Napul’è nu teatr antico sempre apiert’

Potrebbe apparire un ossimoro la definizione di teatro antico nei conforti della Nea-polis, così come venne la Città definita dai primi colonizzatori ellenici. Così non è Napoli, effettivamente, è un teatro. Forse non antico, forse è un teatro ma decadente, che cerca di dissacrare se stesso come fece il suo illustre figlio Scarpetta con “Il figlio di Iorio” in cui demistificava il decadentismo dannunziano.

20170425_211855Pur sempre però teatro Napoli, o meglio, teatro greco antico con il mare sullo sfondo a fare da palcoscenico. E quindi lo spetta/visitatore si trova catapultato sulla scena già dal suo sbarco, sia esso al Porto oppure alla Stazione ferroviaria. Colpisce l’alternanza caotica di uomini, vicoli, macchine, negozi, scooter che paiono rappresentare in strada il principio di indeterminazione di Heisenberg.

È una Napoli cupa quella post tramonto, come avvolta da un’atmosfera noir, di chiaroscuri intensi e imprevedibili. Dove le luci dei motorini sono fagocitate dai basoli vesuviani, e dove la freschezza della brezza del golfo soccombe alle nubi di frittura che si levano dalle cucine dei bassi.

Ma poi c’è la Napoli luminosa e solare, quella che ti accoglie la mattina tra l’aroma della moka e la fragranza della sfogliatella riccia appena sfornata, mediterranea e normanna, classica e gotica al contempo. Un posto dove gli Incurabili avevano il loro ospedale, forse solo per l’anima visto che il loro corpo era bello e andato. O ancora potrete trovare i panni stesi a far da cornice alle colonne di quello che fu il tempio dei Dioscuri. 20170425_000923Muovendosi nel centro il contrasto tra i luoghi appare molto più stridente, basta entrare a Chiesa di San Gregorio Armeno, e ci sarà il trionfo dell’eccesso sinuosità e curve assolutamente ridondanti, quasi inspiegabili nella loro teatralità, in quello che è in ultima istanza uno spazio di culto. E di fatti uscendo dalla chiesa e accedendo al Chiostro, meravigliosamente fiorito in questo periodo, si rimane colpiti dalla semplicità e si respira l’aria di spiritualità.

Proseguendo dal centro in direzione lungomare è incredibile scrutare quanto siano stati vani gli austeri tentativi sabaudi di cercare di ridare un ordine alla città. Napoli è selvaggia e indomita. Pare fregarsene anche di quella spada di Damocle che la scruta dall’alto in attesa di esplodere prima o poi e di rendere Napoli, quello che un giorno è stata Pompei.
Così sul calar della notte dopo aver scelto uno qualsiasi dei posti in cui mangiare divinamente, fottendosene di tutto il resto, sulla città rimpiomba l’oscurità. Quella stessa che come nei quadri di Caravaggio, che omaggio per ben due volte la città, si alterna dalle luci abbaglianti al buio pesto. In questo labirinto borgesiano, è Curzio Malaparte a fornire la giusta chiave di lettura per il viaggio: “Non potete capire Napoli, non capirete mai Napoli”.

Ps: qualora siate intrigati dalla voglia di fare un salto nella città partenopea, dal 5 al 7 maggio c’è un appuntamento irrinunciabile, ovvero il primo Festival di Sky Arte, con un programma che comprende teatro, musica, arte e fotografia.

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