Land of mine, cosa resta alla fine di una guerra.

Land of mine, ‘la mia terra‘ oppure ‘terreno di mine‘? La traduzione del titolo del nuovo film di Martin Zandvliet vuole evidentemente giocare sul doppio significato della frase che non poteva descrivere meglio in 10 lettere questa storia che colpisce lo spettatore come un pugno in pieno stomaco.

Poster‘Land of mine’ arriva al cinema dal 24 marzo, distribuito da Notorious Pictures (con il sottotitolo italiano ‘Sotto la sabbia’) e racconta meglio di qualunque film di guerra visto fino ad oggi gli effetti devastanti del conflitto che ha portato morte e distruzione in Europa e in tutto il Mondo, tra il 1939 e il 1945. Il film descrive un frammento di storia ancora sconosciuto a molti. Nei giorni che seguirono la resa della Germania nazista, i soldati tedeschi in Danimarca furono deportati e vennero messi a lavorare per quelli che erano stati i loro prigionieri. Obiettivo: rimuovere 2 milioni di mine posizionate dalle truppe tedesche sulle coste danesi, dove il Terzo Reich pensava sarebbero sbarcati gli alleati.

Incredibilmente attento e delicato, il film racconta il desiderio di vendetta, ma anche il ritrovamento del senso di umanità e fa luce su questa tragedia storica. Dopo sei anni di guerra e di terrore, infatti, i confini tra giusto e sbagliato vennero sradicati.

Land of Mine parla delle conseguenze della guerra. Zandvliet riesce a far uso di materiale altrettanto convincente per la sua storia di cameratismo, di sopravvivenza e di amicizie inaspettate. Mette in discussione l’esistenza di un male intrinseco che potrebbe esistere in tutti noi. Ma è mai possibile provare empatia per coloro che hanno rappresentato il terrore nazista?

Protagonisti del film sono Roland Møller, che interpreta il Sergente Rasmussen, un patriota danese che odia gli invasori tedeschi, ma che non riuscirà a odiare un gruppo di ragazzini spediti in Danimarca dal Fuhrer alla fine di una guerra scellerata, che gli vengono affidati per sminare la sabbia; Mikkel Boe Følsgaard, che presta il volto al Capitano Ebbe, un ufficiale danese che non prova sentimenti verso gli sconfitti nazisti; Louis Hofmann nel ruolo di Sebastian Schumann, uno dei giovanissimi tedeschi obbligati a raccogliere le mine prima di tornare a casa; Joel Basman e Emil & Oskar Belton sono invece altri ragazzini con l’elmetto che un giorno sono aguzzini di un paese sottomesso e il giorno dopo diventano loro stessi le vittime della guerra. Solo la metà di loro si salverà.

I giovani prigionieri di guerra tedeschi sono confusi, hanno la paura e la sconfitta nei loro occhi. Il Sergente Rasmussen, sprezzante dei tedeschi, per la loro occupazione del suo paese, e con l’intento di punire ciò che resta del regime nazista fa marciare la sua squadra sulle dune ogni giorno per disinnescare per le mine. Questo compito, apparentemente senza fine, diventa rapidamente una carneficina e anche in Rasmussen cresce un conflitto di sentimenti nei confronti dei suoi giovani detenuti. Anche se il giorno prima erano nazisti, ora feriti a morte dalle mine invocano la propria mamma.

LOM_Still_022Acclamato all’ultimo festival di Toronto e inserito nella top ten dei film da non perdere nel 2016 (secondo il LA Weekly), ‘Land of Mine’, partendo dal racconto di un amaro e poco conosciuto capitolo della seconda guerra mondiale, diventa un viaggio inaspettato, emozionale e introspettivo, grazie anche all’intensa interpretazione dei suoi giovani protagonisti.

Già best-seller nazionale alla sua prima settimana di programmazione, il film è stato selezionato nei più prestigiosi festival mondiali, tra i quali la Festa del Cinema di Roma, vincendo l’Audience Award al Festival del Cinema di Gijón e conferendo a Roland Møller e Louis Hoffman il premio di Migliori Attori protagonisti al Tokyo Film Festival.

La Convenzione di Ginevra del 1929 vieta di obbligare i prigionieri di guerra a svolgere lavori forzati o lavori pericolosi. Tuttavia, è evidente come le autorità danesi abbiano deliberatamente modificato la formulazione del testo da “prigionieri di guerra” a “persone volontariamente arrese al nemico”, al fine di eludere le regole della convenzione. Molti dei soldati tedeschi, obbligati a disinnescare più di due milioni di mine lungo la costa danese, erano semplici ragazzi – avevano dai 15 ai 18 anni di età.

Fino ad oggi, gli eventi che ruotano attorno alla pulizia delle spiagge della Danimarca sono considerati tabù nella storia moderna danese. Il processo di sminamento, durato cinque mesi, ha causato più vittime di tutto il periodo dell’occupazione tedesca in Danimarca.

L’idea di utilizzare i prigionieri di guerra tedeschi per svolgere il pericoloso compito di sminamento arrivò dalle autorità britanniche, ma fu messa in pratica senza obiezioni da parte dell’amministrazione danese. La Brigata danese fu incaricata di dirigere e gestire l’operazione.

LOM_Still_051“La mia intenzione – afferma il regista – era quella di rivelare un episodio basato su un fatto storico che fa ancora vergognare particolarmente la Danimarca. Molti storici finora hanno evitato l’argomento, comprensibilmente forse. Non volevo assegnare colpe o puntare il dito; mi sembrava interessante fare un film che non guardasse i tedeschi sempre come mostri. È la storia di un camion militare pieno di giovani ragazzi tedeschi, che sono stati sacrificati nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Tuttavia, in fin dei conti, è davvero solo un film sugli esseri umani. Ti porta in un viaggio che va dall’odio al perdono. La mia intenzione era quella di creare una storia rilevante e lasciare che il pubblico sperimentasse la potenza della paura, la speranza, i sogni, le amicizie e la lotta per la sopravvivenza, attraverso questo gruppo di personaggi”.

“Ho voluto che questo dramma realistico – continua Martin Zandvliet – fosse girato in un universo fantastico, idilliaco, contaminato solo da bunker di cemento grezzo e dalle detonazioni quotidiane delle mine. L’estate, la sabbia, le dune, il clima caldo e l’acqua erano un richiamo costante alla vita idilliaca che c’era una volta, e la vita che sarebbe ancora una volta risorta dalle ceneri. Insieme alle migliaia di mine, le esplosioni, la morte e il dolore, tutti questi elementi ci portano nel pieno delle conseguenze della guerra”.

“È un film molto umano – conclude il regista – che esplora non solo la bellezza delle tenebre, ma cerca anche di scoprire chi erano questi ragazzi tedeschi. Condividiamo le loro speranze e preghiamo per la loro sopravvivenza attraverso questo incubo. Dobbiamo credere ancora che possono diventare degli esseri umani, anche se disapproviamo il regime violento di cui facevano parte. Insieme ai ragazzi, seguiamo quindi il loro custode, il sergente. Per Rasmussen i mostri si trasformano in esseri umani”.LOM_Still_036

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