Zeta, il suono e le parole di una generazione.

Arriva al cinema un film generazionale girato dal più famoso regista italiano di videoclip, Cosimo Alemà. ‘Zeta’ è una storia hip hop di formazione, amicizia, amore e riscatto; una corsa a ritmo di rap all’inseguimento dei propri sogni e del proprio destino.

Secondo il regista, Zeta si pone l’ambizioso obiettivo di diventare il film di riferimento di una intera generazione, come fu negli anni ’80 “Il Tempo delle Mele”, che fotografava con incredibile aderenza gli adolescenti di quell’epoca.

Nello straordinario cast per raccontare i giovani di oggi e il mondo del rap in Italia sono presenti Diego Germini (in arte IZI), Salvatore Esposito, Jacopo Olmo Antinori, Irene Vetere, Francesco Siciliano, Aldo Vinci, Angelica Granato Renzi, Christian Sciuva (in arte Fatt Mc), Martin Chishimba, Yaser Mohamed Merisi, Eradis Josende Oberto, Indri Qyteza Shiroka, Sebastian Gavasso, Manuela Morabito, Andrealuna Posocco e Mia Benedetta Barracchia, con la partecipazione straordinaria di: Massimiliano De Simone, Massimiliano Gallo, Gianluca Moccia, Gianluca Di Gennaro, Maria Godano, Edy Angelillo e con Fedez, J-Ax, Salmo, Clementino, Ensi, Briga, Baby K, Lowlow, Tormento, Rancore, Shade, Noyz Narcos, Shablo, Metal Carter e Rocco Hunt.

Zeta è una produzione 9.99 Films e Panamafilm in collaborazione con Sony Music Italy, ed uscirà nelle sale il 28 aprile, distribuito da Koch Media.

Il film è ambientato in una Roma che si divide verticalmente tra centro e periferia, ricchi e poveri, famosi e non famosi. Alex/Zeta (Diego Germini), Gaia (Irene Vetere) e Marco (Jacopo Olmi Antinori) sono tre amici poco meno che ventenni con il sogno di sfuggire al destino che la società ha in serbo per loro. La vita di strada, il lavoro al mercato, i casermoni di periferia, la povertà, il piccolo spaccio, il sogno dell’hip hop: questa è la vita per Alex fino a che il sogno non diventa realtà, e lui si trova catapultato nel mondo del rap a giocarsi la sua partita e a far vedere quanto vale. Ma gestire il proprio destino è una faccenda complessa e Alex commette molti errori, fino a ritrovarsi solo, con un successo effimero e senza punti di riferimento. Dovrà affrontare i suoi demoni, la durezza del mondo e la sua confusione per superare la linea d’ombra, imparando ad amare la sua rabbia e riuscendo nell’impresa più difficile: capire fino in fondo cosa desidera.

“Zeta – afferma il regista durante la presentazione del filma Roma – è un film in grado di raccontare senza fronzoli i giovani di oggi, in primis, e il mondo del rap in Italia, che con centinaia di migliaia di proseliti è diventato un vero e proprio fenomeno di massa che il cinema non può continuare ad ignorare. Zeta vuole essere un racconto reale e metaforico al tempo stesso, un film in grado di parlare del rapporto tra individuo e identità culturale, in un mondo che sempre più tende a creare, nel bene e nel male, occasioni di contaminazione, di confusione e crisi identitaria, soprattutto quando si parla di giovani. Zeta è pensato come un romanzo di formazione, come un racconto non solo del reale, ma calato indissolubilmente nel reale, perché solo con esso è possibile scoprire la dimensione intima e profondamente umana della realtà stessa e anche quella di tematiche urgenti e attuali della società odierna. Per questo motivo tengo a mente costantemente l’esempio eccellente del cult-movie ‘L’Odio’ di M.Kassovitz, punto di incontro tra genere, dramma e divertimento, il tutto calato in una dimensione di realismo e di credibilità fuori dal comune, condivisibile in ogni angolo del mondo. Con Zeta ho intenzione di porre particolare attenzione proprio alla “street credibility” dei personaggi, dei linguaggi, delle situazioni e delle atmosfere descritte”.

