Il Condominio dei cuori infranti.

Isabelle Huppert, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi e Michael Pitt sono tra i protagonisti de ‘Il Condominio dei cuori infranti’, il film di Samuel Benchetrit, presentato Fuori Concorso alla 68esima edizione del Festival di Cannes, che arriva nelle sale cinematografiche dal 24 marzo distribuito da Cinema di Valerio De Paolis.

Condominio_100X140Un’eccentrica e accattivante commedia urbana che racconta un palazzo di periferia in una anonima cittadina francese. Un ascensore in panne. Tre incontri improbabili. Sei personaggi insoliti. Il vecchio Sternkowitz e l’infermiera (Valeria Bruni Tedeschi, l’uica che non abita il condominio neanche per un po’), l’attrice in pensione Jeanne, il giovane Charly, l’astronauta McKenzie e la signora Hamida. Dei solitari che si troveranno uniti da un grande sentimento di tenerezza, rispetto, compassione. Stemkowtiz abbandonerà la sua sedia a rotelle per trovare l’amore di un’infermiera che fa il turno di notte? Charly, l’adolescente abbandonato a sé stesso, riuscirà a fare ottenere un ruolo a Jeanne Meyer, attrice degli anni ’80? E cosa ne sarà di John McKenzie, astronauta caduto dal cielo e accolto e accudito dalla Signora Hamida?

Ispirato ai racconti dello stesso regista Samuel Benchetrit “Les Chroniques de l’Asphalte” (Cronache dall’asfalto – pubblicato in Italia da Neri Pozza), il film è pervaso di una piccola comicità sentimentale. “Avevo voglia di raccontare la periferia in modo diverso – afferma Benchetrit – attraverso personaggi insoliti. Se dovessi riassumere il film direi che si tratta di storie di cadute. Come si può cadere – dal cielo, da una sedia a rotelle o da un piedistallo – e riuscire a risollevarsi? Ecco la questione che attraversa ogni istante del film. Perché gli abitanti delle periferie hanno grandi capacità di recupero. Ho vissuto la mia giovinezza in un quartiere popolare e posso affermare di non avere mai conosciuto un senso di solidarietà così forte come in periferia. Malgrado il fatto che con il passare del tempo, come è accaduto ovunque, la solitudine e l’isolamento stiano pian piano guadagnando terreno”.

“Avevo voglia di mostrare il legame invisibile che si crea tra le persone, fatto di silenzi e di sguardi – conclude il regista -. I miei personaggi sono individui autenticamente solitari e in teoria non hanno alcun motivo per parlare con gli altri. E questo vale per Stemkowitz dalla morte della madre, per la Signora Hamida da quando suo figlio è in prigione o per Jules la cui madre è irreperibile, come per coloro che il caso metterà sulle loro strade: l’infermiera di cui percepiamo il malessere, il cosmonauta tagliato fuori dal mondo da diverse settimane e un’attrice in piena crisi depressiva. Samuel BenchetritE la macchina da presa svolge il ruolo del narratore principale del racconto e, a seconda delle situazioni, assume una posizione distaccata, discreta o sarcastica. Ci sono pochissime battute a tono nel film: prevalgono i piani sequenza e i silenzi. Probabilmente anche perché acquisendo esperienza riesco ad esprimere quello che voglio dire con meno parole”.

Per Valeria Bruni-Tedeschi, “è una sceneggiatura ben scritta. Scritta da uno scrittore, quale è innanzitutto Samuel Benchetrit. Del resto si percepisce quasi subito che si tratta dell’adattamento di un romanzo, dunque di un’opera letteraria all’origine. Ed è sempre particolarmente piacevole per un attore leggere dialoghi non solo gradevoli da recitare, ma soprattutto così belli. È una circostanza che avviene piuttosto di rado, tengo a precisare. Ma più in generale ho trovato che questa sceneggiatura generasse un universo singolare e una particolare visione del mondo attraverso un gruppo di esseri umani riuniti in questo condominio. Lo sguardo che Samuel porta su di loro è al tempo stesso intelligente, crudele, divertito, poetico e tenero. Quanto al mio personaggio nello specifico, mi è subito parso famigliare per la sua solitudine, il suo bisogno di amore e la sua semplicità”.

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