Bansky, the Capitalartist war here.

In un afoso pomeriggio romano, ti ritrovi in una fila allucinante (Did u remember EXPO???) in mezzo a via del Corso. Senti un cingalese che prova da un lato a difendere il suo banchetto e dall’altro fa il pizzardone: ”Amigo la fila comincia qua!!”. E sì la fila, come quella dei personaggi stilizzati che ritrovi in “Destroy Capitalism”, dove le persone sono in coda per comprare la t-shirt che stigmatizza il capitalismo. IMG_9633In quel momento capisci che TAFKAB ovvero the Artist Formerly Known As Bansky, ha raggiunto il suo obiettivo. La mostra di Roma, organizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro, ha avuto 30mila presenze, code ed estensioni dell’orario d’ingresso sancendo de facto il trionfo dell’artista di Bristol.

Premetto la mia diffidenza aprioristica nell’osservare delle opere di street Art ingabbiate in un contesto espositivo, o peggio, addirittura segregate dietro una cornice. Tuttavia mi sono dovuto ricredere, sarà la bellezza del luogo o la qualità dell’allestimento, l’opera di Bansky pur privata del suo humus naturale non esce affatto sminuita. IMG_9644Anzi. Ogni singola opera è un colpo che viene assetato alla mente del visitatore, c’è gente che lotta con le armi altri combattono con le parole, Bansky si contenta del suo genio di una bomoletta spray e di uno stencil. E quindi: ”Un muro è una grande arma. È un delle cose più cattive con la quale puoi colpire qualcuno”.

Chissà come l’avrebbe presa Kubrick osservando gli happy-copters del colonnello “Bill” Kilgore imbellettati da un papillon rosa, invece che carichi di napalm. Ma girando l’angolo il napalm ritorna sul corpo nudo di Kim Phúc, tenuta per mano da Mickey Mouse e Ronald McDonald. E qui ti viene da pensare e se il vero vincitore del conflitto del Vietnam fosse Bansky?

Ronald-Mcdonald-And-Mickey-Mouse-by-BanksyMa la campagna di esorcizzazione della guerra, condotta da Bansky, continua non lasciando da parte nemmeno il buon Sir Winston Churchill, che si ritrova con una cresta verde fluo a fare il quinto dei Sex Pistols, per poi culminare con una delle opere simbolo in cui due soldati asserragliati, armati di pennello e vernice, cercano di completare un simbolo della pace rosso grondante sangue.

1442583639-ytflzrpscwlvemqsxc02La libertà espressiva che Bansky ha gli consente di rivoltare qualsiasi aspetto della società del XXI secolo, attribuendo caratteristiche zoomorfe ai suoi animali, dileggiare i capisaldi della cultura british partendo dai bobbies per arrivare alla Regina Victoria, ma anche stravolgendo l’immagine stessa della cultura pop dei nostri giorni. Vi basterà guardare Vincent Vega & Jules Winnfield con due banane in mano per capire a cosa si riferisce.

Infine, mentre si conclude il percorso espositivo vi ritroverete con la scritta Exit through the gift shop e vostro malgrado che la passeggiata nel parco divertimenti, alias Dismaland, è terminata. Dimenticavo il 4 Settembre si chiude, e viste le premesse di cui sopra la lettura di questo articolo vi ha sottratto tempo prezioso ai fini della visione della mostra…

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