“Troppo spesso, in Italia – continua Cosimo Alemà -, il mondo giovanile è stravolto, distorto, banalizzato e indirizzato verso cliché tipici televisivi sintomatici di una visione estranea e insensibile alla realtà. Zeta è anche un tributo alla musica. Tanti sono i suoni, le canzoni, le suggestioni, gli artisti, le atmosfere che ne compongono l’essenza che fin dal concepimento ci è stato impossibile evitare di considerarlo indissolubilmente come un vero e proprio film musicale (da non confondere con musical). Il rap è un aspetto cruciale della cultura moderna internazionale e si sta affermando anche in Italia alla velocità della luce, proprio grazie ai giovani che non riescono a resistere al suo fascino travolgente e all’immedesimazione fortissima che si prova rispecchiandosi nelle parole e nei ritmi delle canzoni. I rapper sono i nuovi cantautori, le canzoni parlano di vita vissuta, di strada, di problemi, di rabbia e amore. Il binomio musica-giovani è una questione aperta e sensibile, culturalmente parlando, da quasi quarant’anni. Perché è il terreno principe di confronto tra i ragazzi e spesso l’appartenenza ad un movimento rappresenta un momento fondamentale di crescita intellettuale. Quando io ero adolescente, nei primi anni 80, c’erano il punk e la new wave che rappresentavano un certo grado di rottura con le regole imposte dalla società e la musica anche allora diventava il luogo virtuale di aggregazione fondamentale di tutti quelli che si sentivano in qualche maniera diversi, inadeguati o semplicemente ribelli. La stessa cosa accade oggi con l’hip-hop, il movimento cresce perché vi confluiscono i giovani che hanno quegli stessi stimoli, quegli stessi problemi. Per questo c’è qualcosa di Zeta che mi riguarda molto da vicino. La storia di Alex, un ragazzo che desidera a tutti i costi campare di questa sua passione per il rap, parte dagli stessi spunti di racconto, dagli stessi presupposti; mi ricorda profondamente quando a scuola mi sentivo un incompreso ragazzo punk della periferia romana. Mi interessa indagare proprio su quel senso di inadeguatezza latente che da giovane provavo di fronte al futuro, al mondo del lavoro, alle realtà diverse dalla mia, di fronte all’ineluttabilità della vita stessa, essendo io profondamente ateo, ora come allora”.

“Con Riccardo Brun (co-sceneggiatore) – prosegue il regista – , nella scrittura del film, abbiamo voluto indagare su come può sentirsi oggi un giovane di fronte ad una realtà difficile e respingente, senza le sicurezze e la guida di una famiglia o di una società in grado di recepire le sue aspirazioni, di comprendere a fondo le sue problematiche. Cosa desidera Alex? Quali sono le sue prospettive, le sue paure? Siamo partiti da queste domande nel tentativo di tracciare la vita di Alex, di immaginare il protagonista di questo film. Un film incentrato sulla passione per la musica, una passione in grado di cambiarti la vita, che spesso, negli strati più disagiati della società, rappresenta l’unica via d’uscita, l’unica possibilità di sottrarsi ad un destino crudele”.

“Con il film – conclude Alemà – vorrei riuscire nel difficile intento di parlare di “valori” ma senza retorica. Un esercizio sul filo del rasoio, soprattutto quando si parla dei giovani ai giovani. Per questo non voglio dare giudizi morali; Zeta non sarà un film politico, non sarà un film storico, non sarà un film sociale tout court”.

Spiega invece il protagonista Diego Germini in arte IZI: ”questo film mi rappresenta molto. Anche io vengo da Cogoleto, paese di periferia genovese, e capisco i percorsi di Alex. Il rap identifica oggi molti ragazzi – aggiunge – che si sentono da questa musica rappresentati. Per molti ragazzi il rap è un modo per approcciare l’arte. Chiunque può fare rap e in qualsiasi momento”. E il regista conferma: ”è una questione di dialogo. Il rap riesce a dialogare e nel rap la parola è di prima importanza”.

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