Ottima accoglienza e tanti applausi al termine della proiezione di ‘Fai bei sogni’ il nuovo film di Marco Bellocchio che ha aperto la quinzaine des realizateurs del festival di Cannes 2016, primo italiano a sbarcare alla 69esima edizione della kermesse.
Il film, una favola nera che vede protagonisti Valerio Mastrandrea, Bérénice Bejo e Barbara Ronchi, è tratto dal bestseller di Massimo Gramellini pubblicato da Longanesi e arriverà al cinema il prossimo autunno con 01 distribution. L’autore racconta il proprio percorso interiore per superare il dolore e il senso di abbandono dovuto alla morte della madre, sopraggiunta quando lui aveva nove anni.
Dopo un’infanzia solitaria e un’adolescenza difficile Massimo diventa un giornalista affermato ma continua a convivere con il ricordo lacerante della madre scomparsa, nonché con un senso di mistero circa la sua improvvisa dipartita. Solo alla fine scoprirà come sono andate esattamente le cose, e troverà il modo di risalire alla luce.
Il contesto è quello della Torino dei tardi anni ’60 e poi di fine anni ’90. Un’Italia perbenista. “Le immagini e le canzoni, lo sport e la tv d’epoca erano importanti – spiega il regista – non solo per dare il sapore di anni in cui il protagonista cresce, ma anche per descrivere il suo immaginario. Per esempio il grande Toro e la tragedia di Superga lo legano al padre che gli pare distante, e diventano quasi un parallelo con la propria tragedia personale”. “Anche lo sceneggiato ‘Belfagor’ diviene per Massimo un fantasma utile a superare il proprio dolore – prosegue Bellocchio – perché è un ricordo vivo e pulsante del suo rapporto con la madre, tanto da permettere di lavorare anche formalmente su quel ricordo”.
“Non è tanto il best-seller ad avermi convinto – conclude Marco Bellocchio -, ma il suo tema, il dramma che sta in esso: la more della madre, il fatto di essere orfano quando sei ancora bambino. Il dolore di Massimo che perde la madre adorata a soli nove anni, la sua rivolta contro questa tragedia così ingiusta, e poi, nel corso del tempo, la sua attitudine a sopravvivere a quella perdita incommensurabile”.