Con un Orso d’Argento alla regia e con Isabelle Huppert nei panni della protagonista, esce nelle sale italiane il 20 aprile Le cose che verranno, ultimo lungometraggio della regista francese Mia Hansen-Love.
La protagonista Nathalie insegna filosofia in un liceo, è sposata, ha due figli e una mamma problematicamente anziana. La sua vita liscia e dorata lentamente e senza apparenti scossoni cambia però radicalmente quando il marito le comunica che ha un’altra donna con la quale si appresta ad andare a vivere, i figli sono ormai grandi e autonomi e l’anziana e stravagante madre muore. La vita di Nathalie cambia dunque e la sua bella e accogliente casa si popola soltanto della gatta della madre, Pandora. La presenza dell’amato ex studente Fabien (Roman Kolinka) inconsapevolmente e stravagantemente presente nella vita di Nathalie la tiene ancorata al mondo della filosofia ma allo stesso tempo la riporta indietro alle idee radicali della sua giovinezza.
Tra ambienti parigini, questioni politiche e i paesaggi dolci della Bretagna, la protagonista sembra compiere un percorso inverso di crescita, verso il piccolo, verso se stessa. E finalmente dopo tanto tempo si sente libera.
Allora la professoressa che ama far ragionare i suoi studenti, creando in loro il pensiero critico e non una piatta istruzione prova a mettere in pratica ciò che ha sempre insegnato che l’importante comunque è non smettere di desiderare, come in uno dei brani di Rousseau che fa commentare ai suoi studenti “Finche si desidera si può fare a meno di essere felici: perché si aspetta di esserlo”, ed è proprio questa attesa la vera felicità?
Un film che procede lentamente ma con un ritmo preciso che mostra vite normali e persone normali nei loro dubbi e nelle loro certezze e che è scandito dal ritmo della filosofia. La filosofia che riempie le giornate di Nathalie ma anche del marito (anche lui insegnante di filosofia), riempie anche la loro casa attraverso i libri catalogati ordinatamente negli scaffali e la loro separazione (quando il marito va via non trova il suo libro di Schopenhauer). Una Isabelle Huppert perfetta e impeccabile anche in questo ruolo, a portare a galla le paure di una vita all’apparenza perfetta ma che deve reinventarsi in corsa.
Il film sembra dirci che dobbiamo adeguarci al movimento, al tempo ai cambiamenti e nella scena finale in cui Nathalie, diventata nonna, tiene tra le braccia il nuovo nato, si sentono le note di una canzone d’amore perché forse è quello che noi vorremmo per lei ma forse non arriverà o forse sì, non importa più, l’importante è accettare l’Avenir.