Sully, il volo di Clint Eastwood dopo l’11 settembre.

sullyAl cinema dal 1° dicembre il nuovo film del 4 volte Premio Oscar Clint Eastwood con un’invecchiato Tom Hanks e il sempreverde Aaron Eckhart.

Presentato in anteprima al Torino Film Festival. Il regista porta sul grande schermo la storia del Capitano Chesley “Sully” Sullenberger, diventato un eroe americano dopo essere atterrato con il suo aereo in avaria sul fiume Hudson, salvando la vita di tutti i 155 passeggeri. Tuttavia, anche se Sully viene elogiato dall’opinione pubblica e dai media, considerando la sua impresa eroica senza precedenti, delle indagini minacciano di distruggere la sua reputazione e la sua carriera.

SULLY è ispirato al libro “Highest Duty: My Search for What Really Matters”, di Sullenberger e Jeffrey Zaslow.

Senza mai nominarlo il convitato di pietra del film è l’11 settembre di New York e il film è una forma di esorcismo ben riuscito per dimostrare che la città della grande mela (e tutta l’America) si è rialzata e non solo: ha fatto squadra.

Poco dopo il decollo dall’aeroporto LaGuardia di New York, uno stormo di uccelli colpisce il volo della US Airways 1549, provocando un’avaria ad entrambi i motori a soli 2800 piedi, seguita da un immediato ammaraggio d’emergenza. Un evento senza precedenti. “Nessuno era mai stato addestrato per una simile situazione”, osserva Tom Hanks, nei panni del capitano Chesley Sullenberger. Oltre a narrare i fatti realmente accaduti in quella fredda giornata del gennaio 2009, il film esplora le sue reali conseguenze. L’aereo trasportava 150 passeggeri e cinque membri dell’equipaggio, e nessuno di loro ha perso la vita: né in aria, né in acqua. Ma, come rivela “Sully”, nei giorni successivi a quello che rapidamente divenne noto come il ‘Miracolo sull’Hudson’, il pilota con alle spalle anni di esperienza e comprovata professionalità, capace di estrema calma di fronte alla potenziale catastrofe, verrà chiamato più volte a difendere le sue azioni di fronte al National Transportation Safety Board (NTSB).

È stata l’altra faccia della storia, quella che il mondo non conosce, che ha attratto Eastwood: “Chiunque sia in grado di prendere delle decisioni quando le cose vanno male, e che possa risolvere un problema senza farsi prendere dal panico, è una persona degna di esser rappresentata in un film. Ma per me, il vero conflitto è avvenuto dopo, quando vengono messe in discussione le sue decisioni malgrado abbia salvato tante vite”.

“Non sono un pilota – dice Hanks – ma immagino che nessuno sia necessariamente in grado di compiere un atterraggio del genere. Il capitano Sully è stato pragmatico, e ha capito i rischi di ciò che ha fatto e che cosa ha significato. Non si considera un eroe, ma era davvero sicuro di potercela fare? È stato il suo gesto ad essere eroico, ma ne ha pagato il prezzo”. Il peso l’ha portato di giorno, quando insieme al suo co-pilota, Jeff Skiles, venivano interrogati dalla commissione investigativa, e di notte, quando Sully era ossessionato dagli incubi su ciò che sarebbe potuto succedere – quello che molto probabilmente sarebbe successo – se avesse continuato a sorvolare il territorio in cerca di una zona non acquosa. Il film, basato sul libro Highest Duty scritto da Sullenberger e dall’autore Jeffrey Zaslow, si concentra in gran parte sulla storia mai raccontata, sui dettagli non scritti in quelle pagine.

sully1“Sully è un uomo che si è preparato per tutta la vita per compiere un gesto impossibile, pur non sapendolo – osserva lo sceneggiatore, Todd Komarnicki – e quando ci parli, dopo dieci minuti appare tutto chiaro… e pensi: ‘È ovvio che solo lui poteva portare a termine un’impresa similÈ. Ma il bello di questo film è che finalmente si narra la storia completa. Una storia che nessuno conosce, ma che tutti pensano di sapere. Un grande mistero da svelare sullo schermo”.

“Sully conosceva bene quella zona”, aggiunge il regista. “Sapeva dove si trovavano le piste di atterraggio per elicotteri e i porti dei traghetti, così ha scelto il posto giusto, facilmente raggiungibile dai soccorsi. Non sarebbe stata la stessa cosa se si fosse trovato nel bel mezzo dell’oceano: sapeva che qualcuno li avrebbe visti”. “Ho scelto il minore dei mali” afferma lo stesso capitano Sullenberger. Avendo perso la spinta di entrambi i motori dell’A320, ha capito rapidamente che il fiume Hudson, che scorre tra il New Jersey e la West Side di Manhattan, era la soluzione migliore. “Non c’era nessun’altra zona in tutta l’area metropolitana di New York, abbastanza lunga, larga e piatta da permettere ad un aereo di linea di atterrare”.

Un’altra storia di cui poche persone sono a conoscenza – e che lo stesso regista potrebbe aver dimenticato, ma che lo collega in modo unico con l’argomento trattato – è venuta alla luce durante la lavorazione di “Sully”. Da giovane ventunenne dell’esercito, Eastwood era un passeggero di un aereo della Marina, “in volo da Seattle ad Alameda – racconta. C’è stata una tempesta e siamo finiti al largo di Point Reyes, in California, nel Pacifico: mi sono ritrovato in acqua, e nuotando a poche miglia dalla riva, ho pensato: ‘Beh, 21 anni sono pochi per una persona che vuole vivere”.

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