L’amore al tempo del precariato.

Il semplice è difficile. Non lo dico io, lo diceva la buon’anima di Seneca che stupido non era e st’amore al tempo del precariato è ‘na robba semplice ma nella sua semplicità davvero bella bella. 5 puntate da dieci minuti godibili, ritmate, scritte bene, girate bene, montate benissimo. Mi sto concentrando: è da quando ho finito di vederlo che sto pensando a qualcosa di negativo da scrivere ma, porco cacchio, non mi viene niente. Ma non rinuncio anche adesso mentre scrivo lascio l’incarico al mio inconscio il mio polemichEGO e lui qualcosa la caccerà, poichè si sa, le visioni iannacconiche DEVONO essere un po’ polemiche. Per forza ti devono comunque un minimo far ragionare.

L’amore al tempo del precariatoIl ragionamento da fare è proprio sul concetto di Seneca del semplice che è difficile: è una lezione che l’amore al tempo del precariato mi ha dato. Sono sempre alla ricerca di qualità, di buone sceneggiature, di grandi idee, di colpi di scena allucinanti, di storie scioccanti o spiazzanti, ma alla fine le storie più semplici e realistiche sono le migliori. Certo, è chiaro, i personaggi vanno caratterizzati come si deve; la realtà o il realismo va esposto e descritto come si deve e, sinteticamente, è quello che hanno fatto loro: storia semplice ma con una perfezione impressionante dei particolari.

PolemichEGO che è sempre in agguato dietro il mio cervelletto, non appena ha visto che il lavoro è finanziato da Rai fiction, mi ha riversato nella testa una caterva di preconcetti… questo accadeva mentre la sigla ci introduceva nella storia… e quindi già pensavo “gli attori saranno stati imposti e quindi almeno la metà saranno dei cani”…sarà la solita solfa… dove hanno lavorato i soliti… colonna sonora e montaggio saranno state fatte dal cugino dell’amante del funzionario di turno… cose così… ma signore e signori, ancora una volta, io e polemichEGO soprattutto, abbiamo avuto un’altra lezione. Colonna sonora, audio, attori, tutti con assoluta evidenza grandi professionisti o comunque bravi da fare anche un po’ schifo nella loro semplicità e nel loro realismo. Ma allora è possibile …cacchio, fare un lavoro che potrebbe essere visto e goduto anche oltre oceano, che potrebbe – dico potrebbe – essere un The Big Bang Theory all’italiana che racconta l’Italia nel bene e nel male. L’amore al tempo del precariato 1Ma allora Seneca (sì, so’ fissato co’ Seneca) aveva ragione quando diceva che “chi vuole trova il modo e chi non vuole trova la scusa” e si è evidente che si può basta volerlo veramente e forse avere anche un po’ di fortuna, ma sempre ricordando che la fortuna in sé non esiste, è solo il momento in cui il talento incontra l’occasione e sono davvero contento che il gruppo dell’amore ai tempi del precariato abbia trovato la sua.

Ah? Che dici? Ah, sì, sì ma io non lo scriverei… E’ talmente ‘na strunzata che… vabbuò, se insisti… 

PolemicEGO mi dice di dirvi che nell’ultima puntata c’è una cosa che non lo convince: il montaggio di una delle scene finali in cui la protagonista, sul pulpito, parla di famiglia. L’ho scritto. Sei contento? Di più non posso aggiungere altrimenti diventa spoiler… E’ contento.

Ah, dimenticavo: L’amore al tempo del precariato, vincitrice del Premio Solinas, prodotta da Rai Fiction e realizzata da Young Films, vede protagonisti Elena Radonicich, Daniela Virgilio, Valerio Di Benedetto, Stefano Ambrogi, Ugo Piva, Alessandro D’Ambrosi e Jonis Bascir.
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