poi si getta impetuosamente in un legame amoroso.
Cinque leggii sono l’unica scenografia, resi viventi da un accordo di morbide e graffianti voci che illuminano il palcoscenico. Qui il soggetto non è soltanto quello dichiarato in prima battuta Com’era bella Napoli quaranta anni fa, ma anche l’omosessualità, che lo scrittore-regista narra con cenni insoliti e coraggiosi, afferrati nella sua intrinseca e naturale inclinazione scenica dal riadattamento di Nadia Baldi.
Nella Napoli del ‘43, sotto i bombardamenti incessanti, brucia la storia di due giovani la cui straordinaria bellezza ha come sfondo una città contraddistinta, quaranta anni fa, dallo splendore di Posillipo e del mare….meglio che i Caraibi.
La mimesi linguistica, presentata con grazia ed ironia dalle cinque protagoniste, celebra la consacrazione, da parte di Eugenio e Lilandt, ai sensi del corpo, alla voluttà di un amore tormentato, negato ed in seguito bramato. Ebbe la sensazione che tutta quanta la sua vita, con la rapidità di una fisarmonica che si chiude, si concentrasse per arrivare a questo momento.
La morte della bellezza, nel riadattamento, rispetta ed esalta lo “stile d’acqua” di Patroni Griffi che, associato alla capacità da parte delle interpreti nel trattare con una rara attitudine gestuale e vocale un argomento così delicato come la omosessualità, scorre fluente come acqua.
La rielaborazione del testo evidenzia una grande abilità femminile a raffigurare con destrezza e maestria l’avvenenza e la riluttanza di un amore maschile. Una nota caratteristica si concentra sull’ironia di pezzi musicali che irrompono prepotentemente sulla scena, adeguandosi alla situazione ambientale concreta di una Napoli sempre sospesa tra farsa e realtà.